22 Ottobre 2016, 09.10
Glocal

Suicidio e smarrimento moderno

di Valerio Corradi

Nella società odierna, il suicidio è un fenomeno marginale ma non da sottovalutare. Quali sono le fasce d’età e il genere più colpiti? Quali i nessi col clima culturale contemporaneo? La Valle Sabbia non è certo esente dal fenomeno. Che fare?


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Anche se i tassi di suicidio in Italia sono tra i più bassi dell’Unione Europea, fa riflettere che circa 1/3 delle morti per suicidio nel nostro Paese sia nella fascia degli over 65enni e che il suicidio sia la seconda causa di morte (dopo gli incidenti stradali) tra i 15-29 anni.

Solleva molti interrogativi il fatto che per queste classi di età il suicidio sia tra le prime cause di morte ma anche l’aumento dei casi di suicidio soprattutto tra gli uomini che attualmente rappresentano oltre il 70% dei decessi.

In passato sono state proposte molte teorie per provare a spiegare il comportamento suicidogeno che ispirano, ancora oggi, strategie di prevenzione orientate, ad esempio, a rendere più difficile l’accesso agli strumenti per il suicidio (es. armi da fuoco, binari ferroviari, cavalcavia), a limitare la diffusione di sostanze psicotrope o dell’alcol, a contrastare la spinta all'emulazione alimentata dai mass media, a controllare gli effetti di lungo periodo dell’assunzione di alcuni nutrienti, a gestire meglio le condizioni di coloro che sono afflitti da psicopatologie.    

Tuttavia, i target d’età più interessati da questo fenomeno sembrano ricordare che forse non è possibile comprendere e contrastare il suicidio se non lo si mettere in relazione con la desocializzazione e il senso di smarrimento oggi diffusi soprattutto tra giovani e anziani ma anche tra le persone colpite da traumi personali.
Si tratta di un clima culturale che spesso accentua il disorientamento esistenziale e rinforza un atteggiamento depressivo.

Per attuare adeguate strategie di prevenzione è forse opportuno riflettere sul “vuoto esistenziale” (V. Frankl) alimentato dalla nostra società che tende spesso a rimuovere o a relativizzare i significati positivi del vivere e a radicalizzare un atteggiamento scettico verso il futuro e verso l’altro.
 
 



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