25 Dicembre 2016, 10.02
Maestro John

Un giorno credi

di John Comini

Vacanze di Natale! Bambini felici, maestri felici, genitori (si spera) felici di avere in casa per molti e molti giorni i propri pargoli scatenati...


C’è qualcosa del Natale che ci riporta indietro nel tempo, a come eravamo, ai nostri ricordi, ai nostri sogni, alla nostra anima infantile, che aspetta eccitata e con gli occhi sgranati il grande giorno.
La lavagna nera viene divisa a metà dal capoclasse (sì, esiste ancora, ma ha un compito meno invadente e poi si cambia spesso, quindi deve prestare attenzione alle vendette trasversali…).
Con il gesso divide i buoni dai cattivi, ma le maestre preferiscono che scriva solo i “buoni”, e per esclusione si conosceranno i “cattivi”.

Ma c’è Natale alle porte, e allora sotto la sigla “BUONI” c’è scritto “TUTTI”. Bontà divina!  
Come canta Vasco “Buoni o cattivi non è la fine, prima c’è il giusto o sbagliato da sopportare”.
I bambini aspettavano la neve. Pazienza.

“C’è la luna sui tetti, c’è la notte per strada, le ragazze ritornano in tram
ci scommetto che nevica, tra due giorni è Natale, ci scommetto dal freddo che fa.
E da dietro la porta sento uno che sale ma si ferma due piani più giù
è un peccato davvero ma io già lo sapevo che comunque non potevi esser tu…
E tu scrivimi, scrivimi se ti viene la voglia e raccontami quello che fai
se cammini nel mattino e t’addormenti di sera
e se dormi, che dormi  e che sogni che fai.
E tu scrivimi, scrivimi  per il bene che conti per i conti che non tornano mai
se ti scappa un sorriso ti si ferma sul viso quell’allegra tristezza che c’hai.
Qui la gente va veloce  ed il tempo corre piano come un treno dentro a una galleria
tra due giorni è Natale  e non va bene e non va male
buonanotte torna presto e così sia…”
(De Gregori)
 
So che molta gente è triste nei giorni delle feste.
Si vedono gli altri fare le spese, fare i regali, andare a pranzo di qua e di là, paiono tutti felici e contenti. Ma sarà poi vero?

I Coldplay cantano in “Christmas Lights”
“Notte di Natale, un altro litigio
le lacrime che abbiamo pianto sono diventate un’alluvione…
Cammino cercando di rimediare un torto, cammino e basta
Quelle finestre parlano ma non riesco a credere che lei se ne sia andata
Quando stai ancora aspettando che cada la neve
non ti sembra veramente che sia Natale
In alto le candele scintillano traballanti, tremolano e fluttuano
ma sono qui su e mi aggrappo a tutti quei candelieri di speranza
come un qualche Elvis ubriaco che canta. 
Canto stonando dicendo quanto ti ho sempre amato, cara, e sempre ti amerò.
Oh, luci natalizie continuate a risplendere…”
 
E Vasco canta quella canzone che fa venire i brividi…
“Vivere, è passato tanto tempo, vivere è un ricordo senza tempo
vivere è un po' come perder tempo a vivere 
e sorridere dei guai così come non hai fatto mai
e poi pensare che domani sarà sempre meglio
oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento…
Vivere anche se sei morto dentro, vivere e devi essere sempre contento
vivere è come un comandamento, vivere o sopravvivere 
senza perdersi d'animo mai e combattere e lottare contro tutto contro…
Vivere è sperare di star meglio, vivere e non essere mai contento
vivere è restare sempre al vento a vivere.....
e sorridere dei guai proprio come non hai fatto mai
e pensare che domai sarà sempre meglio…”

Mi fa venire in mente quella straziante poesia di Giuseppe Ungaretti, scritta il 26 dicembre 1916, in tempo di guerra…s’intitola semplicemente “Natale”.
 
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

Qualche Natale fa, il mio amico don Paolo Goffi mi aveva mandato questo scritto che mi ha fatto molto pensare:

“Gesù potrebbe essere:
*un extracomunitario perché è un palestinese
*un emigrato in Egitto perché perseguitato politico e religioso fin dalla nascita
*uno senza permesso di soggiorno
*un ebreo di nascita e ricercato per essere eliminato
*un fuorilegge perché clandestino e ricercato dalla polizia
*poteva essere un poco di buono perché figlio di una ragazza madre
*un oppositore al potere religioso e politico che è stato ammazzato per vilipendio alla religione
*un povero dalla parte dei poveri che deve essere eliminato
*un laico, credente controcorrente
*uno poco raccomandabile perché frequenta peccatori, lebbrosi, prostitute
*....ma è Dio perché “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie” (Isaia 55,8)”

Ricordo le bellissime canzoni di De André, che in un’intervista ha detto:
“Quando scrissi "La buona novella" era il 1969. Si era quindi in piena lotta studentesca e le persone meno attente - che sono poi sempre la maggioranza di noi - compagni, amici, coetanei, considerarono quel disco come anacronistico.
Mi dicevano: "Ma come? Noi andiamo a lottare nelle università contro abusi e soprusi e tu invece ci vieni a raccontare la storia - che peraltro già conosciamo - della predicazione di Gesù Cristo."
Non avevano capito che in effetti La Buona Novella voleva essere l’allegoria di un signore di 1969 anni prima, che era contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell'autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali.
Si chiamava Gesù di Nazareth e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi.
Non ho voluto inoltrarmi in percorsi, in sentieri, per me difficilmente percorribili, come la metafisica o addirittura la teologia: prima di tutto perché non ci capisco niente; in secondo luogo perché ho sempre pensato che se dio non esistesse bisognerebbe inventarselo…”


E allora ecco che risento la canzone “Ave Maria” (che io e mia moglie abbiamo cantato quando ci siamo sposati)
 
“E te ne vai, Maria, fra l’altra gente che si raccoglie intorno al tuo passare,
siepe di sguardi che non fanno male nella stagione di essere madre.
Sai che fra un’ora forse piangerai, poi la tua mano nasconderà un sorriso:
gioia e dolore hanno il confine incerto nella stagione che illumina il viso.
Ave Maria, adesso che sei donna, ave alle donne come te, Maria,
femmine un giorno per un nuovo amore, povero o ricco, umile o Messia.
Femmine un giorno e poi madri per sempre nella stagione che stagioni non sente.”
 
Da sempre la fede in Maria costituisce uno dei valori più radicati della nostra gente.  
Dicono che Gesù scuota il capo e sorridendo si lamenti “Non c’è niente da fare. Anche quelli ai quali, qui in Paradiso, San Pietro chiude la porta, entrano lo stesso: è mia Mamma che li fa entrare dalla finestra…” 

C’è un bellissimo brano di Erri De Luca, che immagina Maria nella capanna…
“Il bue ha muggito piano, l’asina ha sbatacchiato forte le orecchie. E’ stato un applauso di bestie il primo benvenuto al mondo di Gesù, figlio mio. 
Fino alla prima luce Gesù è solamente mio. E’ solamente mio: voglio cantare una canzone con queste tre parole e basta. Stanotte qui a Betlemme è solamente mio. Succhiava e respirava la mia sostanza e l’aria.
Non potrai avere niente di più bello di questo, bimbo mio. Il respiro di una notte scarsa di luna te l’offre la tua terra d’Israele, il succo di madre-pianta lo spremi tu da me. Questo è il meglio che potremo darti, la tua terra e io.
Fuori c’è il mondo, i padri, le leggi, gli eserciti, i registri in cui iscrivere il tuo nome. Fuori c’è l’accampamento degli uomini. Qui dentro siamo solo noi, un calore di bestie ci avvolge e noi siamo al riparo dal mondo fino all’alba. Poi entreranno e tu non sarai più mio. Ma finché dura la notte, finché la luce di una stella vagante è a picco su di noi, noi siamo i soli al mondo. Finché dura la notte è così.
Dormi, bambino mio, dormi…”
 
Vorrei citare due episodi recenti che mi hanno colpito.
«Stavo per terminare il mio turno di lavoro e tornare a casa, quando è squillato il telefono - racconta Schmitt-Matzen, 60 anni, un ingegnere meccanico di Knoxville nel Tennessee che ogni anno si traveste da Babbo Natale -. Era un’infermiera che mi chiedeva di andare velocemente in ospedale per un bambino di 5 anni che voleva vedere Babbo Natale.
Mi sono cambiato, ho comprato un dono e mi sono precipitato. Sono stato accompagnato nel reparto di terapia intensiva.
Il bambino mi aspettava, sono entrato solo, lui era sdraiato, sembrava mezzo addormentato “Mi hanno detto che ti mancherà il Natale, ma so che è impossibile, perché tu sei il mio Elfo numero Uno”.
A quel punto il bambino ha alzato gli occhi e mi ha chiesto: “Parli con me?” Certo, gli ho dato il pacco, a malapena è riuscito a scartarlo e mi ha detto “Sto per morire, come faccio a sapere quando arrivo e dove sto andando?”
“Quando arrivi devi dire che sei il mio Elfo numero uno, vedrai, ti lasceranno entrare”.
A quel punto si è messo a sedere, mi ha messo le braccia al collo e se n’è andato... »
Disperato, Schmitt-Matzen era pronto ad appendere il suo abito, pensava di non essere più motivato. Ma ha raccolto le forze e ha deciso che avrebbe continuato a far felici tanti altri bambini.

E c’è un altro episodio, che mi ha fatto piangere, questa volta di gioia…
C’è un bambino afghano che vive nella povertà, casualmente è stato fotografato con addosso una busta di plastica con i colori dell'Argentina e la scritta “Messi” e la foto ha fatto il giro del mondo, intenerendo tutti.
La caccia al piccolo tifoso di Messi è diventata una questione mondiale, finché è stato scovato da un reporter della BBC: il bambino si chiama Murtaza Ahmadi, ha 5 anni, e vive in una regione rurale dell'Afghanistan.
Messi allora ha realizzato il sogno del bambino e l’ha invitato in Spagna, scendendo in campo con lui prima dell'amichevole tra il Barcellona ed una squadra araba. Il piccolo, con indosso una maglia che gli arriva alle ginocchia, ha messo il pallone sul dischetto di centrocampo e poi è andato a schierarsi con i catalani, prendendo per mano il fuoriclasse argentino.
E' stato lo stesso Messi a spiegargli che a quel punto doveva proprio uscire dal campo, in braccio al portiere arabo, tra il boato e gli applausi del pubblico…
 
Ecco, di fronte a queste cose io vado in crisi…mi sento inadeguato, insufficiente, non coerente.
Come nella canzone di Edoardo Bennato…
“Un giorno credi di esser giusto e di essere un grande uomo
in un altro ti svegli e devi cominciare da zero.
Situazioni che stancamente si ripetono senza senso
una musica per pochi amici come tre anni fa.
A questo punto non devi lasciare qui la lotta è più dura ma tu
se le prendi di santa ragione insisti di più.
Sei testardo questo è sicuro quindi ti puoi salvare ancora
metti tutta a forza che hai nei tuoi fragili nervi
Quando ti alzi e ti senti distrutto fatti forza e va incontro al tuo giorno
non tornar sui tuoi soliti passi basterebbe un istante.”
 
E quando sono triste o disperato, penso a quando mi vengono incontro i bambini che mi sorridono e mi chiamano “Ciao maestro John!” Allora penso che la vita valga la pena di viverla…
O quando sto spiegando le divisioni, “il 3 nel 7 ci sta due volte col resto di uno”, e viene lì una bambina mi dice: “Maestro John, ho avuto un’idea per lo spettacolo di Natale”, “Non è il momento ma dimmi”, “Potremmo fare che il cavallo magico entra nelle case di tutto il mondo e fa diventare buona la gente”.
Brava, vai a posto adesso… il 3 nel 7 ci sta due volte col resto di uno”, e mi giro verso la lavagna così i bambini non si accorgono che sto piangendo… 
 
A chi ama dormire ma si sveglia sempre di buonumore. 
A chi saluta ancora con un bacio. 
A chi non suona mai ai semafori. 
A chi arriva in ritardo, ma non cerca scuse. 
A chi spegne la televisione per fare due chiacchiere. 
A chi si alza presto per aiutare un amico. 
A chi ha l’entusiasmo di un bambino. 
A chi vede nero solo quando è buio. 
A chi non aspetta Natale per essere più buono. 
A chi è solo.
A chi è lontano.
A chi non si sente amato.
A chi ha bisogno di aiuto.
A chi non ha lavoro.
A chi non crede più in niente.
A chi è in un letto d’ospedale.
A chi non ha nemmeno un letto.
A chi è anziano e solo e aspetta solo di morire.
A chi tira avanti la baracca ogni giorno.
A chi ha crede ancora nei sogni e nella poesia.
A chi dona qualcosa agli altri.
A chi vive la propria vita ogni giorno, semplicemente.
A chi vorrebbe un figlio e non può averne.
A chi vorrebbe tanto riabbracciare il proprio figlio.
A chi aspetta un bambino… Buon Natale

E ancora:
Ti proteggerò dalle paure e dalle ipocondrie
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via   
dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo           
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai  
ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi di umore   
dalle ossessioni delle tue manie
supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce per non farti invecchiare       
e guarirai da tutte le malattie     
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te…
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza    
percorreremo assieme le vie che portano all’essenza… 
tesserò i tuoi capelli come trame di un canto      
conosco le leggi del mondo e te ne farò dono…   
ti salverò da ogni malinconia         
perché sei un essere speciale ed  io avrò cura di te
io sì avrò cura di te…
(Battiato, La cura)

Ah, le donne! Nel presepio di casa mia Gesù Bambino è arrivato in anticipo di una settimana (parto prematuro?).  
Mi sa che come al solito i Re magi non riusciranno ad arrivare all’epifania, mia moglie avrà tutto già pulito con l’aspirapolvere e messo via.
 
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo.

maestro John Comini
 
 


Commenti:
ID70310 - 25/12/2016 18:48:14 - (lz) - Grazie maestro Jhon

Altro che i vari messaggi e video che circolano sui social network. Racconto e collage che mi hanno letteralmente commosso. Questo significa essere MAESTRO

ID70319 - 27/12/2016 10:56:00 - (fedcactus) - fedcactus

Noi siamo, purtroppo, divenuti 
i seguaci di una nuova religione 
che ama le cose e scorda le persone.Tiziano RossiBuon Natale a chi sa fare dell'attenzione un'arte

ID70320 - 27/12/2016 10:58:07 - (fedcactus) - poesia

Di ogni poesiapuoi farti una rondine.L’importante è che sia piegata ad arte.Proprio di ogni poesia, sai,anche se non riuscita.Poi col pensiero vai e mettici il cielo. Jurgen Theobaldy

ID70321 - 27/12/2016 11:04:30 - (fedcactus) - forse

Il principio attivo dell'amore è la generosità.Con la capacità di far sentire l'altro accolto, compreso, accettato.Tutto ciò che non arriva all'altronon esiste.Tutto ciò che non sappiamo far vivere comunicare e trasferire, somiglia auna piccola morte.Ogni sensazione o sentimento chenon può respirare, che non può evolvere, diventa amarezza.Tutto ciò che non è spontaneo e reciproco, lentamente scompare.grazie Maestro

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