Lunedì riunione al Pirellone

Lunedì appuntamento al Pirellone. L’invito alle Comunità montane lombarde l’ha spedito la Regione, ma la missiva, per così dire, è in carta intestata del Parlamento. La lettera è stata imbucata a Roma alla vigilia di Natale, quando cioè si è concluso l’iter di approvazione della Legge finanziaria, che affida appunto alle Regioni il compito di provvedere, entro sei mesi dalla sua entrata in vigore, al riordino delle Comunità montane.
Ogni Regione, insomma, entro il 30 giugno prossimo dovrà legiferare in materia. Obiettivo dichiarato: la riduzione della spesa corrente per il funzionamento delle Comunità montane per un importo pari ad un terzo della quota loro destinata del fondo ordinario. Insomma: tagliare.
Il citato fondo ordinario (previsto da un decreto legislativo del 1992) viene peraltro contestualmente ridotto di 33,4 milioni per l’anno 2008 e di 66,8 per il 2009. La dotazione del fondo è stata di 170,175 milioni per il 2005 e di 169,733 per il 2006; erano previsti anche incrementi annui di 20 milioni per il 2007, 2008 e 2009. Somme naturalmente da dividere tra le 355 Comunità montane di tutto il territorio nazionale.
Se la parola d’ordine proveniente da Roma è, dunque, tagliare, la questione delegata (meglio: imposta) alle Regioni è relativa al come ottenere i risparmi richiesti. Cioè ogni Regione, dopo aver acquisito il parere dei Consigli delle autonomie locali, dovrà scegliere le modalità con le quali procedere al riordino delle Comunità montane. La Finanziaria fissa comunque alcuni criteri generali ai quali il legislatore regionale deve attenersi: riduzione del numero delle Comunità sulla base di indicatori geografici, demografici e socio-economici; riduzione dei componenti degli organi rappresentativi; riduzione delle indennità loro spettanti.
Si diceva: questione delegata o meglio imposta. Sì, perché qualora le Regioni non provvedano entro la «famigerata» scadenza del 30 giugno, automaticamente verranno soppresse le Comunità montane non rispondenti a precisi criteri altimetrici o costituite da meno di 5 Comuni, decadranno dalla partecipazione i Comuni capoluogo di Provincia, quelli costieri e quelli con più di 20.000 abitanti, saranno ridotti nel numero consiglieri ed assessori.
Ciò significa che nel mese di luglio il Governo dovrà procedere ad accertare le riduzioni di spesa realmente conseguite ed emanare un decreto relativo a tale accertamento, dopo la pubblicazione del quale scatteranno le conseguenze automatiche sopra riportate. E proprio questo controllo statale ha fatto emergere profili di possibile incostituzionalità: sarebbero violate le competenze regionali in materie loro riservate.

Alessandro Carini dal Giornale di Brescia

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