27 Marzo 2017, 07.48
Racconti del lunedì

Federa blu

di Ezio Gamberini

Il film non è ancora finito, il marito è sceso dal letto ed è andato in bagno, la moglie accende la luce e volgendo lo sguardo lancia un urlo: “Oddio, la federa è blu!”…


Ma come, quando l’ha comprata era innegabilmente azzurra, un azzurro vivo, ma chiaro, e le federe risaltavano magnificamente sulle lenzuola decorate con motivi delicati.
Cos’è successo? 

La sfiora: è bagnata fradicia.

“Ancora!”, scrolla il capo desolata.

“Eh no, basta film del genere la sera, prima di dormire”.

Non c’è niente da fare, il marito è un cuore tenero, e quando assiste a un film strappalacrime, le lacrime le versa davvero, copiosamente e abbondantemente.
Non ce la fa, non ce la fa proprio a resistere, piange a dirotto come un vitello, e siccome la scena in cui muore la protagonista dura venti minuti, lui per venti minuti continua a versare lacrime ininterrottamente inzuppando la federa che da azzurra, diventa blu.

“Ma guarda che muore per finta, non è vero niente, è solo un film!”, tenta di rassicurarlo la moglie, ma lui, zuccone, imperterrito continua a singhiozzare:

“No, no…”.

La consorte allora gioca la carta finale: scende in cucina e su un piatto colloca uno strato di wafer con crema alla nocciola, uno strato di cantucci, e un ultimo piano di wafer alla crema di cioccolato bianco, che saranno i primi a essere addentati (i wafer gli piacciono molto!).

Sale le scale, entra in camera e appoggia il piatto sul comodino. 

Ora le sue lacrime saranno meno amare.

Finalmente il film è terminato, e anche la lacrimazione è ormai esaurita:

“Basta, adesso leggo!”.

Lui è un instancabile lettore e ogni sera, prima di addormentarsi, prende in mano un volume; questo ha iniziato a leggerlo nove mesi fa, e lo apre dove ha lasciato il segnalibro la sera prima: pagina 32, quarta riga.

Arrivato a pagina 32, settima riga, insomma, dopo aver letto duecentoquaranta battute suddivise in quarantasette parole, si addormenta, e il libro, ‘toc’, invariabilmente come avviene da anni, cade in terra.

E’ il segnale: l’amorevole coniuge sospira, scende dal letto e lo circumnaviga, rimette il segnalibro al suo posto, sposta il piatto vuoto dei dolcetti, verifica con sollievo che la federa non è più blu, ma è tornata all’originario azzurro vivo, come quando l’ha acquistata; rimbocca le coperte fin sopra le spalle, come piace a lui, lo accarezza dolcemente sulla guancia, gli da un bacio sulla zucca disadorna, ed esprime un desiderio: 

“Resta sempre così!”.
 


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