Dall'Ato alla Valsabbia 200mila euro l'anno

Duecentomila euro l’anno per i prossimi 25 anni, in più rispetto agli investimenti previsti dal Piano d’ambito. A tanto ammonta la prima “ricaduta” in Valle Sabbia della gestione idrica da parte dell’Ato, acronimo che sta per Ambito Territoriale Ottimale, consorzio che si sta preoccupando di gestire il servizio idrico nella nostra provincia. La decisione è stata presa dal Consiglio di Amministrazione del consorzio nei giorni scorsi, lo stesso che ha deciso di affidare i fondi alla Comunità montana.
“Saranno presto disponibili i 200mila euro relativi al 2007 e quelli del 2008 – ci dice Claudio Gaudiosi, consigliere d’amministrazione dell’Ato per la Valle Sabbia -. Con una cifra di 400mila euro in partenza e potendo confidare nello stesso tipo trasferimento per i prossimi 25 anni, c’è la concreta possibilità di programmare interventi oltremodo significativi”. Toccherà alla Comunità montana di proporre l’utilizzo di questi fondi, secondo precise direttive che saranno meglio specificate nei prossimi giorni.

“I progetti dovranno avere valenza sovraccomunale e dovranno riguardare il servizio idrico per interventi non previsti dal Piano d’Ambito – anticipa Gaudiosi a grandi linee -. Oppure rivolgersi alla salvaguardia dei prodotti rurali, sanare dissesti idrogeologici o prevedere riqualificazioni ambientali. Quando la Comunità montana avrà deciso il progetto dovrà essere valutato dall’Ato che lo esaminerà prima di dare il suo assenso”.
Per la Valle Sabbia, secondo i dati forniti dal consorzio, la “ricaduta” è oltremodo vantaggiosa: “In virtù dei criteri di suddivisione a suo tempo stabiliti, rientra sul territorio grossomodo cinque volte quello che viene speso dai valsabbini in tariffa – afferma Claudio Gaudiosi -. Duecentomila euro contro 40mila”.
Per interventi previsti dal Piano d’ambito sulla rete idrica, l’Ato ha già investito in Valle Sabbia più di 2 milioni di euro nel corso del 2007 e prevede di investire circa 3 milioni nel 2008.

Nei prossimi giorni, con una delibera, l’Assemblea dovrebbe dare risposta anche alle polemiche sollevate da alcune Amministrazioni comunali in merito all’utilizzo dell’acqua nelle fontane pubbliche.
La proposta prevede una franchigia di 3 metri cubi per abitante ed un forte sconto sul resto dell’acqua utilizzata. Dal conteggio vengono già escluse le fontane di montagna col sovrappieno.
La gestione del servizio idrico integrato tramite l’Ato è un’applicazione, decisamente tardiva, di quanto previsto dalla legge Galli nel 1994. Si tratta del tentativo di superare la frammentazione gestionale esistente individuando soggetti gestori capaci di far fronte ad investimenti in strutture che i singoli Comuni avrebbero difficoltà a realizzare. Non tutti gli amministratori hanno condiviso questa scelta.

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