Il nostro Dru riprende un suo vecchio cavallo di battaglia: confutare ciò che Eugenio Scalfari scrive su Repubblica, in questo caso ciò che lo scrittore e politico, decano dei giornalisti ha scritto qui
Scalfari è sempre stato non credente ma un non credente Aristotelico. Cioè afferma che mentre l'ateo è violento perché afferma che dopo la vita c'è nulla, dove dunque per Scalfari sta la violenza del pensiero perché pensare del nulla significa far violenza al pensiero, il non credente da questa violenza di pensiero si "salva": perchè dopo la morte delle forme di energia l'energia resta. Ma gli puntualizzo io? Che ne è nel tuo pensiero delle forme? Salvare l'energia, fatto tutto aristotelico, non mette in salvo il pensiero dalla violenza di metter cose nel nulla. Cerca Scalfari di distinguersi dai nichilisti (del pensiero) atei, ma non si rende conto di esser della stessa natura di pensiero. Giochiamo alto qui Ubaldo e mi rendo conto che sia complesso, ma il gioco del pensiero è il più bello e io con Scalfari non c'è dubbio alcuno che vinco, se non lo sai credimi..
Energia e sue forme, non credente; esistere dell'essere e non esistere, ateo. Forme di nichilismo. Dove in realtà sta la differenza se non solo nel presentarle? Apparenza di distinzione dunque e non apparente distinzione.
Se sono stato nuovamente poco chiaro per te ti chiedo di essere più preciso in particolare dove..
Nel dire che dell'essere nel nulla sta la violenza degli atei e del loro "io semplice"dove qui l'io semplice compare a Scalfari in quanto il finito del loro essere e finito perché conclusa la vita non C'è più nulla, produce l'isolamento e la distruzione dunque di qualsiasi "relazione", lui crede di poterle salvare le relazioni con il sostrato o energia. Ma le forme non sono Scalfari? Domanda retorica. Dunque Scalfari fa uscire dalla porta il non essere dell'altro e lo fa rientrare dalla finestra con le forme che vanno e vengono dal nulla.
Ti ringrazieranno anche i lettori di Vallesabbianews. Resta il fatto che, tolto il carattere inrinseco di violenza che Scalfari attribuirenbbe agli atei (ne conosco di persone che si professano tali e non l'ho mai percepita), per il resto il suo discorso è per me chiaro e condivisibile, per nuilla contraddittorio, se rimaniamo nel campo dell'etica nel quale credo di muovermi quantomeno con sufficienza. Se tu invece ti riferisci al tipo di pensiero che muove il giornalista Scalfari nel suo esternare allora non ne so nulla. In questo altro campo non mi resta che accogliere il tuo suggerimento, semmai che deciderò di intraprendere questa strada: crederti, cioè avere fede.
Ma comprendo che "voi" lettori di Scalfari siete fedeli alle sue ballerine opinioni. Amate il ragionamento semplice che solo presupposto tale vi convince per l'autorità premessa. Io non amo autorità alcune e per mestiere metto tutto in discussione. In verità caro Ubaldo qui io non attacco affatto Scalfari, al contrario lui attacca il buon senso del pensiero e io posso farglielo presente perché non sono un fedele di Scalfari ma un pensatore.
Tu stai dando a me del "fedele di Scalfari". Non c'è cosa meno vera. Vola pure alto, cercando di non dimenticare la fine di Icaro, e sii fiero della tua indipendenza di pensiero e delle tue elucubrazioni filosofiche che pochi riescono a comprendere. Ma non commettere l'errore di sminuire l'indipendennza di pensiero degli altri. C'è chi ritiene che il pensiero semplice, proprio per questa sua semplicità che si traduce in comprensibililtà diffusa da non confondere con la "pochezza", sia quello più vero.
Ci sono livelli di pensiero. Capisco che ti piaccia la forma etica di questo discorso, perché non ne discuti le basi. Ma l'etica costruita su Un terreno instabile è violenta. Dove la violenza è la fede in Scalfari di distinguersi dall'ateo non sapendo che l'ateo costruisce la propria casa sui presupposti che Scalfari crede propri e non dell'ateo. Stesso presupposti dunque e violento il voler dir il contrario.
Se guardi a fondo in quel ""voi" lettori di Scalfari siete fedeli alle sue ballerine opinioni" il soggetto non è Scalfari ma le sue ballerine opinioni. Il pensiero semplice è proprio il prodotto della forma atea o del non credente. Stai esprimendo quelle forme che hanno come presupposto la violenza del pensiero. Il pensiero semplice è l'io semplice che Scalfari a parole attacca ma di fatto esercita da una vita intera. Io penso dunque non parlo volentieri di persone e meno volentieri le attacco, dunque anche nell'ultima mia proposizione non guardare a Scalfari e alla sua vita ma al fatto che il suo pensiero è contenuto di quell'io semplice che solo a parole combatte.
nè a Scalfari nè alle sue opinioni, ballerine o meno che siano. E non sono solito classificare nessun pensiero e nessuna opinione basandomi sulla vita di chi questi pensieri o oninioni li esprime. E questo perchè sono un libero pensatore, anche dai preconcetti dei quali tu invece sembri tener conto.
Per questo accetto i tuoi difetti che in questo ragionamento palesi. Buon ferragosto. Un ultimo consiglio però lo trasmetto. Non fermarsi alle opinioni che non sono mai condivisibili, ma cercare cosa le muove...
La filosofia aiuta a capire le sciocche pretese. Se la prende ancora con Eugenio Scalfari, il nostro Dru: «I disvalori de La Repubblica sono i valori del nichilismo, cioè di tutti noi, anche di quelli che contraddittoriamente li disconoscono, come Scalfari...»
L'uomo e la sua coscienza Dru commenta alcuni passaggi di un recente articolo di Eugenio Scalfari: "Quando un uomo deve avere la coscienza di ci che dice e di ci che legge". Sarebbe un dialogo se Scalfari potesse rispondergli
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Questo mercoledì, 17 aprile, al Cinema di Vestone la commedia amara del regisa finlandese, chiusura di una quadrilogia iniziata nel lontano 1986
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Annalisa Durante, la torcia che diffonde luce dovunque sia raccontata la sua storia
La sezione valsabbina dei Testimoni di Geova è impegnata in un'importante campagna mediatica per combattere un fenomeno che coinvolge ormai circa 300 milioni di persone nel mondo
ID73293 - 14/08/2017 08:01:55 - (ubaldo) - Mah, caro Dru
Eugenio Scalfari è certamente un comunicatore più efficace di te. Io trovo infatti che le sue opinioni, in questo suo articolo, oltre che essere da me condivisibili, siano anche spresse in modo molto chiaro. Di quanto scrivi tu, invece, comprendo solo l'acredine nei suoi confronti e poco o nulla dei concetti che vuoi esprimere. Certo il limite del comprendere è mio. Il tuo è quello di non capire che se non comunichi nel modo adeguato al pubblico che ti sei scelto sei un pessimo comunicarote.