12 Ottobre 2017, 11.54
Calcio

L'ultimo fuoriclasse

di Luca Rota

Fuoriclasse. Di solito si chiamano così le cose o le persone che presentano doti al di fuori della media...


Trattandosi in questo caso di calcio, fuoriclasse è chi fa la differenza, ergo decide le partite con giocate improvvise, tiene in ansia intere difese già con la propria presenza nella lista dei convocati, oppure per lo stesso motivo, innalza notevolmente le capacità dei propri compagni di squadra. Per un fuoriclasse spesso, conta soltanto esserci.

Si scrive fuoriclasse, si legge (in italiano) “Divin Codino”, alias Roberto Baggio. L’ultimo fuoriclasse. Perché magari i vari Totti, Del Piero, Zola e compagnia bella sono stati certamente dei magnifici campioni. Ma non dei fuoriclasse. Quella è una categoria riservata a pochi. Fuoriclasse è chi senza differenza di avversario, tiene in ansia qualsiasi difesa (se attaccante). Fuoriclasse è chi viene temuto indistintamente da dove giochi. Fuoriclasse è chi decide le sorti di una partita, più spesso che volentieri, o di un torneo (Mondiale, Europeo o Coppa che sia) senza particolari affanni.

Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter, Brescia. Sembrerebbe questa la carriera, cronologicamente elencata, di un giocatore illustre, ma non per forza di cose eccellente. Eccezion fatta per Roby Baggio, leggenda che sia in Nazionale che nelle grandi o in provincia la differenza l’ha sempre fatta. Stessa cosa non possono dire i già citati campioni.

Indelebile il ricordo delle sue gesta nei Mondiali del ’94, dove ci trascinò in finale, e causa un infortunio alla coscia, non riuscì ad incidere in quella maledetta partita. Ancora oggi viene ricordato, in maniera infame, per quel rigore sbagliato. Ci si rammenti però che quello fosse il secondo, o forse il terzo rigore sbagliato in una carriera intera, dove ad occhio e croce di rigori ne avrà calciati (e segnati) più di cento. Quattro anni prima, ai Mondiali di casa non sfigurò mai (come del resto avrebbe fatto continuativamente in carriera), e sempre nel torneo più prestigioso, ma in Francia nel ’98, ci andò da “ripescato” dopo 21 gol messi a segno a Bologna, mentre tutti lo davano per bollito. Pareggiò su rigore contro il Cile e quasi rischiò di eliminare la Francia con un gran tiro al volo. Il resto è storia (calcistica).

La mancata convocazione del 2002 a favore di Corradi, sancì quanto mediocre fosse la visione calcistica di Trapattoni, nonostante le ottime stagioni trascorse dal Divin Codino tra Milano (sponda nerazzura) e l’amata Brescia. Perché nonostante sia stato il più grande calciatore italiano di tutti i tempi, Roby Baggio di certo non è mai stato l’idolo degli allenatori edonisti; vedi Lippi alla Juve, Capello al Milan e lo stesso Trap in azzurro.

Quest’ultimo gli concesse l’addio in azzurro, mentre quello ufficiale se lo concesse a Brescia, lì dove (secondo molti) approdato sul viale del tramonto, seppe sciorinare calcio d’alta classe e giocate indelebili (impossibile dimenticare il dribbling su Van der Sar, con uno stop a seguire, in un Juve - Brescia), che per poco non provocarono seri danni fisici a spettatori ed allenatori (come non ricordare la corsa di Mazzone sotto la curva bergamasca, dopo il 3a3 messo a segno al 93esimo in un concitatissimo derby).

Si scrive Baggio, Roberto Baggio, ma si legge Calcio, Grande Calcio italiano. Come le finte di destro con conseguente aggiramento del portiere e palla in rete, o le punizioni sotto il sette quasi mai sbagliate, o il rientro sul destro e calcio verso la porta. Duecentocinque col in serie A, più diversi in Europa, più ventisette reti (in cinquantasei partite) in Nazionale, tra cui i nove gol realizzati nei Mondiali, cosa che lo rende il miglior marcatore italiano nella competizione iridata (a pari merito con Paolo Rossi e Christian Vieri), e l'unico ad aver segnato in tre diverse edizioni. Senza tralasciare i numerosissimi assist per le punte al suo fianco, delle quali spesso ha fatto la fortuna (vedi Toni a Brescia).

Definirlo un numero dieci, una seconda punta, un trequartista, un attaccante, o più in generale un giocatore è poco se si parla di Baggio. Si chiama fuoriclasse. Si scrive così, ma in italiano si pronuncia Baggio, Roberto Baggio. E se vogliamo, perché no, anche in inglese o in qualsiasi altra lingua conosciuta.


Commenti:
ID73721 - 12/10/2017 15:42:10 - (bernardofreddi) -

Venire al Brescia è stato il suo capolavoro. Altro che quei fighetti di oggi che si credono Maradona e fanno i capricci perché se giocano nell'Atalanta vogliono la Juve, e quando arrivano nella Juve vogliono il Real e poi si fanno legnare dalla Macedonia.

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