13 Dicembre 2017, 09.30
Calcio

O gloria o renminbi

di Luca Rota

Gloria sportiva, denaro, talento. Quale di queste componenti ha ancora valore nel calcio di oggi?


Gloria (sportiva) o denaro? Cosa ha ancora valore nel calcio moderno? È una domanda lecita da porre a chi è del settore.

Un tempo, a fine carriera, si emigrava negli States, per incassare bene in vista del pensionamento. Poi è sopraggiunto il Medio Oriente, con gli Stati arabi pronti a riempire d’oro vecchie glorie e buoni giocatori, pur di portarli nei loro campionati. Oggi c’è la Cina, che ingordamente compra dai campionati di tutto il mondo, e lo fa a cifre veramente esagerate. 
 
Insieme agli sceicchi sbarcati nei massimi campionati europei, gli investitori cinesi comprano società, calciatori, allenatori e quant’altro riescano ad importare da Sudamerica ed Europa. Ora comprano persino giocatori nel massimo dello splendore (Oscar, Ramires e Witsel gli ultimi esempi) e lo fanno a cifre sproporzionate. 
 
Acquisiscono società un po’ in tutto il mondo (Milan e Inter gli esempi di casa nostra) e continuano a comprare nella speranza di raggiungere livelli altissimi in breve tempo, e per avvicinarsi il più possibile (in campo calcistico) ad Occidente e Sudamerica. Economicamente ne possiedono già il controllo, ma per quanto riguarda la questione calcistica, penso dovranno attendere ancora un po’. Anche se, di questo passo, non molto.  
 
Il primo allenatore italiano a sbarcare nel campionato cinese fu, anni addietro, Giuseppe Materazzi (padre di Marco, campione del mondo 2006). Nell’ultimo decennio è stata la volta di gente come Eriksson, Capello, Scolari e Lippi (oggi CT della nazionale). Maestri operanti da più di un trentennio nel calcio che conta, ceduti al servizio delle ambizioni di un Paese e dei suoi renminbi. 
 
Un campionato, questa Super League, decisamente mediocre, che vanta la presenza del calciatore più pagato al mondo, quel Carlitos Tevez tornato in patria per concludere la carriera nell’amato Boca, e subito volato in Oriente per un contratto da quaranta milioni annui. Una competizione dove a farla da padrone non sono di certo tattica e belle giocate, ma i soldi (non che in Occidente manchino) e solo quelli. 
 
Perché non c’è cosa che non si possa comprare, e quando anche il talento sarà acquistabile, magari ne acquisiranno a suon di milioni una cospicua fetta, così come gli sceicchi; tutta gente che al già malato mondo del calcio non ha portato nulla di buono. Che si tratti di dollari, petroldollari o di renminbi, quanto vale la gloria (calcistica e non solo) al giorno d’oggi? Dipende in cosa la si paghi, e quanto. 


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