03 Gennaio 2018, 09.04
Valsabbia
Tradizioni

Il rito del «Canto della Stella»

di Giuseppe Biati

Un tempo, ma anche oggi in una rivisitata tradizione, in Valle Sabbia, la gente nella notte che precedeva l’Epifania vegliava fino a notte fonda, in attesa della “Stella”


Ero ancora bambino, ma l’attuale ricordo, quasi in dissolvenza, mi riporta vivide le immagini dei cantori, rigorosamente tutti maschi, con i grandi cappelli neri e i lunghi mantelli di felpa.

Canti itineranti e questue rituali portavano i giovani del paese, di quasi tutti i borghi valsabbini, a sostare con una rudimentale stella di cartapesta, internamente illuminata dalla ballerina luce di una candela, davanti alle abitazioni e via via lungo le strade.
Il canto, espresso con le varie laudi cantilenanti, giungeva ora lontano ora prossimo, a secondo del lento snodarsi della anomala processione.

La tradizione della Stella, canto esplicitamente epifanico
, ha lontane origini nel territorio montano valsabbino e probabilmente è di antiche derivazioni orientaleggianti.
La stella simboleggia il viaggio dei Re Magi.

Lo svolgimento del rituale avviene generalmente la sera dell’Epifania
, con i cantori che iniziano il loro giro che li porterà ad eseguire la cerimonia per tutto l’abitato, preferibilmente davanti ai gruppi di case o ai crocicchi delle strade.

Durante il giro viene effettuata una questua che frutta generi alimentari e denaro per la finale festa collettiva o per donare in beneficenza.
Poco si sa di certo riguardo alla natura e all’origine di questo repertorio poetico-spirituale, ma realistici possono essere gli accostamenti dei più comuni canti della Stella (diverse le varianti) ad alcune Laudi Spirituali medioevali e postmedioevali.

Altrettanto probabile può essere l’utilizzo di questo strumento popolare litanico – di facile memorizzazione e di sicura presa emotiva – dal periodo del Concilio di Trento allo scopo di arginare il grande favore popolare incontrato dalla Riforma in aree vicine all’arco alpino e principalmente influenzate dalla cultura nordica.

Questa campagna operata dalla Controriforma potè essere avviata massicciamente e velocemente grazie al meccanismo delle “Laudi a travestimento spirituale”, col quale poterono essere composte molte nuove Laudi di contenuto morale utilizzando la melodia profana, con poche modifiche strutturali, in modo tale da essere utilizzate dal popolo.

La grandissima diffusione di questo canto è facilmente da imputare alla sua circolazione popolare in libretti e fogli volanti, ma soprattutto alla tradizione orale degli anziani, che, oltretutto conoscendo anche le varianti dei cantori dei paesi vicini, tendevano rigorosamente a validare le loro come originali e assolutamente non spurie.

Si pensa, a buon titolo, che il Sei/Settecento fossero comunque i periodi di maggior penetrazione di questi canti nel tessuto sociale, raggiungendo l’apice, anche per il culmine raggiunto dal fervore di ricostruzione degli edifici sacri e di restaurazione religiosa, tipici di questi due secoli.

E’ da ritenere che le parole e le armonie attuali, a distanza di almeno due secoli, sia nel titolo che nel testo e nelle stesse melodie, siano rimaste integre, senza alcun tipo di intervento deviante o corruttivo.
Un riferimento sicuramente dovuto è quello individuabile, oltre al portato sacro e teologico, al senso del ringraziamento, tipico dei questuanti; maggiori benedizioni e grazie venivano ipotecate per i migliori offerenti.
I questuanti potevano senz’altro essere riconoscibili nelle molteplici locali confraternite, ognuna dedita ad una particolare devozione o posta a presidio di un punto focale della religione.

Testo epifanico, ma non solo.
Quasi tutte le tipologie dei canti nei vari paesi valsabbini affrontano i temi dell’intera vita del Cristo, dalla nuda stalla, dalla notte magica, al viaggio dei Magi (tema ovviamente centrale), alla strage degli innocenti, al viaggio in Egitto, per finire con la predilezione verso il drammatico evento della crocifissione e del conseguente dolore, con esplicita citazione del buon ladrone, chiaro riferimento popolare del pentimento sincero e del perdono avvenuto.

Ritorna, anche quest’anno, come in ogni Natale, in Valle Sabbia, il canto popolare della Stella, col suo fascino folclorico di antica laude itinerante: non rappresenta certamente più il pathos religioso di un rituale passato e, pur essendo unico, non è nemmeno rispondente alle aspettative funzionali di una società che non esiste più; mantiene, però, nella Valle, una grande importanza storica e una indubbia vitalità di origine autenticamente popolare.

Per me che lo seguivo fin da piccolo, a dovuta distanza per una rappresentazione di soli grandi, e, poi, da ragazzetto, pienamente partecipe del gruppo dei questuanti, è certamente, a tutt’oggi, la riscoperta di un primordiale sentire, non vacuo e rituale, ma profondamente autentico e gelosamente custodito.

C’è un altro aspetto che collima con un augurio natalizio:
“queste voci” vanno ascoltate non come l’eco di un mondo che scompare e non appartiene più a un oggi così diverso, ma come la testimonianza dell’esistenza, dentro un paesaggio sempre più inarrestabilmente globalizzato e ostentatamente liberista, con tutte le sue dure conseguenze, di un piccolo filo rosso di cultura “autonoma” e “alternativa”, cioè di una civiltà con una sua storia, con dei suoi precisi connotati, con una sua visione del mondo, ancora capace, pur in una drammatica condizione di ricordo, di resistere alla ”inculturazione” e alla ”alienazione” dei sistemi consumistici e dei suoi massificanti strumenti di mediatica moderna comunicazione.

Di seguito riporto una dizione del testo raccolta in “Chèl pòc che g’òm nòter vèl dom”, in “Canti e Mimi del Teatro Popolare” di Provaglio Val Sabbia, del 31 ottobre 1979.

“Ogni anno ritornano i viandanti della notte con la stella: cantano l’inno della luce al bambino povero e infreddolito…”.


1.Noi siamo i tre re
venuti dall’Oriente
per adorar Gesù,
che è un Re superiore,
di tutti il maggiore,
di quanti nel mondo
ne furon giammai.

2.Ei fu che ci chiamò
mandando la stella
che ci condusse qui.
“Dov’è quel Bambinello,
grazioso e bello?”
“In braccio a Maria,
che è Madre di Lui!”.

3.L’amabile Signor
si merita i doni
assieme ai nostri cuor,
perciò abbiam portato
incenso odorato
e mirra ed oro
intorno al Re Divin.

4.Quell’oro che portiam
soccorre di Maria
alla sua povertà;
l’incenso è l’odore
che toglie il fetore
di stalla immonda
in cui troviam Gesù:

5. E questa mirra poi
insegna del Bambino
la vera umanità;
ci mostra la passione
l’amaro boccone,
l’amara bevanda
che per noi soffrirà.

6. Or noi ce ne andiam
ai nostri paesi
da cui venuti siam;
ma qui ci resta il cuore
in braccio al Signore,
in braccio a Maria
e al Bambinel Gesù.

Di Giuseppe Biati



Commenti:
ID74689 - 03/01/2018 17:21:44 - (Iva) - Belle le tradizioni

Cerchiamo di portare avanti le nostre tradizioni sono cosi' sentite e cosi' belle. IVA

ID74721 - 05/01/2018 19:31:16 - (lz) - Grazie "BEPPE"

Ancora un ottimo saggio del prof. Giuseppe Biati sulle tradizioni che sono parte inalienabile della nostra storia. Come sempre riesce a spiegarcene efficacemente il significato ed il vissuto sotto ogni aspetto: culturale, sociale e religioso. Un prezioso contributo di conoscenza.

Aggiungi commento:

Vedi anche
19/11/2015 16:55

Una riflessione A margine della presentazione della ristampa anastatica de “Il Ribelle” e “Brescia libera”, lo storico Giuseppe Biati ci ha regalato questo intervento. Dà indicazioni sul futuro di tutti noi. Lo pubblichiamo volentieri

16/09/2017 09:14

«Quello di cui non ho sentito parlare» Il passaggio dalla cultura del contenuto alla cultura dell’apprendimento. Una disanima filosofico-pedagogica di Giuseppe Biati

20/04/2020 06:44

In attesa del 25 aprile (parte 2) Ed ecco la seconda parte della riflessione di Giuseppe Biati sulla Festa della Liberazione, nella quale si affronta più direttamente il momento che stiamo vivendo

15/09/2016 15:50

«Lui scende a Nozza o a Vestone?» E' trascorso un anno dalla scomparsa di Pino Greco, montanaro degli Abruzzi e più valsabbino dei valsabbini. Beppe Biati oggi ci dà modo di ricordarlo. Lo facciamo molto volentieri

05/01/2021 11:41

Il canto della Stella Un tempo, ma anche oggi in una rivisitata tradizione, in Valle Sabbia, la gente nella notte che precedeva l'Epifania vegliava fino a notte fonda, in attesa della "Stella". Di Giuseppe Biati




Altre da Valsabbia
16/04/2024

Fresatura che spavento

Positiva per le auto, la "raspatura" di un paio di curve lungo la 237 del Caffaro mette in pericolo chi guida su due ruote

15/04/2024

Weekend su strada per la Polizia Locale

Presenza fissa quella degli agenti sulle nostre strade, due giorni di particolare attenzione in Valle

15/04/2024

Fast alla Milano Design Week 2024

Quest'anno l'azienda di Vestone specializzata in arredamento outdoor parteciperà sia al FuoriSalone con il flagship store Fast Milano, che al Salone del Mobile, padiglione 22, stand G14

15/04/2024

DoteComune, rinnovata l'intesa per i tirocini negli enti locali

Regione e Anci Lombardia hanno siglato il protocollo d'intesa finalizzato a garantire la continuazione dell'iniziativa per il biennio 2024-2025

15/04/2024

Un confronto sull'amministrazione condivisa

Martedì 23 aprile, presso la Comunità Montana di Valle Sabbia, si parlerà di co-programmazione e di co-progettazione. L’incontro è rivolto a sindaci, amministratori locali, tecnici e rappresentanti del Terzo settore

14/04/2024

Ape & Storie con Alessandra Pirlo e Elena Trombini

Due sportive, due insegnanti, due storie: discipline alternative, ricercate, con uno sguardo sempre rivolto alla formazione personale

14/04/2024

In piazza il popolo del Chiese

Alcune migliaia di persone hanno manifestato questo sabato per le vie e le piazze di Brescia per ribadire il proprio no al progetto dei depuratori delle fogne del comuni gardesani a Gavardo e Montichiari

13/04/2024

La luce di Annalisa Durante

Annalisa Durante, la torcia che diffonde luce dovunque sia raccontata la sua storia

13/04/2024

«I Diavoli Neri», 30 anni dal Check point «Pasta»

Due ufficiali dell'Esercito Italiano per ricordare la “battaglia del pastificio” a Mogadiscio del 1993, dove morirono 3 soldati italiani e 22 rimasero feriti

13/04/2024

Ats Brescia incontra i caseifici della Valle

La sala delle assemblee di Comunità montana ha ospitato un incontro fra allevatori e Ats Brescia per accompagnare il miglioramento produttivo del settore lattiero caseario di montagna