31 Gennaio 2018, 10.00
Gavardo
Fabula Mundi

Il Sahel, cintura di (in)sicurezza per l'Europa

di Federica Ciampone

Nella seconda serata della rassegna “Fabula Mundi” organizzata dalle Acli il giornalista ed esperto di geopolitica Claudio Gandolfo ha affrontato la delicata questione del “controllo” del Sahel sahariano 


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Molto partecipato il secondo incontro del modulo valsabbino del percorso di geopolitica “Fabula mundi”, organizzato dalle Acli provinciali e dall’Ipsia Brescia Onlus in collaborazione con il Circolo Acli Medio Chiese, la zona Acli Valle Sabbia e le Parrocchie dell’erigenda Unità Pastorale di Gavardo.
 
Lo scorso giovedì sera, 25 gennaio, nella scuola parrocchiale gremita Claudio Gandolfo – giornalista del Giornale di Brescia ed esperto di geopolitica – ha fatto chiarezza su una questione di cui, pur essendo di grande attualità, spesso si conosce solo una “facciata”, quella del fenomeno migratorio: parliamo del cosiddetto controllo del Sahel sahariano.
 
Il Sahel – dall’arabo “sahil”, cioè “confine” – è una fascia territoriale dell’Africa sub - sahariana di circa 7500 km che si estende tra il deserto del Sahara a nord e la savana del Sudan a sud. La zona, tra le più povere del mondo, presenta un ambiente socio – economico arretrato di un paio di secoli, basato sull’agricoltura.
 
Questa fascia territoriale sta assumendo un ruolo sempre più importante, per tante ragioni. Prima tra tutte, la seguente: il Sahel si è militarizzato ed è diventato il territorio d’azione dei gruppi di jihadisti che si rifanno ad Al Qaeda. A ciò si aggiunge il fatto che il Sahel è anche al centro delle rotte per la droga, la cocaina proveniente da ovest e l’eroina da est; i jihadisti vivono appunto proteggendo questi traffici illeciti.

Infine, la questione dell’immigrazione Africa – Europa: la rotta occidentale dei migranti corrisponde grosso modo a quella del traffico di droga e del contrabbando, e questo fa sì che i jihadisti “accompagnino” per un tratto di strada i migranti. 
 
La sovrapposizione di questi fattori crea una situazione in cui l’illegalità è l’unica realtà conosciuta, e il fenomeno migratorio è solo l’ultimo anello (quello che colpisce di più la propaganda) di una catena che, per risolvere finalmente la situazione, andrebbe spezzata.
 
Come risolvere le cose? Chi dovrebbe impegnarsi per farlo? Considerando che il denaro sporco proveniente da questi traffici viene poi “filtrato” in Europa e va ad inquinare la nostra economia, l’Europa dovrebbe avere un ruolo di primo piano nella risoluzione.
 
Tutti concordano sul fatto che la chiave di tutto sia lo sviluppo: mettere a frutto le risorse locali e distribuirle equamente tra gli abitanti di queste zone. C’è bisogno di infrastrutture, acqua potabile, sviluppo industriale: a tavolino tutti gli Stati europei concordano su questo, ma di fatto l’Europa si è limitata a mandare nel Sahel 40.000 militari, senza aggiungere a ciò delle concrete proposte economiche.
 
Dopo l’intervento di Claudio Gandolfo è stato dato spazio alle domande del pubblico, che sono state numerose e hanno fornito diversi ulteriori spunti di riflessione. 
 
Il terzo e ultimo appuntamento della rassegna è in programma per giovedì 8 febbraio, sempre alle ore 20.30 presso la scuola parrocchiale della Chiesa di Santa Maria. La serata avrà per tema le migrazioni e vedrà gli interventi di Valerio Corradi, docente Unicatt di sociologia del territorio, e Carlo Muzzi, giornalista del Giornale di Brescia. 


   
  



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