05 Aprile 2008, 00.00
Valsabbia - C
Concorrenza sleale

Alleanza contro i termosifoni cinesi all'amianto

«Quel che č peggio, i cinesi rastrellano quote di mercato piazzando i loro radiatori nell'Est, finora appannaggio delle aziende italiane. In Italia il mercato vale 5 miliardi, occupa 25mila addetti, indotto incluso».

Le nubi che si addensano sul cielo della Val Sabbia non hanno niente a che fare con la meteorologia. Altrettanto minacciose, spinte dal vento gelido della concorrenza sleale (oltre che dannosa per la salute), vengono dalla Cina, rischiano di spazzar via il distretto dei radiatori in alluminio pressofuso.
Con proverbiale cocciutaggine, i bresciani non mollano la presa, la valle è l'ultima trincea per difendere i loro prodotti dai colpi scorretti della globalizzazione.
«Certo, si vociferava che in Cina, negli ultimi tempi, specie intorno al porto di Ningbo, fossero spuntate trecento aziende produttrici di termosifoni a bassa tecnologia (in gergo: a estrusione) per l'estero visto che l'acqua delle tubature cinesi è così acida da corrodere l'alluminio», premette Alberto Pasotti, delle Industrie Pasotti spa. «Ma che la materia prima fosse scadente e le guarnizioni non testate, a rischio amianto, quello no, bisognava dimostrarlo» aggiunge sconsolato.

Quel che è peggio, i cinesi rastrellano quote di mercato piazzando i loro radiatori nell'Est, finora appannaggio delle aziende italiane. Che, per farsi forza, da due anni fanno parte del consorzio Airal. In Italia il mercato vale 5 miliardi, occupa 25mila addetti, indotto incluso.
Orlando Niboli è uno degli undici figli di Silvestro, il capostipite, che negli anni Settanta lascia l'azienda di Comero, per creare in valle Fondital spa, società tra le prime in Europa, con due raffinerie che sfornano i panetti di alluminio e un fatturato di un miliardo all'anno.

«Se chiude Fondital – è la vox populi – va via la luce dalla val Sabbia». Logico: novemila addetti (di cui 2.500 nell'indotto), ruotano intorno ai radiatori. Maurizio Zipponi, ex sindacalista, parlamentare bresciano, ammette: «Impossibile non essere al fianco di queste aziende».
Niboli indica dall'altra parte della valle i capannoni in costruzione. Ha il fare di chi vorrebbe dire ai suoi figli «un giorno tutto questo sarà tuo» e i cinesi, è innegabile, gli mettono un filo di inquietudine. «Abbiamo iniziato a sentir puzza di bruciato un anno fa, sei mesi dopo eravamo in giro a raccogliere prove».

Niboli, Pasotti & co. insistono. Mandano addetti Airal nei bazar dell'Est, nei mercatini degli Stati che guardano l'Europa dal buco della serratura, che non fanno distinzione e comprano oggetti con quell'italian sounding che tanto piace, in Polonia, Romania, Russia, Ucraina, Bulgaria. Dei 33 campioni raccolti, il 33% è contaminato dall'amianto.
Il dossier di mezzo metro è gonfio di fotocopie di scontrini fiscali, visure camerali di improbabili società di certificazione, spesso italiane. Spuntano coincidenze con marchi italiani associati ad Airal, venduti nei luoghi del benessere di massa impiantati di fresco nel cuore l'Europa dell'Est: Castorama, Le Roy Merlin, Brico Center.
Ultima tappa, l'Ucraina, Kiev, fino all'imbuto del porto di Odessa: dove si scoprono con raccapriccio i termosifoni Mirado, identici a quelli della Pasotti di Sabbio, piĂą a Sud, i Nova Florida, gli hanno copiato anche il packaging.

«Guardi qui - dice Alberto Pasotti, mostrando i termosifoni fatti in Cina – le lamine si piegano come burro, l'alluminio c'è, ma in dosi bassissime». Dopo aver attraversato, trafelato, i reparti in cui lavora mezza Africa, operai del Senegal, della Nigeria, fino al magazzino, il punto dolente, sbotta: «Vede questi dodici metri di termosifoni impilati? Valgono sei milioni di euro, sono quel 30% di vendite in meno rispetto all'anno scorso». La Fondital spa di Niboli ha limato i prezzi, ma non digerisce quel «13% di differenza di prezzo frutto di aiuti di Stato, non ci resta che avviare l'antidumping».

All'ultima fiera di Rho, contro i concorrenti espositori hanno tirato le unghie: radiatori cinesi sequestrati dalla Finanza, con la benedizione dell'Alto commissario per la lotta alla contraffazione, i Nas dei Carabineri che affidano i controlli all'Arpa. La procura di Milano ha aperto un'indagine penale.
Se processo ci sarĂ , sarĂ  con i cinesi in contumacia. Prossima tappa forzata per i bresciani: blitz alle dogane di Odessa, il porto sul mar Nero, dove arrivano i Mirado di Ningbo, spacciati per made in Val Sabbia.

di Rita Fatiguso dal Sole 24Ore



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