Ciao Mondo

Emiliano Mondonico se l’è portato via un male che, da sette anni lo costringeva a fare catenaccio per poi ripartire in contropiede, dedicandosi alle apparizioni da opinionista, o ai bambini della sua Rivolta sull’Adda.

L’ultima volta in A fu a Novara, dove arrivato a giochi quasi fatti, nulla poté per evitare la retrocessione, ma portò dignità ed esperienza (memorabile la vittoria al Meazza contro l’Inter).

Prima di quella, oltre trent’anni di panchine, da Cremona fino a Bergamo, passando per Torino e Firenze. Squadre e luoghi che amerà per sempre, e senza mai nasconderlo.

Mondo, come si amava chiamarlo nell’ambiente, fu uno dei primissimi ortodossi del 3-5-2, modulo nato proprio per permettere alle piccole di difendersi meglio dagli attacchi delle grandi. Uno per cui i derby Torino - Juve erano “indiani contro cowboys”.

Proprio coi granata sfidò l’Ajax nella finale di Coppa Uefa del 1992. Ai tempi si giocava ancora andata e ritorno, e fu proprio ad Amsterdam, sullo 0 a 0, che poi sarebbe stato il risultato finale, che vistosi negare un rigore netto, sollevò al cielo una sedia e la scagliò a terra. Chi l’ha detto che le piccole non possono protestare?

A Bergamo giunse fino alle semifinali di Coppa delle Coppe, sempre a Torino trionfò in Coppa Italia. Poi Cremonese, Atalanta, Torino e Fiorentina le riportò in A quando ve ne fu bisogno.

Data la mia età, non ho ricordi del Mondonico giocatore, ma si dice fosse un eclettico, sia in campo che nella vita; amante del rock e delle cose semplici, ma genuine.

Sedutosi in panchina predilesse il gioco all’italiana, forse perché tanto bene si rifaceva agli scopi delle sue squadre; quelle piccole che tanto amava, e che portava a sfidare le grandi con l’ambizione di veder magari qualche volta “vincere gli indiani”.

Con lui se ne va un pezzo di grande calcio. Quel calcio italiano che quasi non esiste più. Mancherai molto. Ciao Mondo.  

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