07 Aprile 2018, 09.00
Calcio

La fascia sinistra dell'Inter

di Luca Rota

Ci sono storie semplici che a raccontarle già diventano complicate. Questa, che già dal titolo non lascia trasparire grande mistero, è storia di “ricerca” e di “vuoto” (da colmare) 


Parliamo della fascia sinistra dell’Internazionale, meglio conosciuta come Inter, quella che negli anni Sessanta e Settanta fu l’habitat naturale di un certo Giacinto Facchetti, mica uno qualunque.
 
Per raccontare questa storia, però, iniziamo trasportandoci indietro di trent’anni, nel 1988. Al tempo questa fascia era percorsa da Andreas Brehme, terzino sinistro tedesco approdato in nerazzurro insieme a Klinsmann e Matthäus, con i quali si laureò campione d’Italia e del Mondo, segnando su rigore l’unico gol della finale romana contro l’Albiceleste. 
 
I suoi a Milano furono quattro anni di presenza autorevole ed importante. Il problema sorse quando il biondo mancino salutò il capoluogo lombardo, e la società si mosse alla ricerca di un valido sostituto. Da allora, stagione 92/93, fino ai giorni nostri, su quella fascia aleggia ancora una vera e propria maledizione.  
 
In principio fu scelto De Agostini, arrivato dalla Juve, ma durato una sola stagione. Poi fu la volta di Tramezzani, Mirko Conte e Felice Centofanti, a cui nella stagione 95/96 rubò il posto un certo Roberto Carlos, ceduto poi per volere di Roy Hodgson, perché ritenuto indisciplinato. Errare è umano, ok, ma di errori così… 
 
Dopo il brasiliano una sfilza di nomi e tanta, ma tanta confusione: Pistone, Macellari, Milanese, Grosso, Serena, Gresko, Gilberto, Georgatos, Coco, Brechet, Pasquale, Wome fino ad arrivare ai più recenti Telles, Pereira, Dodo e Nagatomo. Per carità, calciatori di buon livello, ma purtroppo per i nerazzurri non ai livelli desiderati. 
 
Durante la sua vincente permanenza a Milano, Mourinho “creò” Santon, e lo lanciò da titolare a soli 17 anni. Mancini poté contare su Maxwell, mentre sempre col portoghese si vide spesso lo spostamento di Chivu su quella corsia, dove l’ex Ajax garantì comunque buona qualità, nonostante il suo ruolo naturale fosse quello di centrale.
 
Oggi i nomi che occupano quel ruolo li conosciamo bene, e non sembra demeritino, ma forse qualcosa in più si potrebbe fare. Titolare inamovibile è Danilo D’Ambrosio, con in panca il figliol prodigo Santon e il brasiliano Dalbert, pagato profumatamente in estate e sempre più oggetto misterioso.
 
Una fascia che, tolte le poche eccezioni di mourinhana o manciniana memoria, resta tuttora orfana - e da ben 26 anni - di un padrone di casa autorevole. E chissà cosa le riserverà il futuro. Forse converrebbe riprovare con un altro tedesco. Non si sa mai.
 
In foto Andreas Brehme 


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