02 Giugno 2018, 08.00
Ciclismo

Giro d'Italia 101

di Angelo lossi

L'ultima corsa rosa, partita da Gerusalemme e giunta a Roma dopo tre settimane di pedalate, vista da un appassionato del ciclismo


Nel ricordo di Gino Bartali, Michele Scarponi e Marco Pantani. Ci hanno lasciato le loro incredibili imprese e il nostro ricordo va a loro. Questo Giro è anche ciò che ci hanno donato per mezzo della loro memorabile storia in bicicletta, facciamone tesoro di quanto hanno permesso al ciclismo di camminare nel segno della sua storia.

La passione continua e le storie del gruppo iniziano a conoscersi fin da subito, facendo scoccare ore di fatiche e sogni a tutti gli appassionati
                                                                                
È appena terminata da pochi giorni l’edizione numero 101 del Giro, attraversando l’Italia in ogni suo angolo, volto, episodio e paesaggio.
Questa illustre kermesse, partita quest’anno da Gerusalemme, in Terra Santa, ha immediatamente riscontrato un pubblico davvero notevole, accompagnato da applausi e da quei modi di seguire la gara in tutta la sua competizione.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico delle tappe e dei dislivelli che avrebbero incontrato i corridori, ogni tappa lasciava spazio all’improvvisazione, all’attesa e all’istinto verso tutto il pubblico incollato al televisore captato da ogni indice di difficoltà nelle tre settimane di puro divertimento, aspettative in corsa, adrenalina e incitamento nelle forze in campo condizionate da crolli e da rinascite improvvise.
Ma questa è una grande corsa a tappe, mostruosa la più dura al mondo con tutta la sua carovana al seguito pronta ad inseguire le pedalate, fotografando attimi e giornate infuocate.

Le ammiraglie, pronte a dirigere e organizzare il proprio team, in ogni sua parte lasciando ai big la propria fase di strutturare una propria pagina personale in corsa e lasciare il segno
Quest’anno il ritmo e la classe non è certo mancata: dal vincitore uscente Tom Dumoulin, a Fabio Aru, Domenico Pozzovivo, Chris Froome, Thibaut Pinot, Esteban Chaves e molti altri.

Anche il nostro bresciano Marco Frapporti presente alla corsa, portacolori valsabbino, si è ben comportato, quasi sempre in fuga, rendendosi così protagonista. La tappa che da Riva del Garda transitava da Lavenone, paese natale di Frapporti, l’hanno aspettato in molti per tifare per lui e per rendere memorabile una giornata di sport in sua presenza. Complimenti a Marco e al suo team Androni Sidermec

Le tappe di montagna hanno mosso e interpretato tappe davvero arcigne, scintillanti prodotte da fatiche e gran premi della montagna veramente duri e dispensati da chilometri interminabili.
Il guanto di sfida per le prime due settimane l’ha aperto uno stratosferico Simon Yates e il suo compagno di team Chaves, quest’ultimo vittorioso al primo vero esame in montagna sull’Etna.

Su altri gran premi della montagna condite da pendenze cattive Yates dominatore a Osimo, Sappada, sul Gran Sasso con un’impresa stellare messa al giusto finale.
Poi il giorno dopo il crollo di Chaves con diversi minuti persi e la classifica ormai da lasciar perdere.
A disposizione Chaves nei confronti ora del nuovo capitano in Mitchelton-Scott, Simon Yates.
La freschezza e la lucidità di gambe sempre pronte in rampa di lancio aumentando lo spettacolo con tre grandi tappe vinte in tapponi davvero da brividi. Mettere in crisi Yates per il momento è un’impresa non facile, encomiabile le sue opere, scalando con impressione ogni rampa e con una forma da primo in graduatoria.

Comunque a rendergli questo Giro un po’ difficile ci ha pensato l’olandese Tom Dumoulin, Pinot e Pozzovivo, sempre con i primi a un buon motore e ogni giorno sempre più motivando personalità e credere in un possibile podio finale.
In vista della seconda cronometro, dopo quella in terra di Gerusalemme di 9 chilometri, una nuova sfida alle lancette, ma questa volta di 34,2 chilometri da Trento a Rovereto, dove vince Rhoan Dennis, australiano della Bmc, Dumoulin resiste e arriva terzo, Froome non bene, Pozzovivo si difende da un Pinot un po’ sottotono.

Fabio Aru bene alla cronometro, ma purtroppo non presente agli appuntamenti dell’ultima settimana, verso pendenze che quest’anno l’hanno respinto, non riuscendo a farlo decollare oltre, come avrebbe voluto.
Quindi giornate nere per lui, facendo uscire il campione sardo dalla classifica troppo presto. Un vero peccato, riproverà l’anno prossimo e cambiando anche qualcosa in meglio nel suo programma di approccio ai grandi giri.

Ma entriamo nell’ultima settimana e anche Simon Yates lo si nota inizia a staccarsi accusando presto fatica e, dopo due settimane corse praticamente da campione, affonda. Nel tappone dello Zoncolan inizia ad avere grosse difficoltà. La stanchezza ha fatto capolino e ad approfittarne della situazione un rinato Chris Froome. Con la sua solita frullata vince proprio qui e sullo Jafferau.
Piega in quattro tutti gli avversari non concede sconti, si lascia sorprendersi regala al pubblico un’ultima tre giorni tutta in salita, non per lui ma per i diretti rivali.

Sul Colle delle Finestre Froome, a 80 chilometri dal traguardo, si lancia come una freccia in solitaria sulla strada sterrata per poi a capofitto scatenare le ultime forze in discesa e poi nuovamente arrivare tutto solo al traguardo. Strategia perfetta da parte del team Sky, una squadra uscita dal gruppo proprio gli ultimi giorni toccando i tasti più importanti dell’ultima sfida e così è stato, tuffandosi nella conquista ormai della maglia rosa.

Froome, stravince, infliggendo minuti pesanti come macigni agli avversari, con Pinot dopo Yates a cedere al passo del britannico, poi Pozzovivo comunque brillante, il suo ennesimo Giro.
Quindi una classifica tutta nuova con una top ten davvero inaspettata fino a pochi giorni prima.

Ma si sa, le tappe con il coefficiente di difficoltà maggiore avrebbero lasciato spazio ad un risvolto totalmente nuovo e ancora più vissuto.
Sulla penultima tappa da Susa a Cervinia, un altro capolavoro del team Scott.
Questa volta non il duo Chaves – Yates ma lo spagnolo Mikel Nieve si impone in solitaria su una tappa nuovamente celebre e combattuta.

Veramente un cambio radicale, con la classifica generale sconvolta grazie anche a Froome che fino a due settimane prima era rimasto nell’ombra e con questa firma ne è il vincitore.
Primo britannico nella storia ad avere vinto questo combattivo Giro d’Italia.
Secondo un Tom Dumoulin abile comunque a portare a termine un’ottima presenza, terzo Miguel Angel Lopez, il colombiano dell’Astana maglia bianca come miglior giovane, e poi Richard Carapaz dall’Ecuador. Quinto Domenico Pozzovivo, comunque ottimo e in grado di risolvere problemi in corsa, uscendo lo stesso con potenziale e grinta.
Per lui un bilancio e una pagella da otto e mezzo.

Un peccato davvero per Fabio Aru, lo rivedremo in altre ambizioni, anche se un poco di amarezza conviverà a lungo ma il gruppo di Saronni ricostruirà una squadra di nuovo importante.
Una debacle può anche starci dopo che, con 21 tappe finali e un ritmo indiavolato fin dalle prime battute, ha fatto uscire di scena pesci grossi.

Il caldo presente e tanti chilometri sganciati sotto l’effetto della fatica hanno sgretolato le ultime energie nel gruppo. Un arrivederci all’anno 2019 con il Giro e RCS che prometterà la stessa determinazione, quella fondamentale nell’organizzare un Giro ancora più infinito, sotto le luci meravigliose della nostra Nazione.

E delle montagne che la sovrastano, racconteranno storie nuove in compagnia di Rai Sport e il commento tecnico alla corsa. Un legame ormai eterno e dalla convivenza speciale.

Angelo lossi



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