12 Agosto 2018, 09.00
Blog - Genitori e figli

I giovani e l'incertezza

di Giuseppe Maiolo

Nel libro “La società dell’incertezza” Zigmunt Bauman sosteneva che la società contemporanea, conquistata la liberta individuale, ora è destinata all’incertezza...


Era il 1999 e il grande sociologo era acuto profeta. L’epoca mutevole e fortemente instabile che stiamo attraversando produce paure e insicurezze e un persistente senso di precarietà. Tutto può cambiare continuamente e generare ansia.  Poi però si alterna al senso di disorientamento l’illusione del “tutto è possibile”. Quello che accade a ognuno di noi, avviene a maggior ragione alle giovani generazioni che si ritrovano ad attraversare la fase della vita più instabile e ricca di paure, preoccupazioni e dubbi. L’adolescenza, ovvero per antonomasia, il tempo dei cambiamenti e delle di perdite, dello spaesamento e dell’incertezza.

Passare dall’infanzia alla maturità vuol dire affrontare il viaggio che porta all’autonomia ed è, alla fine, capacità di scegliere e costruire relazioni significative. Oggi, dove tutto è più complicato e difficile, gli adolescenti più di un tempo, hanno paura di non farcela e non essere in grado di cavarsela. Vivono in maniera acuta l’angoscia del futuro che non riescono a immaginare e temono di crescere e assumersi responsabilità. Incerti su loro stessi, faticano a costruire la propria identità e spesso sono in difficoltà nella gestione dei sentimenti e degli affetti. Non credono nell’amore e temono che lasciarsi andare a ciò che si prova, sia pericoloso e metta in evidenza le proprie fragilità. Si aggiunga che il sentimento di precarietà nelle relazioni, viene rinforzato dal contesto ambientale e dal comportamento degli adulti che sono abili messaggeri di insicurezza.

Ci ripetiamo che è necessario convivere con l’incertezza, ma per chi sta dentro quel mondo di fisiologiche trasformazioni e cerca di capire qual è l’orientamento da prendere, dove sta andando il corpo e la mente, la fatica si centuplica ed è alle volte paralizzante. I nuovi adolescenti così spesso si spaventano e per uscire dall’impasse provano, come soluzioni, gesti dirompenti, a volte radicali o assoluti. Di frequente rinunciano al compito di crescere, si nascondono al confronto con gli altri, scappano dalle comunicazioni reali o si ritirano dalle relazioni, impauriti della vita stessa. Frutto di quell’incertezza dominante che avvolge e impantana chi attraversa le sabbie mobili dello sviluppo.

Tutto questo è particolarmente significativo se pensiamo che ci troviamo nell’era dei Social e della comunicazione. È importante capirlo senza cadere subito nelle critiche negative alla tecnologia imperante che, come sostengono molti, sta distruggendo i rapporti personali reali. Personalmente non sono convinto che siano questi nuovi modi di entrare in contatto a essere responsabili del disagio giovanile. Viceversa penso che la tecnologia digitale apra mondi, sviluppi possibilità e faciliti i contatti, allargando gli spazi relazionali.  È il modo con cui viene utilizzata che conta.

Gli adolescenti di oggi non sono più problematici i quelli di ieri. Talora, per certi versi, sono migliori, più informati, curiosi, intraprendenti. A volte eccedono, non sanno fermarsi, non percepiscono il limite e non sanno calibrare le loro energie e controllare le loro pulsioni. Ma li abbiamo attrezzati a fare questo? Abbiamo costruito col nostro esempio quei manuali di comportamento che servono per andare da un registro all’altro, dal virtuale al reale? Perché spesso capita che essi siano abili, abilissimi, a gestire le relazioni on line, ma molto meno in grado di farlo nella realtà. In grande difficoltà nella gestione delle frustrazioni, per uscire dall’incertezza relazionale o dai conflitti, usano anche nella realtà le stesse azioni specifiche della comunicazione virtuale. In rete e nei social è facile bloccare il contatto quando non andiamo più d’accordo con un “amico”, eliminare d’un colpo un profilo o ignorare un messaggio. Altrettanto comodo è usare lo switch, che tecnicamente è un interruttore che consente di interrompere una comunicazione e spostarsi su altro. Glielo abbiamo insegnato, noi adulti, che nei rapporti quotidiani le cose vanno in un modo diverso?

Giuseppe Maiolo
Doc. Psicologia dello sviluppo – Università di Trento
www.officina-benessere.it



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