28 Aprile 2008, 00.00
Gavardo
A Gavardo

La scuola continua a dividere

Da qualche tempo è in corso un ampio dibattito a Gavardo sulla questione della nuova scuola elementare che dovrebbe sorgere accanto all’attuale scuola media. Se ne parla da anni.

Da qualche tempo è in corso un ampio dibattito a Gavardo sulla questione della nuova scuola elementare che dovrebbe sorgere accanto all’attuale scuola media. Se ne parla da anni. Ma la questione pare ad un punto morto.
Nei giorni scorsi se ne è discusso anche in Consiglio comunale. Abbiamo chiesto all’assessore ai Lavori pubblici Guido Lani, che ha seguito da vicino la vicenda, di delinearci una sintesi dei fatti avvenuti. «La vicenda - spiega l’assessore Lani - inizia più di 25 anni fa con l’individuazione delle aree adiacenti all’attuale scuola media. Da allora tutte le varie Amministrazioni che si sono succedute hanno reiterato i vincoli sulle aree credendo che fosse opportuna la localizzazione.
«Il progetto definitivo - continua Lani - è stato approvato dalla Giunta Mora il 9 giugno del 2004. La nuova Amministrazione di Giambattista Tonni ha come punto fondamentale del programma la realizzazione della nuova scuola elementare».

Problemi sorsero all’indomani del terremoto del 24 novembre 2004. In piena emergenza, con la scuola di Sopraponte e la scuola S. Giovanni Bosco inagibili, la Finanziaria 2005 impose ai Comuni un tetto agli investimenti, che negli anni successivi non potranno superare la media dei tre anni precedenti: a questo punto la scuola non era più finanziabile.
«Si corse ai ripari - continua l’assessore - e si stipulò un accordo con la Banca tesoriere per il mutuo necessario alla realizzazione dell’opera. Su questa operazione arrivò l’esposto del consigliere Vezzola alla Corte dei conti.
«Nel frattempo si iniziò formalmente la procedura di esproprio, ma contemporaneamente si continuò la trattativa con i proprietari per cercare una soluzione bonaria che venne sottoscritta il 15 febbraio 2007 e ratificata in Consiglio comunale il 25 giugno 2007».

Sembra tutto fatto. E invece…. «La presenza fra i proprietari di una persona ultranovantenne, lucida e autosufficiente, legatissima alla sua abitazione e al suo pezzo di terra è stato il motivo fondamentale per cui si è cercata una soluzione condivisa: l’esigenza di costruire la scuola era fondamentale e l’esproprio sarebbe stato possibile, ma era altrettanto importante rispettare le esigenze e i desideri di una donna anziana. La procedura di esproprio viene sospesa.
«Nel frattempo - prosegue ancora Guido Lani - nella famiglia dei proprietari del terreno avvengono due lutti, una nuora e la signora ultranovantenne. Non sono certo questi i momenti per chiedere di andare da un notaio. Nel febbraio 2008 si stabilisce la data del rogito ed è a questo punto che uno dei due eredi-proprietari solleva nuovamente difficoltà, non si presentano per due volte dal notaio e costringono l’Amministrazione a prendere la decisione radicale di tornare alla procedura espropriativi».

Quindi ora si passa alla linea dura… «Personalmente, quale principale responsabile della vicenda, e comunque sempre sostenuto dalla Giunta e dal gruppo consigliare, penso che sia stato giusto e corretto cercare le soluzioni che permettessero un compromesso fra le esigenze della collettività e quelle dei privati. Ritengo sia stato giusto e doveroso il rispetto della persona anziana e del dolore di chi è stato colpito dalla malattia. «La struttura tecnico-amministrativa del Comune - ricorda l’assessore - ha lavorato per mesi sulle problematiche che via via emergevano. Adesso basta. Adesso prevale il diritto dei bambini, delle famiglie e degli insegnanti di Gavardo ad avere una scuola decorosa.
«Adesso chi ha soffiato e soffia sul fuoco ammetta che la scuola è necessaria, ammetta che da più di venticinque anni, da più sindaci e amministrazioni, l’area individuata è quella e che in Gavardo centro non ci sono altre aree idonee, baricentriche e lontane dalle grandi vie di traffico. La responsabilità è grande ma faremo tutto il possibile per avviare i lavori prima della scadenza del nostro mandato».

Sull’altro fronte registriamo la posizione di Emanuele Vezzola del Popolo della libertà, in minoranza in Consiglio. «Nonostante le ripetute strumentalizzazioni - sottolinea il consigliere Vezzola - il nostro pensiero circa la nuova scuola elementare è sempre il medesimo, ed è quattro anni che lo ripetiamo: non siamo contrari alla realizzazione dell’opera, siamo fermamente contrari alla sua collocazione in un’area assolutamente insufficiente per garantire quegli standard ambientali, acustici, viabilistici e di sviluppo futuro che non possono mancare ad una scuola del XXI secolo.

«Accenno solo a due aspetti: mancheranno quasi completamente spazi verdi degni di questo nome dove poter svolgere anche attività ricreative-sportive e che facciano da filtro all’andirivieni delle automobili; la viabilità attorno alla scuola sarà drammatica, per non parlare dei parcheggi. In sintesi l’edificio non comunicherà nulla sul piano dello sviluppo equilibrato e del rispetto dell’ambiente alle migliaia di ragazzi che in quel luogo passeranno la maggior parte della loro fanciullezza».
Insomma non ritenete adeguato il progetto: «Assolutamente inadeguato. Noi ci saremmo aspettati che l’Amministrazione prima di spendere 6-7 milioni di euro fosse certa e convinta che quello era il migliore progetto per un edificio destinato a durare parecchi decenni. Invece si va testardamente avanti solo ed unicamente per l’ostinazione dell’assessore ai Lavori pubblici. Nessun altro nella maggioranza difende la scelta con un minimo di argomenti, nessuna Commissione ha potuto esprimere valutazioni e proposte, nessuno ha presentato al pubblico o al Consiglio comunale l’opera più importante di questi decenni.

«Eppure - conclude Vezzola - nonostante si sia aggiunto un ingarbugliatissimo contenzioso che potrebbe costare molto caro al Comune, si procede imperterriti nell’espletamento delle gare di aggiudicazione dei lavori pur non avendo la proprietà delle aree. L’avvio dei lavori, purtroppo, è considerata unicamente come una carta da poter giocare nelle prossime elezioni amministrative, costi quel che costi, magari tornando a sostenere che siamo stati noi, con i nostri 7 voti contro 14, a boicottare l’operazione».

dal Giornale di Brescia


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