09 Settembre 2018, 08.33
Blog - Genitori e figli

Scuola e famiglia ai blocchi di partenza

di Giuseppe Maiolo

Pronti via, fra attese e speranze. Ma com'è cambiato nel tempo il rapporto fra le famiglie e la scuola? Ce ne parla oggi Giuseppe Maiolo


“Si guarda indietro apprezzando gli insegnanti brillanti, ma la gratitudine va a coloro che hanno toccato la nostra sensibilità umana. Il programma di studi è materia prima così tanto necessaria, ma il calore è l’elemento vitale per la pianta che cresce e per l’anima del bambino.”.
Così scriveva Carl G. Jung nel libro “Lo sviluppo della personalità” ricordando l’importanza della relazione affettiva.
E’ il calore umano che fa la differenza per la crescita dell’individuo, cioè prendersi a cuore l’altro e dare attenzione non solo allo sviluppo cognitivo ma anche a quello emotivo-affettivo.

Ora che la scuola è ripartita con il suo carico di impegni, di fatiche organizzative e di programmi da sviluppare, credo ci sia bisogno di ritornare a queste riflessioni e di condividerle maggiormente con la famiglia.
L’attenzione al piano emotivo è un valore conquistato dalla scuola e dalla famiglia, ma non ancora pienamente realizzato nella prassi educativa.

Molto è cambiato ma non è ancora sufficiente.
A scuola quando io ero scolaro e studente, valeva solo quello che sapevo. L’asino, o chi che veniva considerato tale perché non otteneva risultati apprezzabili, era pubblicamente bollato come incapace, spesso sfiduciato, senza appello. E anche la famiglia condivideva.
Se per la scuola non funzionava, la scuola lo allontanava. Oppure se ne dimenticava e attribuiva le cause alla svogliatezza e al disinteresse, cose pur presenti, ma che non spiegano tutto.

Per fortuna ora non è più così.
Le ragioni del malessere scolastico, delle difficoltà di apprendimento o degli insuccessi, oggi vengono analizzate profondamente al microscopio di tutte quelle discipline che aiutano a capire meglio l’individuo.

Scuola e famiglia tuttavia non collaborano. Piuttosto si fronteggiano quando dovrebbero cercare insieme I motivi e le cause.
Il rischio più frequente che si corre è attribuire le responsabilità del disagio sempre a qualcun altro o giustificare più di necessario i comportamenti inaccettabili dei minori senza intervenire a livello educativo.

È  una caratteristica di adesso quella di una dialettica di scontro e di reciproca accusa, piuttosto che di collaborazione tra queste due istituzioni.
Prevale una dimensione di rivalità e di opposizione che annulla quel necessario dialogo costruttivo, che fa degli adulti figure autorevoli e modelli di riferimento.

Genitori e insegnati, invece, sono ormai abitualmente su fronti opposti, si accusano e si rimproverano reciprocamente di incompetenza e di incapacità.
I docenti rimproverano i genitori di essere troppo permissivi e  dunque responsabili degli insuccessi dei loro figli. I genitori accusano gli insegnanti di stressare gli studenti con richieste e pretese eccessive. Alle volte li considerano poco attenti ai reali bisogni dei loro allievi, mentre maestri e professori attribuiscono alla famiglia e al genitore iperprotettivo o assente il disagio relazionale dei figli e I loro comportamenti aggressivi.
Insomma una mitragliata di accuse reciproche che non aiuta gli adolescenti a crescere con modelli educativi autorevoli e positivi.

Nel tempo in cui il disagio dei minori si manifesta in misura crescente
con comportamenti autolesivi e violenti, con condotte a rischio e fuori dal controllo dei genitori e degli insegnanti, ci sarebbe invece bisogno di una maggiore autorevolezza degli adulti di riferimento.
Piuttosto di accusarsi a vicenda credo fondamentale che scuola e famiglia costruiscano alleanze e coincidenza di intenti, ma soprattutto una comune e partecipata attenzione allo sviluppo emotivo-affettivo perché I minori diventino domani adulti in grado di “saper essere” oltreché di “saper fare”.

Giuseppe Maiolo
Doc. Psicologia dello sviluppo – Università di Trento
www.officina-benessere.it



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