01 Novembre 2018, 10.00
Blog - Maestro John

Piccoli miracoli

di John Comini

Il giorno di Ognissanti si fa festa anche ai santi non sugli altari. E ce ne sono un’infinità, anche tra noi, anche vicino a noi


Ci passano accanto, e quasi mai li riconosciamo. Perché siamo immersi nei nostri problemi, nelle nostre ansie, nelle nostre paure.
Ogni giorno ci sono persone che si impegnano a vivere una vita onesta, pulita, dignitosa, che fanno sacrifici con il sorriso, che tirano avanti la baracca senza insultare gli altri o a dar la colpa a chissacché. Qualcuno ha scritto: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre.” E queste persone fanno i piccoli miracoli della vita. Su internet trovi milioni di brutte notizie, cattiverie e di malvagità. Ma ogni tanto spunta una buona notizia. Fai fatica a riconoscerla perché, si sa, fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Qualche esempio?

Daniela Gazzano di Bra, a causa di un’emorragia cerebrale non può più parlare. Ma con l’aiuto di familiari e amici è riuscita a scrivere un bellissimo libro di fiabe muovendo una palpebra, secondo uno speciale codice che indica le lettere dell’alfabeto.
Simona Atzori, nata senza braccia 44 anni fa. Ciò non le ha impedito di laurearsi in arte e di avere una sua compagnia di danza. “Ogni fine per me è un inizio: così ho realizzato i miei sogni”.

Antonio Calò e Nicoletta Calò, una coppia con quattro figli a Povegliano (Treviso) ha aperto la propria casa a sei giovani profughi, prima in Italia ad offrire questo tipo di ospitalità.

E poi c’è Paola Antonini, 24 anni, segni particolari: bellissima. La modella brasiliana ha perso una gamba in un incidente, 4 anni fa. Ma ha deciso che quella protesi, dal ginocchio in giù, non le avrebbe cambiato professione e progetti. “Anche il mondo della moda sta imparando che le persone non sono tutte uguali.” Sui social è una star: raccoglie fondi a favore di chi è disabile ma non può procurarsi delle buone protesi.

Andiamo avanti? C’è Sara Vargetto, 10 anni e la forza di non arrendersi all’artrite idiopatica giovanile. Sara ha il sorriso più affascinante del mondo ed una volontà incredibile. Partecipa alle corse sulla carrozzina spinta con le sue braccia e dal papà. Da un anno è diventata la principessa dei runner. La gente grida "Forza Saretta" e "Viva la principessa", le dà "il cinque". E lei risponde felice con un "Eddaje" che è il miglior ricostituente per affrontare la vita con più forza e più positività. E alla fine, anche i top runner che la precedono lo ammettono: è lei a vincere tutte le corse.

E poi ci sono le centinaia di persone a mettersi in coda ai gazebo per il piccolo Alex, il bimbo che è affetto da una malattia genetica rarissima e che non lascia speranze di vita senza trapianto di midollo osseo con un donatore compatibile in tempi rapidissimi. Il suo destino è legato a un filo, che può essere sostenuto dalla solidarietà. E di solidarietà se ne è vista tanta. Ma chi l’ha detto che la gente è cattiva o menefreghista? Ci sono ancora persone così, e sono tante. E creano piccoli, grandi miracoli, come canta Tiromancino…

“Sto parlando a te che insegui l’amore
e costruisci la sua immagine ideale
che poi svanisce nel rumore della vita reale
sarebbe meglio se ti riuscissi ad ascoltare
Vivere per i piccoli miracoli
nascosti in certi attimi che non torneranno più
per questo tu potresti scegliere
l’amore che fa sorridere
come un’onda da prendere e a decidere sei tu…
Sto pensando a te che insegui l’amore
la tua libertà è diventata una prigione
non ti piaci mai e vorresti cambiare
sarebbe meglio se
ti riuscissi ad accettare…”

C’è una ragazza, Serena D’Amico, 15 anni.  È sopravvissuta al terremoto di Amatrice ma ha perso la nonna. Per lei era la persona più importante al mondo. Sempre pronta a regalarle un sorriso e belle parole, come solo le nonne sanno fare, soprattutto da quando i genitori di Serena si erano separati e lei, come ogni estate, aveva ospitato sua nipote. Dopo quel giorno fatale Serena non ha più parlato. Il dolore, il trauma, l’avevano sconvolta al punto da farle perdere la parola.  Si era chiusa nel silenzio del suo mondo di dolore. Avrebbe voluto morire anche lei. Un giorno la prof ha assegnato alla classe un tema dal titolo: “Inventa un racconto a piacere”. E davanti a quel foglio bianco, Serena ha rotto il silenzio in cui si era chiusa. «Il 24 agosto è un giorno che ricorderò per il resto della mia vita. Il palazzo di mia nonna di tre piani era diventato un cumulo di macerie di due metri. Se la sera prima avessi saputo che l’avrei abbracciata per l’ultima volta, giuro che l’avrei stretta più forte e sarei rimasta con lei. Mia nonna è una persona forte che si è sempre sacrificata per il bene della famiglia: per me è una seconda mamma. Utilizzo i tempi al presente perché lei non merita di essere ricordata al passato.». Il tema l’ha aiutata a sfogare il dolore della perdita. Il tema ha segnato una sorta di rinascita, un piccolo miracolo.

E poi c’è  una foto, scattata per caso in un fast food. C’è un marito di 96 anni che imbocca la moglie malata di Alzheimer. Lei non lo riconosce neanche più. Lui si prende cura di lei, in ogni istante. Sono lontani dal chiasso, dalla superficialità, dalle cattiverie. Sono lì, uno accanto all’altra, vicini al cuore.  In questa immagine c’è tutto l’amore, un piccolo miracolo infinito.

Ci sentiamo domenica prossima, a Dio piacendo,

maestro John

Nelle foto:
1) Sara
2) Alex
3) Serena
4) in un fast food




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