Fin da principio l’uomo desidera sapere per cosa accade ciò che l’esperienza gli mostra. Fin da subito quando scivoliamo su una buccia di banana ci chiediamo, perché è lì quella buccia, chi o cosa l’ha posta lì?
ma la fatalità è pur sempre il prodotto del pensiero che pensa l'essere come divenire altro da sé: sicché anche il fatalista riduce la necessità come contenuto della casualità. In ambito ipotetico è necessario che qualcosa accada dice il fatalista e dunque pone la necessità contenuto della forma dell'essere diveniente. No io dico che la realtà è fatale, dico che la realtà fatale non esiste come quella contingente, esiste la verità dell'essere...
No, io non dico che la realtà è fatale, dico che la realtà fatale non esiste come non esiste quella contingente, esiste la verità dell'essere...
Davvero Dru... comprendere ciò che vuoi dire è per me difficile. L’unico aspetto che mi sembra chiaro è che per te la “verità dell’essere” è sia una cosa sia il suo contrario. Essa “è” e “non è” al contempo ciò che sembra “apparire” o “non apparire”. Mah... tutto ciò si riduce per me a quel “nulla” che tu credi non esista, ma che appare evidente a me che leggo.
la contingenza di qualcosa è, ma sarebbe potuta non essere. Questo è Aristotele. Dunque il pensiero dell'occidente.
può qualcosa non essere? No! dunque la contingenza di ogni cosa non esiste, ma è una deduzione fallace del pensiero di Aristotele.
è lo scomparire di qualcosa e non il suo non esser più.
la fatalità di qualcosa è, quando è. Questo è Aristotele. Dunque il pensiero dell'Occidente, dunque il pensiero della Chiesa.
Può il tempo decidere qualcosa dell'essere? No! perché l'essere avvolge il tempo non ne è avvolto (mistico); perché se l'essere fosse secondo il tempo prima di essere non sarebbe e questo è l'impossibile (filosofico)
dovrebbe poi mostrare la sua valenza ontologica resa impossibile in sé dal fatto che il prima non sarebbe prima del poi.
è l'apparire dell'esser sé dell'essente, che dunque l'esistenza non sia è impossibile.
Dopo aver studiato profondamente Severino, il senso comune sfugge, le abitudini di pensiero anche e dunque chi lo ha capito certamente viene, dal senso comune e dagli abitudinari, facilmente preso per folle... ti capisco.
non ti resta che credermi, o studiarlo. Ciao.
Hai ragione: Severino non l'ho studiato bene e non ho letto tutto ciò che ha scritto. Ora sto studiando altro che mi interessa maggiormente. Ahimè tutto non posso conoscere contemporaneamente. Che Severino sia un pensatore importante non c'è dubbio. Purtroppo, però, non posso credere a te, suo fervente devoto, anche se mi piace conversare con te. La mia fede e posta altrove, dove tu sai e dove tu legittimamente preferisci non infiltrarti. Non credo tu sia un folle. Penso tu abbia una fede cieca nel pensiero di un grande, seppur semplice, uomo come noi. Solo uno spunto poetico: l'uomo della strada, quello per te dotato dello sciocco senso comune, è capace di... camminare. E' un errante. E' ovvio che appaia una specie di "barbone" a chi sta fermo nelle sue statuarie certezze.
Dove l’ho scritto? A proposito di fermezza.
Sono i pensatori fondamentali della dialettica occidentale: Aristotele, Hegel e Severino. Cristo è un nano a confronto.
Non pensare ch dico bugie, io dico della Verità.
Modesta
Se non studi Severino non sai nulla, ed è vero.
On si sà nulla davvero senza Aristotele
Non pensi?
Pareggio casalingo per l'Odolo L’Odolo di Tonni come la Juventus di Ferrara scivola su una buccia di banana e getta alle ortiche due punti preziosi di questo inizio di campionato.
Restare liberi nella tecnica E' significativo il pensiero che rende il senso della cosa, o il significato che è la sua essenza. differentemente il suo esser quella cosa, quel pensiero, vuole la trasformazione di essa. La trasformazione di essa è lo scopo dell'azione voluta
Non ho colpe perché ero comandato Dovete sapere che a Norimberga i nazisti ebbero l'ardire di mostrare cosa celasse il significato della tecnica nel suo lato peggiore...
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ID79064 - 08/01/2019 12:38:38 - (Pseudosofos) - La fatalità di Dru
Non so Dru se ciò che scrivi riguardi l’individualismo. Il tuo articolo lo intitolerei: da dove trae la sua forza il fatalismo nella mente, ovvero la fede di un intelletto nel fatto che tutto ciò che accade, anche ciò che accade come da esso conosciuto in quanto casuale, accada necessariamente e quindi sia incontraddittorio.