Ricerche nel bosco, arrestato un latitante

Cercavano altro esplosivo, dopo il rinvenimento dei candelotti e dei detonatori in località «Bondone», tra i monti di Villanuova sul Clisi.
Da domenica, dopo la scoperta casuale di quel borsone contenente polvere da cava, i carabinieri di Salò stanno svolgendo accertamenti a vasto raggio per individuare possibili altri nascondigli e, soprattutto, chi ha nascosto tra i cespugli la borsa trovata da un cercatore di chiodini anche per risalire alla provenienza.

Ieri mattina venti carabinieri di Salò e di Desenzano hanno perlustrato un tratto di bosco e perquisito alcuni cascinali dopo aver appurato la presenza di persone.
Tracce fresche, impronte lasciate sul sentiero e i resti di recenti fuochi.

Durante una perquisizione in un cascinale isolato i militari hanno scovato un latitante.
Si tratta di un marocchino di 26 anni ricercato dalla procura di Brescia nell’ambito di un’inchiesta su un traffico di droga e un «giro» di prostituzione minorile.
Il maghrebino si era rifugiato tra i boschi e da ieri si trova a Canton Mombello. N.M., dovrà spiegare ai magistrato bresciani perché si è rifugiato tra i boschi di Villanuova.

Non ci sarebbero però collegamenti tra il rinvenimento dell’esplosivo da cava e la sua presenza. Il marocchino si è trovato nel posto sbagliato nel giorno sbagliato.
Su di lui stavano indagando i carabinieri di Desenzano.

Per quanto riguarda l’inchiesta sull’esplosivo importati elementi sono già stati acquisiti dagli investigatori dell’Arma. Rilevate tracce e impronte di chi ha maneggiato il borsone.
Alcune perquisizioni domiciliari effettuate tra l’entroterra gardesano e la Valsabbia non hanno ancora portato a risultati concreti.

La borsa verrà ora consegnata ai carabinieri del Ris di Parma insieme ai candelotti - peso di poco inferiore ai cinque chili - e ai detonatori per ulteriori accertamenti.
Le indagini potrebbero in tempi brevi imboccare una pista ben precisa.

Chi ha esaminato i candelotti d’esplosivo, apparsi in buone condizioni di conservazione, anche se di recente fabbricazione, ha appurato che non si tratterebbe di esplosivo in uso nel Bresciano.
Cade l’ipotesi presa in esame in prima battuta e cioé di un furto in un deposito, esplosivo rubato o rinvenuto casualmente durante scavi nelle cave di marmo della zona di Botticino e Virle o utilizzato per le galleria tra Gavardo e la bassa Valsabbia.

Qualcuno potrebbe aver recuperato o essere venuto in possesso di esplosivo da utilizzare nella nostra provincia o da rivendere a persone legate alla malavita.
Si tratta ovviamente di ipotesi investigative.

I carabinieri del Nucleo operativo di Salò non escludono nessuna ipotesi. Certo è che il rinvenimento di quella polvere da cava ha destato allarme, in un periodo particolare per quanto riguarda la sicurezza nazionale e possibili attentati di matrice terroristica.
Si stava forse per compiere un attentato o chi era in possesso dell’esplosivo lo stava per rivendere. Ma il cercatore di funghi ha fatto fallire la trattativa.

Da quanto si capisce, i carabineiri un’idea se la son fatta e stanno lavofrando per giungere a chi ha nascosto la borsa nel bosco

Franco Mondini
da Bresciaoggi

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