26 Marzo 2019, 15.22
Gavardo
Blog - Maestro John

Un prete, un padre... e un vescovo

di John Comini

È andato in Paradiso don Angelo Chiappa. L’ho conosciuto molti anni fa, quando con la mia attuale moglie la domenica davamo una mano a cucinare presso la “Casa del Fanciullo”, l’istituto per minori di Bogliaco, da lui gestito dal ’70 al ’77.


Era situato in un posto meraviglioso, baciato dalle acque del lago. C’era anche mia sorella Valentina, e tra i ragazzi orfani o con problemi familiari c’era Cesare Mazzocchi, una persona meravigliosa. Sarebbe poi venuto a recitare la parte di Sancio nel “Don Chisciotte” del Teatro Poetico Gavardo: Cesare era un mimo irresistibile, con i suoi lazzi, le smorfie e le acrobazie coinvolgeva il pubblico, meravigliando grandi e piccini.

Ora fa le capriole nelle nuvole di un Dio sorridente, sotto lo sguardo benevolo del caro don Angelo. Un sacerdote che ha cercato di tradurre il Vangelo in opere quotidiane al servizio degli ultimi e dei poveri.  Era innamorato della vita, si è definito «uomo di dura cervice»: perché don Angelo ha sempre messo l’uomo al centro della sua missione cristiana. Si è ispirato a Don Milani, ha aperto le porte dell’Istituto, ha creato relazioni tra ragazzi e l’ambiente sociale, ha inventato le prime forme di affido. Si era impegnato con lo IAL Cisl, è a lui che si deve la nascita della figura degli educatori professionali.

Spero che don Angelo abbia dimenticato una sera in cui, con un gruppo di amici gavardesi (tutte brave persone, eh!) abbiamo cantato durante la Messa di Natale a Muslone, dove il don era parroco. Ci aveva detto: “Mettetevi dietro l’altare.” Ma l’altare era contro il muro, e già durante “Adeste fideles” qualche corista si è messo a ridere. Sapete quando uno vorrebbe ridere e non lo può fare? È peggio! La faccenda è andata avanti durante tutta la Messa, sia durante l’elevazione (quando mia sorella ha suonato una struggente melodia con l’armonica a bocca, ma poi ha dovuto “pulire” lo strumento…) sia alla fine, quando abbiamo cantato “Amici miei venite qui…” mentre la brava gente del posto usciva leggermente frastornata da quell’improbabile coro. Perdonaci, caro don Angelo!

Penso a quanti sacerdoti e suore (come tanti laici) hanno vissuto per gli altri in nome di Cristo. E come non ricordare suor Liliana Rivetta e don Pierluigi Murgioni?
Vorrei anche ricordare padre Gianpiero Baresi, da poco salito al cielo. Missionario comboniano in Brasile, era figlio di Angelo e Lucia, che avevano formato una bella famiglia di 13 figli (il primogenito, Luigi, fu tra i dispersi sul fronte Russo).

Come padre Gianpiero, altri due hanno scelto la strada religiosa: suor Margherita, comboniana in Africa, e don Innocente, che ha lasciato un segno indelebile a  Bagolino (dal ’53 al ’63), a Treviso Bresciano (dal ’63 all’80), a Sabbio Chiese (dall’80 al 2005), per poi tornare a casa, a Gavardo, paese al quale è sempre stato molto legato.

È impossibile sintetizzare il bene che padre Gianpiero Baresi ha donato. Era davvero un profeta del Concilio Vaticano II, un appassionato della causa dei poveri. Aveva un sorriso contagioso ed una fermezza di principi: viveva il Vangelo non come messaggio di buonismo, ma come segno di contraddizione, di cambiamento del cuore. È nato l’8 ottobre 1936 a Gavardo ed è stato ordinato sacerdote nel ’62. Contribuì al processo di rinnovamento dell’Istituto Comboniano, proprio negli anni delle contestazioni giovanili.

Nel 1974 partì per il Brasile. Come ha detto padre Giovanni Murari, nello stupendo rito funebre per l’addio al confratello: “Si diceva che bisognava andare a scuola dei poveri, che devono essere loro i nostri maestri di vita. Si diceva che non ha senso andare in missione se non è per condividere la vita della gente, la sua storia, le sue difficoltà. Baresi portava questo stile nella vita di ogni giorno, anche nel cibo. Ci insegnava ad essere essenziali, senza buttare nulla, ad auto-mantenerci.

Aveva scelto la regione di San Paolo, una periferia abbandonata, spesso teatro di conflitti. Mai una pratica religiosa che non avesse un risvolto pratico, che non diventasse spinta verso un mondo più giusto e fraterno. Nell’83 padre Gianpiero fu uno dei promotori di un’iniziativa che fece molto parlare: il 5 x 2. Erano anni di elevatissima disoccupazione.

Ispirato al miracolo contenuto nei Vangeli dei 5 pani e dei 2 pesci, ebbe l’idea di mettere insieme 5 famiglie di persone con regolare lavoro con 2 di disoccupati, adottati perché almeno non mancasse loro il cibo. Padre Gianpiero dette un contributo straordinario nella comunicazione. Gli piaceva scrivere e scriveva molto bene…”

Guidò la rivista ‘Senza Frontiere’, assumendo le lotte degli oppressi. Nel paese dominato da un regime dittatoriale, vedendo la distruzione delle baracche dei poveri più disperati, scrisse “Lo sfogo di padre Abele”, un testo che provoca.
“Dico: "Maledetti coloro che distruggono la casa dei poveri".
Rispondono: "Stiamo semplicemente adempiendo l’ordine del giudice".
Ripeto: Maledetto è colui che ordina di distruggere la casa dei poveri!"
Si difende: "Applico semplicemente le leggi".
Insisto: "Maledette sono le leggi che ti permettono di distruggere la casa dei poveri!"
Reagire: "Ma le leggi sono state fatte dai rappresentanti del popolo".
Ribadisco: "Maledetti quelli che hanno distrutto la casa dei poveri!"

Come non ricordare qui il caro don Pierluigi Murgioni?
Padre Baresi ha partecipato a lotte contadine e indigene per la demarcazione delle terre. Come priorità urgente per l’evangelizzazione, ha presentato temi in difesa e promozione dei diritti umani, giustizia, pace e integrità del creato.
Era davvero un uomo di speranza. Ricordo un proverbio africano: "Gente semplice, facendo piccole cose, in luoghi non importanti, fa straordinari cambiamenti".

A proposito di Africa…
Lunedì sera a casa mia ho cenato accanto a Sua Eccellenza Gaston Ruwezi, Vescovo del Congo. C’era anche mio cognato Luigi Avanzi, che sta partendo con alcuni volontari del gruppo Mali-Gavardo per collaborare con operai maliani alla costruzione di un ospedale, dare ai poveri cure gratuite e di qualità, ridurre il tasso di mortalità di bambini e mamme, fare prevenzione alimentare e sanitaria. Il Vescovo Gaston è classe 1961, parla benissimo l’italiano, è una persona davvero splendida, profonda e cordiale. E capisce tutte le mie battute, rispondendomi con frecciate umoristiche. Sì, perché ho scoperto che è interista (nessuno è perfetto, neanche i vescovi!) nonostante abbia vissuto alcuni anni a Torino…

Quando è stato nominato da Papa Giovanni Paolo II nel 2004, era il più giovane vescovo cattolico del mondo. Ho scoperto che è anche padre spirituale della Nazionale del Congo, e da oggi tiferò anche per quella! Io gli ho chiesto quando ha intenzione di diventare Papa… più che altro, così diventerò famoso anch’io, per averlo conosciuto! Grande Vostra Eccellenza Gaston! E forza Congo (e anche Juve, eh eh eh)!

maestro John

Nelle foto:
1)il sorriso buono di don Angelo Chiappa
2)i tre religiosi della grande famiglia Baresi
3)padre Gianpiero prega con i ragazzi di strada
4)il sottoscritto con il futuro Papa Gaston I
 
Un particolare ringraziamento a Italo ed Emilio Baresi




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