24 Giugno 2019, 06.27
Roè Volciano
Dossier: A spasso nel tempo 3

Il Gobbo di Gazzane (e di Salò!)

di red.

Gli alunni si sono recati in Duomo, a Salò, per poter conoscere “personalmente” il gobbo di Gazzane...


Costui viveva, sul finire del XV secolo in una piccola e povera famiglia ed era l'unico, debole e malaticcio figliolo; si chiamava Mometto e, per la sua gobba sulla schiena, veniva chiamato da tutti il Gobbetto.
Sua madre, che gli voleva un mondo di bene, morì quando lui aveva solo 6 anni e la nuova moglie del padre non dimostrò per il figlio lo stesso affetto.

Del resto neppure Mometto si mostrava collaborativo nei confronti della donna e, anzi, invece di aiutarla, trascorreva il tempo per strada e nei campi, a divertirsi.
I coetanei, però, lo deridevano, soprattutto quando riceveva per la sua disobbedienza tante bastonate dalla matrigna.

Fu mandato presto a lavorare presso un contadino avaro e senza cuore perché portasse al pascolo le sue pecore.
Capitò però un giorno che, affaticato, Mometto si addormentasse e gli animali entrassero in un seminato e si rimpizzassero... Immaginate la rabbia del padrone del campo, che con furore urlò al ragazzo che si sarebbe tenuto le pecore del suo padrone.
Mometto si spaventò a tal punto che, per paura delle conseguenze della sua distrazione e della reazione che avrebbero potuto avere il padre ed il padrone, decise di non tornare a casa.

Prese allora a camminare lungo un sentiero che portava a Salò, singhiozzando per la disperazione.
Una donna, che percorreva la stessa strada dietro di lui, sentì il suo pianto e, per consolarlo, lo invitò a casa sua per cena e gli preparò poi un piccolo letto per ospitarlo per la notte.

Mometto piacque anche al marito della donna che, essendo falegname, decise di ospitarlo per un po' nella propria casa per insegnargli l'arte del suo mestiere.
Mometto trascorse con la nuova famiglia giorni sereni ed ebbe l'occasione anche di rivedere il padre, al quale promise che avrebbe mandato i suoi primi guadagni.

Intanto, in quegli anni, a Salò,
si stava costruendo il Duomo, la cui prima pietra fu posata il 7 ottobre del 1453.
Mometto era ormai divenuto un artigiano provetto, instancabile e d'un inesauribile buon umore e, chiamato a lavorare presso la fabbrica della chiesa, era benvoluto da tutti.
In particolare, aveva stretto amicizia con un giovane scalpellino, con cui trascorreva anche le domeniche in piacevoli passeggiate.

I lavori di costruzione erano nel frattempo quasi conclusi e Mometto, chiamato ora da tutti affettuosamente il Gobbo del Duomo, aiutava spesso gli altri operai appoggiando sulla propria gobbetta il carico dei loro attrezzi.
Una sera, il giovane stava trasportando sulla propria schiena una cassetta di chiodi che occorrevano per fermare una trave, prima di smettere i lavori della giornata.

Sul ponteggio, però, un'assicella si mosse
...Mometto fece per trattenerla ma dallo slancio precipitò nel vuoto.
Il giovane non sopravvisse alla caduta e i lavoratori che avevano assistito alla scena, dopo che il parroco ebbe dato benedizione alla salma, se ne andarono tristi a casa.

Il più disperato era però il giovane amico scalpellino, che si pose da allora a lavorare un blocco di pietra che aveva a casa sua, bagnandolo con le sue lacrime e accarezzandolo.
Lo scolpì come ricordava di aver visto per l'ultima volta Mometto, curvo con la cassetta sulla schiena.

Ecco, ora, tra le opere d'arte nel Duomo, c'è ancora il Gobbo di Salò.

Entrando in chiesa, date un'occhiata alla parete di sinistra, e troverete una scultura che ricorda il povero Mometto.

E sulla facciata del Duomo, cercate la croce che lo ricorda...è difficile vederla, ma i ragazzi ci sono riusciti!




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