31 Dicembre 2019, 09.47
Gavardo
Lettere al direttore

Perché non dare vita alla Comunità del Medio Chiese?

di Filippo Grumi

Alcune vicende accadute nel recente passato mi hanno portato a riesaminare il detto “l’unione fa la forza” coniugato però in versione amministrativa.


Mi riferisco alla questione del maxi depuratore del Garda sbarcato prima a Muscoline e poi a Gavardo e alla questione dell’ipotizzato (e fortunatamente scongiurato) trasloco da Gavardo a Salò dei servizi ASST presenti a piano terra della biblioteca di Gavardo.

Seppure i due eventi siano profondamenti diversi fra loro è apparso evidente che se non si fosse “fatto squadra” tra Comuni vicini quelle decisioni calate dall’alto avrebbero incontrato ben pochi ostacoli nell’essere portate a compimento, con le conseguenti gravi ripercussioni sulle comunità interessate.

Il singolo territorio, la singola amministrazione comunale, dovendosi confrontare con un potere politico, economico o gestionale sovracomunale avrebbe avuto ben poche possibilità di successo nella difesa del proprio interesse locale, dei propri cittadini o del proprio territorio e le vicende di cui sopra non possono che fare da monito.

La riflessione viene quindi spontanea, perché non trasformare queste “alleanze” estemporanee in qualcosa di più organico e permanente?
Perché il territorio, nella sua accezione di comunità, di cittadinanza, non deve avere la possibilità di difendere i suoi valori senza subire delle imposizioni quando invece può avere il “peso” necessario per imporre almeno una discussione, un confronto sulle scelte che lo riguardano senza doverle accettare supinamente quasi a giochi già fatti?

Mi chiedo quindi perché non dare vita ad una sorta di “Comunità del Medio Chiese”, che raggruppi comuni come Prevalle, Bedizzole, Muscoline, Nuvolento, Nuvolera e via dicendo, che hanno sicuramente in comune fra di loro istanze, aspirazioni e/o interessi che devono essere portati avanti con una forza che da soli non sarebbero certo in grado di mettere in campo nei confronti di enti e istituzioni sovracomunali che spesso invece sono più attente ad altri interessi e poteri?

Prendiamo spunto anche noi dai comuni del lago che sono riusciti a trovarsi e dare vita alla “Comunità del Garda” che è diventata un elemento “pesante” quanto c’è da sedersi al tavolo, molto più pesante del semplice insieme dei singoli comuni che la costituiscono!
Non è certo un percorso facile, questo lo capisco ma la ritengo una strada ineluttabile, ormai necessaria, alla luce di quanto successo nel recente passato e da cui è obbligatorio trarre il necessario insegnamento per non soccombere di fronte a scelte spesso imposte e non condivise.

Pensare di affrontare le sfide o i problemi che potrebbero interessare le singole comunità da soli, al di là delle singole capacità e della determinazione dei singoli “Primi Cittadini” che si trovassero a portare avanti le istanze delle proprie Comunità è sempre più difficile mentre, da un lato, la necessità di fare fronte comune è già spesso messa in atto dal punto di vista amministrativo con servizi in condivisione o aggregati tra le varie amministrazioni, quini perché non farlo anche dal punto di vista “politico” inteso come condivisione di comuni interessi e visioni?

Questa necessità di unirsi tra chi ha interessi in comune è esemplificata dalla tiepida (per non dire assente) solidarietà dimostrata dai comuni montani della Valle Sabbia nei confronti dell’amministrazione comunale di Gavardo nella lotta al progetto di Acque Bresciane per la realizzazione del maxi depuratore del Garda sul suo territorio, soprattutto se confrontata alla fattiva solidarietà dimostrata dai comuni estranei alla Comunità Montana di Valle Sabbia.

I gavardesi e i loro amministratori dovrebbe interrogarsi su cosa Gavardo ha in più in comune con Prevalle o Bedizzole rispetto a Pertica Alta o Mura e fare una seria riflessione per valutare se forse non debba proprio essere Gavardo a farsi promotore della nascita di questa nuova realtà territoriale.

Ciò a cui stiamo assistendo potrebbe essere solo l’inizio di percorsi ancora più difficili e se il detto “l’unione fa la forza” è servito in questi casi, la volontà di aggregazione potrebbe rendersi nuovamente necessaria ed è meglio non farsi trovare impreparati, “ogni lunga marcia comincia con un piccolo passo”, chi farà il primo?

Filippo Grumi





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