Dato alle stampe nel 2002, il libro si occupa di un problema secolare del territorio bresciano e valsabbino che è quello della regimentazione delle preziosissime acque del Lago dâIdro, utili per l'agricoltura e per i trasporti.
Il bacino del Medio Chiese e lo sfruttamento delle sue acque
Titolo: Storia dâacque di terre e di uomini
Autore: Milesi Ottorino; Negrinelli Giuseppe; Cassetti Pasini Elvira; Lucchini Lino; Martinetti Antonio; Lecchi Luigi; Tisi Virgilio; Bottarelli Fernanda; Piardi Flavio
Editore: Consorzio di Bonifica Medio Chiese
Pagine: 184
Prezzo: S.i.p.
Il libro:
Nasce nel 2002 (data della stampa) questo volume; in tempo quindi per celebrare lâAnno Internazionale dellâAcqua proclamato nel 2003, ma la sua importanza oltrepassa queste date incentrandosi su un problema secolare del territorio bresciano e valsabbino che Ăš quello della regimentazione delle preziosissime acque del Lago dâIdro.
Il fulcro dellâinteresse di questo studio Ăš quindi lâacqua, le terre e gli uomini entrano nella sua storia solo passando attraverso questo fulcro primario, e lo si capisce bene dal primo contributo che ne esalta le proprietĂ vitalizzanti, ma soprattutto preconizza lo scenario futuro nel quale gli interessi internazionali per lâacqua incominciano a sollevare rumori di guerra.
Niente di nuovo sotto il sole, basterebbe rivolgersi al passato per esorcizzare queste paure, un dĂ©-jĂ -vu insomma che proprio qui, sulle sponde del Lago dâIdro, ha storicamente registrato lo scontro tra persone, territori ed ambiti politici nella contesa delle sue acque.
Il primo contratto in proposito risale al 1253 con lâUniversitĂ del Naviglio Grande, ma poi via via si snocciolano rogiti, privilegi e sentenze del Senato veneziano che dal tramonto del Medioevo giungono fino ai nostri giorni.
Gli interessi da difendere erano sempre quelli, acque necessarie per rendere fertili i territori antropizzati o acque per generare lavoro (mulini, magli, turbine) al servizio dellâuomo.
Acque di superficie come quelle del Fiume Chiese e dei canali che si dipartono dalle sue sponde e acque del sottosuolo, che sgorgano nella zona dei fontanili e delle risorgive per ingrossare le giĂ cospicue vene del territorio bresciano o acque artificialmente emunte dai pozzi artesiani.
Se poi scarsa Ăš storicamente in Italia lâattenzione per lâacqua come via di navigazione interna, che pure in molti paesi dâEuropa ha permesso di guardare attentamente ad una gestione economica dei trasporti, Brescia â con le acque del Lago dâIdro â costituisce una felice eccezione.
Ă vero cioĂš che anche qui Ăš sempre stato primario lâinteresse per lo sviluppo delle risorse idriche nei confronti dellâagricoltura e dellâallevamento, ma alcuni indicatori rendono ben evidente che almeno il Naviglio Grande â derivato dal Chiese, convogliato fino al capoluogo e poi disperso nella campagna della bassa â ha goduto anche di altri interessi.
Lo certificano i resti di quegli antichi percorsi (alzaie) che fiancheggiano lo specchio delle sue acque e che testimoniano chiaramente lâesistenza di una via di scorrimento dei muli e dei cavalli che dovevano trainare chiatte e barconi.
Dâaltro canto il Porto di San Matteo (ormai con certezza situabile nella zona della attuale Via Mantova, poco discosto da Piazzale Arnaldo), fu efficiente fino a buona parte del secolo XIX ed era sicuramente il terminale di arrivo di gran parte della legna bruciata nei camini di tutta la cittĂ .
Ă chiaro comunque che non solo le Rogge Inferiori hanno sempre avuto una vocazione agricola, anche il Naviglio Grande Bresciano nasce infatti principalmente con una inequivocabile valenza irrigua poichĂ© ben difficilmente si puĂČ pensare ad una ipotesi di navigazione che vada oltre la tratta compresa tra Gavardo e il porto bresciano.
Sicuramente infatti quel canale navigabile (frutto di un avveniristico progetto di Giacomo Renati di Chiari) che doveva congiungere Brescia a Venezia attraverso il Naviglio, lâOglio e il Po altri non fu che una interessante ipotesi seicentesca, vanificata purtroppo dagli impegni economici della guerra di Candia che non ne permise la realizzazione.
Appoggiandosi alle ricerche dâarchivio e alla storiografia del tempo, gli autori svolgono un interessantissimo excursus lungo tutte queste vicende che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo dei canali e la gestione delle risorse idriche del Lago dâIdro che â per loro natura â sarebbero defluite con grande irregolaritĂ nel letto del Chiese.
Una storia spesso macchiata da crimini, non solo quelli legati alla furbizia dei massari che cercavano di sottrarre acqua ai vicini per favorire i propri sodali, ma addirittura quelli legati a non infrequenti fatti di sangue, guerre insomma di un tempo nel quale lâacqua del Chiese poteva significare lâunica possibilitĂ di coltivare le lande aride della Bassa, mettendo in gioco la stessa sopravvivenza di una larga parte della popolazione.
Fatti e vicende, narrate con dovizia di particolari, sono il frutto di un ormai decennale interesse per i problemi irrigui del bacino del Medio Chiese che rimanda alla gestione del Consorzio di bonifica omonimo (promotore dello studio), con lo scopo â dopo i continui e reiterati dissidi che insorgevano tra i vari interessati â di mantenere nel tempo quella Pace del Chiese cui a cavallo della metĂ del secolo XX pose mano con solerzia e capacitĂ anche una figura carismatica come quella dello scomparso sindaco di Brescia Bruno Boni.
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