16 Marzo 2020, 10.35
Il racconto

Anch'io, Signore, avrei voluto vedere quell'arcobaleno

di Rosalba Francinelli

“Vorrei aprire gli occhi ma la stanza è buia, come una notte senza luna e senza stelle… ”


“Sento lontane dal mio capezzale solo le voci dei dottori e degli infermieri che da quando sono entrato in ospedale si sono presi cura di me.

In questi giorni non posso neppure
vedere i miei famigliari; sto male, vorrei lasciarmi sommergere dalla vita, ma nello stesso tempo vorrei che la stessa mi donasse l’opportunità di uscire da quest’incubo.

Tutto scorre inesorabile. Da ogni stanza ospedaliera i medici fanno il possibile per cercare di introdurre un sistema strategico per combattere questo virus.

Qualcosa colpisce però la mia memoria, un vuoto, dei rumori lontani rimasti a farmi compagnia. Tutti i profumi delle stagioni mi stanno per salutare. Vorrei recuperare le forze, uscire da quel letto anche se debilitato ma iniziare un percorso fuori lontano da ventilatori e dagli strumenti di osservazione.

Il mio sguardo, i miei pensieri vagano nell’oscurità. Comincio a vedere piano piano il mio cielo che viene verso me. Inizio a sentire una grande pace, tutto è silenzio. I ricordi a breve svaniscono, e la sola cosa che vorrei avere in questo momento sul mio comodino è una corona per poter pregare, perché qualcuno da lassù mi possa lasciare una speranza di poter vivere ancora su questa terra meravigliosa.

Vorrei anche avere una fotografia dei miei cari. I miei genitori, ma solo ora capisco che non posso neppure desiderare questo. Poi penso, vedo una luce splendere all’inizio del nuovo cammino.

Signore, sembra che tutti mi abbandonino, ma non è cosi. Qui medici, infermieri e operatori sanitari hanno fatto il possibile. Devo rendermi conto che il mio destino finirà qui. Ma ora che anche io raggiungerò la meta, aprimi le porte del paradiso eterno, affinché possa prepararmi e tu possa accogliermi tra le tue braccia”.

Cominciò tutto un mese fa, quando fummo allarmati dai telegiornali, che ci comunicarono che un’epidemia di vaste proporzioni si stava propagando in Lombardia, dopo che il focolaio partì dalla Cina.

In pochissimi giorni tutto questo prese una brutta piega, e preoccupati ci dovemmo preparare ad avere una nuova forza interiore, gestendo insomma un colpo troppo improvviso.

Ben presto le prime vittime, ma anche pienamente raggiunte le guarigioni negli ospedali cittadini. Abbiamo confidato e ancora si continuerà a credere nell’equipe medica e dei relativi scienziati, che stanno producendo il massimo e rischiando moltissimo.

Il supporto dei nostri sindaci della comunità valsabbina in questo momento così difficile è davvero notevole.

Non voglio tralasciare neanche i nostri bambini e ragazzi, che con spirito creativo hanno realizzato lavoretti davvero molto belli e fantasiosi, con le loro mamme e le loro maestre, donando in ogni angolo del paese arcobaleni multicolore con un messaggio che comunica forte e chiaro: “Andrà tutto bene”.

Tutti loro sono la vera forza trainante e sociale che accenderà la speranza e manterrà la luce di ogni candela sul balcone viva e presente.
Anche se qualcuno questo arcobaleno non avrà potuto vederlo, noi con i nostri ragazzi e con il cuore della nostra nazione continueremo a ricrearlo per tutti coloro che in ospedale stanno soffrendo, ma riusciranno a farcela.                                                                                  




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