15 Aprile 2020, 08.08
Val del Chiese
Storia

Bondone ora, come ai tempi del Colera

di Gianpaolo Capelli

Andando a ricordare le pestilenze dei secoli passati: quella del Manzoni del 1630, quella del colera del 1800, che imperversò anche in Trentino, l'uomo di fronte alla sua impotenza, di fronte ai terribili flagelli, si affidava e confidava nell'aiuto divino


Alberto Folgheraiter, giornalista trentino di Rai Tre Regione ora in pensione, è scrittore di molti libri pubblicati dei quali due meritano una particolare attenzione in questi tempi di coronavirus.
Il primo intitolato “La collera di Dio. Storie delle epidemie di colera nell'Ottocento trentino” e il secondo, “Tante grazie... e così sia... Uomini e paesi del Trentino Alto Adige, negli ex voto dei singoli e delle Comunità”, nel quale lo scrittore, nella sua ricerca di documentazione storica, fa una mappa dei paesi che furono colpiti in Trentino Alto Adige ai tempi del colera.
In questa seconda pubblicazione, descrive quanto le popolazioni colpite dalla calamità, affidandosi all'Aiuto Divino, promettevano e sancivano numerosi patti di preghiere e devozioni ai loro Intercessori, per Grazia ricevuta.
Folgheraiter, nei suoi libri, illustra e descrive in modo esaustivo gli ex voto dei singoli e delle intere comunità. Alcune pagine le dedica anche al paese di Bondone, ricordando il Voto del 1855 istituito tra i Bondoneri e la Vergine Maria.

A proposito di ex voto, i miei ricordi vanno agli anni Cinquanta e nella mia mente c'è lo stupendo altare, sul quale troneggia la protettrice delle due comunità, la Vergine Maria con Bimbo in braccio.
Allora i due lati del contraltare erano tutti ricoperti di ex voto di ogni tipo, naturalmente in segno di ringraziamento per grazia ricevuta.
Ora sono solo nella mia mente, perchè da alcuni anni sono tutti scomparsi. Non quelli, ma tanti altri, si trovano fotografati nel libro di Folgheraiter.

Anche il professor Gianni Poletti di Storo, storico di chiara fama, con la sua pubblicazione edita dalla Cooperativa Il Chiese, di cui è stato Presidente per molti anni, affronta il problema delle pestilenze.
Il libro in questione, attualissimo, si intitola: “Il colera a Storo e altri studi”.
Recentemente sul quotidiano trentino “L'Adige” del 5 febbraio scorso, è stato pubblicato, negli editoriali che riguardano “La storia”, un suo articolo molto interessante dal titolo “Le pestilenze e le quarantene”. Il professor Poletti così scrive:

“Negli anni 1836 e 1855 il colera colpì pesantemente il Trentino, mandando al cimitero seimila vittime in ciascuno di questi anni...
Il podestà di Storo(14 decessi con 43 contagiati) istituì un cordone sanitario al confine del Caffaro e lungo le strade per la val di Ledro e Riva, in Ampola, affittati due locali della fucina Glisenti (dove cinque anni dopo fu costruito il forte d'Ampola).

Due giovani si prestarono giorno e notte a controllare viandanti e procedere alla loro disinfezione con suffumigi...
I due guardiani consegnavano ad ogni viandante il certificato che aveva sostenuto la disinfezione: ‘Suffumicato’, le matrici sono ancora conservate nell'archivio comunale(di Storo). L'epidemia scomparve dal distretto verso la fine di agosto.

Il Capo comune e il curato di Bondone sapevano che il loro paese era stato risparmiato totalmente grazie al cordone sanitario che avevano posto alla partenza della mulattiera che saliva dal lago d'Idro, ma vollero ugualmente rendere grazie alla Madonna.
Decisero perciò di far seguire ai due tradizionali giorni di festa di settembre una terza festa di devozione.
‘Onde decorare maggiormente la sacra funzione’  chiesero ai vicini alcuni mortaretti.
Non tutto però filò liscio. L'epidemia, favorita dai rapporti con i paesi contagiati e incentivata dagli assembramenti delle feste religiose prese piede anche a Bondone e si diffuse rapidamente.
I contagiati furono 27, i morti 9.  Li seppellirono in mezzo al bosco, dove già avevano affidato le ‘povere anime’ di altre pestilenze.”


Leggendo quanto qui sopra è stato scritto dal Professor Poletti e confrontandolo con quanto scritto fino a pochi giorni fa sui quotidiani locali, Bondone è indenne ora come anche allora per molto tempo, almeno finché i suoi abitanti non entrarono in contatto con i vicini di altri paesi\: da ultime notizie anche a Bondone è arrivato il coronavirus.

Ci vorrebbero le carbonaie di una volta
, con il loro acre odore di fumo a sconfiggerlo? Ma... Vicino alla “santela”, in località Plos dove ogni anno si giunge con la processione votiva  in occasione della peste del Manzoni, furono sepolti i tanti abitanti deceduti per il contagio che non trovavano posto nel cimitero vicino alla chiesa e che ogni anno vengono ricordati.
Come si evidenzia nell'articolo del professor Gianni Poletti, le misure anti-contagio, per quel che si poteva sapere e fare, venivano prese anche allora. Era accertato allora, come ai giorni nostri, che gli assembramenti favoriscono il contagio: restare a casa è molto importante!

Ritornando a Bondone, come altre volte scritto, la pestilenza del colera aveva colpito il paese e l'istituzione della festa del “Voto” fu la conseguenza.
Il resoconto della festa del voto è riportato con un’ampia documentazione nel libro “Fede e Tradizione nelle comunità di Bondone e Baitoni”, coautori lo storico professor Ugo Vaglia di Vestone e don Dino Menestrina, guida delle comunità di Bondone e Baitoni per 25 anni.
 
Così scrive, don Mantovani, parroco a metà del 1800 a Bondone, nel suo manoscritto.

“Nell'agosto del 1853, il flagello della peste (colera) percosse orribilmente il paese, ad eccezione di otto case. I pochi sopravvissuti al contagio si rivolsero alla loro Madonna e fecero voto di offrire una giornata di festa e preghiera in cambio della Sua protezione…”.

Il documento originale del voto. porta la data del 31 agosto 1855.
Ecco un breve passaggio della lettera inviata al Principe Vescovo Ordinario di Trento da parte del decano di Condino, a nome dell’intera popolazione:

“Il popolo di Bondone santamente atterrito dal flagello, che or romba or percuote i suoi vicini, s'affretta a raccogliersi sotto il possente patrocinio di Maria Santissima Vergine Immacolata di Dio...
QUESTO POPOLO a sempre più meritare la protezione di Maria... ebbe ad emettere il seguente VOTO, che desidererebbe che fosse perpetuo... DEDICARE E CONSACRARE UN GIORNO CHE NON SIA GIA' PRIMA VINCOLATO A FESTA DI PRECETTO, PER UNA PUBBLICA VENERAZIONE DI MARIA, QUAL'INNO DI SOLENNE RINGRAZIAMENTO ED A PERENNE INVOCAZIONE DI NUOVE GRAZIE...”.


Segue una lunga serie di impegni che gli abitanti di Bondone vogliono assumersi per onorare la festa del “Voto”.
Tra questi impegni, anche quello del comune: “tutte le spese occorrevoli e non occorrevoli, per la perpetua esecuzione di questo voto, nessuna eccettuata, restano a tutto carico della Cassa Comunale di Bondone e delle offerte dei fedeli”.
Questa clausola, in tempi recenti,sembra essere stata invalidata.

La risposta del Principe Vescovo
arriva concedendo il voto, ma non in maniera completa, impartendo varie disposizioni per lo svolgimento della festa. Una di queste recita che se la festa cade di domenica, in rispetto alla festività, la festa deve essere spostata al giorno dopo.
 Imposizione che gli abitanti di Bondone hanno sempre onorato e onorano tutt'ora.

Nel raccontare la festa del Voto si affianca un'altra storia, maturata nell'ombra e nel silenzio e alimentata dalla fede e dalla speranza nella confidente protezione della Madonna, alla quale la chiesa di Bondone è dedicata “Natività Beata Vergine Maria”.
La storia parallela viene raccontata dalle effigi dipinte sulle case di Bondone, ma alcune anche a Baitoni, nelle piazze e lungo le vie dell'abitato.
Dipinti che rappresentano Santi diversi ai quali viene sempre associata, come atto di ringraziamento, l'immagine della Madonna.
Fatti dipingere, a memoria perpetua, da chi era scampato al contagio.

Molto significativo quello sulla casa dell’Amabel, di fronte alla casa con il portale in granito, dove il mascherone fa la linguaccia: la casa dei “Polme”, nel quale viene raffigurato il colloquio del re con la morte.
A stento si legge ancora il discorso tra i due, scritto sul dipinto. Se non si interviene presto, uno dei Borghi più Belli d’Italia resterà senza quei dipinti storici, per i quali in prevalenza, è stato scelto. Il re ha in mano una borsa piena di zecchini di oro che vuole dare alla morte purché lo lasci vivere. La morte risponde: “poiché son giusta e retta e non faccio conto di alcuna ricchezza” e con la falce taglia la vita del re.

Sembra di essere ai tempi attuali, il coronavirus non guarda in faccia a nessuno, anzi ogni giorno ci toglie, oltre tanti nostri cari, persone che definire eroiche è poco, dire sante ancora.
Queste persone ogni ora, ogni giorno sono al servizio di chi è ammalato, per curare, confortare e supplire alla mancanza degli affetti più cari di cui sono privati gli ammalati, per non diffondere ulteriori contagi.
In questo ricordo vengono comunati tutti gli uomini di “buona volontà e altruismo” che ogni giorno lavorano per tutti noi.
Credenti e non applicano alla grande quello che è scritto nel Vangelo, per guarire gli ammalati loro affidati. Tanti perdono la loro vita per salvare quella degli altri.

Uno solo sarebbe stato già troppo, ma ogni giorno l'elenco si allunga.
Grazie Angeli… il posto per voi in paradiso deve essere quello alla destra del Padre.

Gianpaolo Capelli

.in foto:
- copertina del libro professor Gianni Poletti Storo "Il colera a Storo e altri studi"
- murales sulla casa Amabel a Bondone "il re e la morte"
- casa dei Narì “murales le due madonne si incontrano"
- altare e contraltare chiesa Natività Beata Vergine Bondone.




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