l’«Itis» ha fatto scuola

L’Istituto di istruzione superiore «Perlasca», in questo caso attraverso la sede di Vobarno, si conferma una realtà all’avanguardia anche dal punto di vista dell’assistenza agli studenti in difficoltà. La scuola ha infatti introdotto da tempo il «Progetto mentoring» per offrire ai ragazzi uno strumento per vincere su timidezza, difficoltà relazionali e disturbi comportamentali. E i risultati sono stati molto interessanti.

Mentoring, un’idea lanciata molto tempo fa negli Stati Uniti da Matilda Raffa Cuomo, moglie dell’ex governatore dello Stato di New York, deriva da Mentore: amico di Ulisse e precettore del figlio di quest’ultimo, Telemaco. A Vobarno funziona da 7 anni e vanta una settantina di «mentee», ovvero ragazzi «difficili», pronti ad abbandonare gli studi per scarsa autostima, difficoltà relazionali, disagi comportamentali o altro, che sono stati recuperati grazie appunto all’opera ai mentori, volontari che per tutto l’anno scolastico seguono i ragazzi problematici e li aiutano non tanto a scuola, quanto nella sfera affettiva e relazionale.

«La migliore testimonianza della positività del progetto - spiega la coordinatrice, la docente Anna Maria Scotto di Luzio - è data dal fatto che oggi tra i mentori c’è anche un ex mentee, che evidentemente ha ribaltato la sua situazione di disagio».
Per il prossimo anno, i vertici dell’Iis «Perlasca» hanno chiesto a Vobarno di proseguire nella campagna (che ha l’appoggio della Fondazione Cariplo) e alla sede di Idro di avviare un intervento analogo.

«Tra i mentee è forte la presenza di extracomunitari. E Questo fa sì che, oltre alle difficoltà sociali, ci siano anche quelle linguistiche. Nell’anno scolastico appena concluso erano oltre la metà degli assistiti, mentre a ricoprire il ruolo di guide sono stati 13 ragazzi della quinta Itis che si sono distinti per la sensibilità dimostrata. Ci sono poi collaboratori esterni, come l’agente della polizia locale Michele Dicembrini e l’arbitro e istruttore di guida Fabio Malacrida».

Il progetto prevede che precettore e «apprendista» si incontrino a scuola per almeno 2 ore pomeridiane nell’arco della settimana, attuando una sorta di «adozione» nella quale compito del primo è convincere il secondo ad aprirsi, confidarsi e chiedere aiuto.

M.PAS. da Bresciaoggi

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