06 Maggio 2020, 08.27
Vobarno
Lettere

I fiori del partigiano

di Alfredo Cadenelli

Un 25 aprile anomalo quello vissuto nel 2020. Un giovane di Vobarno, il primo giorno di "riapertura" alle passeggiate oltre i 200 metri da casa, ha trovato un modo personalissimo di ricordarlo. Pubblichiamo volentieri


La canzone simbolo della nostra Resistenza, Bella Ciao, si conclude con un’immagine molto forte, molto intensa e molto poetica, io credo: l’immagine di un fiore, il Fiore del Partigiano, che fa ombra alla sepoltura del Ribelle “morto per la Libertà”.

“Tutte le genti che passeranno ti diranno che bel fior”
: non cerca parole di gloria, il Partigiano, si augura soltanto che i passanti possano ammirare la bellezza del suo fiore.

Il 25 Aprile di quest’anno è stato certamente anomalo, costretti a rimanere in casa senza la possibilità di festeggiare insieme il 75° anniversario di una data così importante, centrale per la storia della nostra Repubblica.
Ognuno ha ricordato la Liberazione un po’ a modo suo, scegliendo luoghi e rituali differenti: qualcuno l’ha fatto leggendo qualche pagina di un libro, qualcuno guardando la televisione, qualcuno con una preghiera, altri con una manciata di canzoni, qualcuno certamente non l’ha nemmeno ricordata e qualcun altro ha cercato persino di denigrarla con assurde e irrispettose proposte di equiparazione dei caduti partigiani alle vittime della pandemia.

Personalmente il 25 Aprile sono rimasto per parecchio tempo al computer, per mandare in onda la diretta “Liberi come l’aria” organizzata insieme agli amici dell’Associazione Il Graffio.
Il giorno dopo, però, sentivo che quella bellissima esperienza virtuale non era stata sufficiente, mi mancava ancora qualcosa di reale, al tempo stesso fisico e simbolico, per ricordare la Resistenza e festeggiare la Liberazione.

Allora ho deciso che, nel primo giorno in cui sarebbe stato possibile varcare la soglia di un parco pubblico, avrei omaggiato con un simbolico fiore il Monumento al Partigiano, che dall’estate del 2011 adorna il bel giardino, un tempo soprannominato BoScout, di via Alfredo Poli a Vobarno.

Il mio fiore era una copia della nostra Costituzione, l’eredità più preziosa che la Resistenza ci ha lasciato in dono.

Il 4 maggio mi sono diretto a piedi verso il parco di via Poli e ho appoggiato, delicatamente, una copia della Costituzione ad un angolo del Monumento al Partigiano.
Ho pensato però che nessuno avrebbe potuto leggerla, quella copia, e allora sono tornato a casa, ne ho infilate nello zainetto altre e mi sono diretto di nuovo verso il parco, per poi lasciare una seconda copia della Costituzione su una panchina della vicina Isola Bella, appena “oltre il ponte” di ferro che congiunge le due sponde del Fiume Chiese.

Una terza copia l’ho infilata nell’aiuola che circonda il Monumento ai Caduti di tutte le guerra, poco più avanti lungo la Strada Provinciale, un’altra l’ho abbandonata sulla Panchina Rossa di fonte all’attuale sede del Municipio, una sul Ponte Vecchio, vicino al vecchio Comune, una appena sotto alla piccola scultura che simboleggia la Pace in Largo Donatori di Sangue, una nel parchetto fra il Supermercato e l’Ufficio Postale, una in quello accanto a casa mia, dedicato a don Giuseppe Frascadoro, una nella piazza che porta il nome dell’Europa, una nel parco di fronte al Campo Sportivo Comunale.

Due copie sono finite anche nelle vicine frazioni di Pompegnino e Collio,
comodamente raggiungibili a piedi, per poi salire alla Madonna della Rocca, che si narra durante la guerra abbia protetto il nostro paese dai bombardamenti, omaggiandola dell’ultima copia della Costituzione e concludendo così il mio breve “pellegrinaggio laico”.

In tutto ho lasciato sparse per il paese altre 12 copie della Costituzione, oltre alla prima del Monumento al Partigiano, in 12 luoghi simbolici per la comunità vobarnese.
12 è il numero dei Principi Fondamentali, i pilastri su cui si regge tutta la nostra Costituzione. 
Sono 12 articoli molto belli, che invito tutti a rileggere, scritti in maniera limpida, cristallina, proprio perché tutti possano comprenderli e farli propri.

Questo piccolo gesto anche un po’ folle, lo ammetto, vuole essere un mio personalissimo omaggio alla memoria dei ragazzi che combatterono sulle nostre montagne per liberare l’Italia dalla barbarie e dall’oppressione nazifascista, ma anche un atto d’amore verso il mio paese, Vobarno, e le persone che quotidianamente lo vivono insieme a me.

Per non dimenticare che vivere oggi da Partigiani è soprattutto, io credo, tenere bene a mente quei 12 Principi Fondamentali, quei 12 fiori che la Resistenza ci ha donato perché li custodissimo gelosamente,  lasciandoci guidare nelle grandi e piccole scelte quotidiane della nostra vita di uomini liberi. 

Alfredo Cadenelli




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