L’«unità pastorale» ha salvato Carpeneda

La carenza di vocazioni e la frammentazione territoriale stanno creando non pochi problemi alla chiesa. Anche a Vobarno. Ma qui, realizzando una originale «unità pastorale» tra le 6 parrocchie del territorio comunale, i preti in servizio hanno salvato quella di Carpeneda.
Fino allo scorso settembre, a Vobarno funzionavano proprio la parrocchia di Carpeneda con un proprio pastore, quelle di Collio e Degagna con un unico prete, don Gabriele Banderini, e le 3 del capoluogo, di Teglie e Pompegnino guidate da don Giuseppe Savio.
Poi don Pierluigi Plata ha lasciato Carpeneda, che fino a metà giugno è rimasta senza guida. Che fare? L’idea l’hanno avuta don Giuseppe e don Gabriele, di comune accordo con don Andrea Selvatico, curato a Vobarno, e don Lionello Cadei, che sempre a Vobarno coadiuva. «Sembrava chiaro che i fedeli di Carpeneda sarebbero rimasti ancora a lungo senza guida spirituale - spiega don Giuseppe Savio -. Quindi, noi 4 sacerdoti delle altre 5 realtà ci siamo incontrati e abbiamo sviluppato un piano da sottoporre al vescovo».
In sostanza è stata appunto prospettata la nascita di una sorta di unità pastorale, e se la frazione rimasta orfana è stata presa in carico da don Giuseppe, in realtà è stato creato un «pool religioso» con 4 sacerdoti e che attua una programmazione concordata mantenendo l’identità di ognuna delle sei comunità.
«Realizziamo quindi una pastorale di comunione integrata, un "pensatoio" unico nell’ambito del quale nasce la pastorale vobarnese - spiegano i religiosi protagonisti: ci si incontrerà per discutere di diversi problemi, e nascerà un unico bollettino per tutti i 6.500 fedeli; fermo restando che ogni parrocchia potrà stampare, in certe occasioni, un suo informatore su temi locali».
La nuova struttura religiosa, che è stata accettata dal vescovo Luciano Monari, nasce così, guidata da don Giuseppe. Che commenta: «Credo tantissimo in questa esperienza, anche perchè c’è sintonia tra noi sacerdoti, convinti come siamo di voler operare per il bene dell’intera comunità ma anche delle singole realtà».
Ci sarà insomma un consiglio pastorale unitario, ma anche la possibilità, per ogni realtà, di valutare da sé i propri problemi.

M.PAS. da Bresciaoggi

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