20 Luglio 2008, 00.00
Gavardo
Incidente mortale

Travolto sullo scooter dall’automobilista ubriaco

Schianto mortale nella notte fra Gavardo e Muscoline: la vittima Felice Bonori, un operaio di 55 anni che stava tornando a casa. Arrestato il conducente albanese. Guidava con un tasso di alcol 5 volte superiore al consentito.

Tanto. Troppo alcol. Ne ha in corpo oltre cinque volte il limite consentito. Ma è comunque al volante della sua auto. Quando, nel cuore della notte, affronta una leggera curva a destra, sulla strada che da Muscoline scende verso Gavardo, finisce oltre la riga di mezzeria. Un istante. Uno solo. Travolge in pieno l’uomo che sta tornando verso casa in sella al suo grosso scooter. Lo carica sul cofano e lo getta in un piccolo fosso asciutto, a lato della carreggiata.
La lunga striscia nera sull’asfalto non è che l’effetto di una frenata tardiva. Nulla possono i soccorsi, il medico. L’etilometro dei Carabinieri rileva poi lo stato di ebbrezza del giovane albanese alla guida. Viene arrestato in applicazione delle recenti norme del «Pacchetto Sicurezza». L’accusa è di omicidio colposo.
SCHIANTO NEL BUIO. È all’incirca una trentina di minuti dopo mezzanotte. La strada è la Provinciale 26, il chilometro è il 2. A pochi metri dal cartello che indica l’inizio del territorio comunale di Muscoline c’è una leggera curva a sinistra per chi arriva da Gavardo. Felice Bonori, classe 1953, operaio nel settore del recupero dei metalli, è in sella al suo Honda Silver Wing e sta tornando verso casa. Abita in via Terzago. In linea d’aria poche centinaia di metri. Ha passato la sera di venerdì con alcuni amici gavardesi con i quali ha cenato. Sta rientrando e viaggia sulla propria corsia di marcia, regolarmente. Ormai è quasi arrivato a destinazione. La moglie, Loredana ed i figli Haron e Samuel, rispettivamente di 30 e 28 anni, non lo vedranno varcare l’uscio di casa.
Lo schianto è nel buio. Con i soli fari dei mezzi a illuminare la strada. Basta un istante. Dall’altra parte sta scendendo, proveniente da Muscoline, una Mercedes 200 con targa tedesca. Al volante c’è Arjan Ferizi, 28enne operaio albanese che abita a Gavardo. È in regola con il soggiorno e non ha mai avuto problemi di sorta. Ma ha bevuto. Una serata in compagnia del bicchiere, la sua. Ne ha scolati troppi. I riflessi non sono pronti. Quando l’auto affronta la leggera curva finisce sulla corsia opposta.
L’urto con il grosso scooter è secco, violento. L’operaio di Muscoline viene sbalzato di sella. Urta contro il parabrezza della Mercedes e piomba a terra, nel fosso a fregio della strada, sulla destra per chi sale verso il paese. Il giovane frena, ma è troppo tardi. Si ferma dopo qualche decina di metri, una trentina circa. Portandosi dietro lo scooterone che «semina» brandelli spezzati di carrozzeria color amaranto. Non ne resta che uno scheletro annerito. Distrutta la parte anteriore sinistra della Mercedes.
Poi arriva l’ambulanza. Felice Bonori è già morto. All’istante. Il suo corpo viene portato alla sala mortuaria dell’Ospedale di Gavardo.
TASSO: 2,76. I carabinieri della stazione gavardese, al comando del luogotenente Enrico Cappelli e una pattuglia del Nucleo radiomobile della Compagnia di Salò, guidata dal capitano Pietro d’Imperio, sono lì pochi minuti dopo. Il 28enne albanese viene sottoposto alla prova dell’etilometro. Lo strumento rileva nel suo sangue un tasso alcolico di 2,76. Il limite fissato dalla legge è di 0,50. Lo supera di oltre cinque volte. E non certo per un bicchierino. Ha bevuto. E parecchio. In queste condizioni non si può, non si deve guidare. Ripetuto pochi minuti più tardi, il test è ancora positivo, poco sotto il primo dato. Qualche ora dopo permane a 2,50. I militari dell’Arma arrestano il giovane immigrato. Ma non è finita: la Mercedes ha il tagliando assicurativo scaduto a fine marzo.
A nottata finita viene portato in carcere, a Brescia. L’inchiesta giudiziaria è seguita dal sostituto procuratore Marco Dioni. Seguirà a breve, forse già oggi o al più tardi domani, l’interrogatorio di convalida davanti al Gip.
IL MATTINO DOPO. Sono le 10.30 di ieri, sabato mattina, quando i carabinieri tornano sul luogo dello schianto. Nell’erba c’è un guanto di lattice lasciato dai soccorritori. Nel fosso, un lembo di tela bianca intriso di sangue. Sul ciglio della strada, disseminata lungo alcune decine di metri, c’è parte dei rottami dello scooter. Su un palo un mazzo di fiori.
Sull’asfalto un segno di circa una decina di centimetri potrebbe essere quello lasciato dal punto d’impatto. Si trova sulla corsia dello scooter, a destra per chi sale da Gavardo verso Muscoline. I militari lo rilevano. Misurano la frenata e fissano il punto in cui la Mercedes si è fermata, dove le strie nere lasciate dagli pneumatici sollecitati dai freni si interrompono,
Gli automobilisti di passaggio rallentano e guardano. Qualcuno si ferma per chiedere, incuriosito dalla presenza di fotografi e telecamere. Non c’è più nulla da vedere. Ci sono solo poche tracce. Quanto rimane di una morte tragica. Innescata dall’alcol. Dall’incoscienza di chi non ha rispetto. Della vita altrui, se non della propria. 
Enzo Gallotta dal Giornale di Brescia



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