Con la bici in Scozia per l’ambulanza

Diciassette giorni in bici per percorrere 2.541 chilometri da Brescia fino all’estremo nord della Scozia, a Thurso, dove il Mare del Nord si scontra con l’oceano Atlantico. Tutto questo con l’obiettivo di raccogliere fondi per una finalit� benefica: una nuova ambulanza per la sede di Gambara dell’Anc di Vobarno.
L’impresa, compiuta in solitaria dal 9 al 27 agosto, � opera di Davide Vaglia, ventisettenne di Brescia, in procinto di laurearsi infermiere in Poliambulanza, che come svela il cognome ha origini ben piantate in Valle Sabbia, pi� precisamente a Nozza di Vestone. � nipote, infatti, di Ugo Vaglia, il pi� importante storico valsabbino.
�Era un mio desiderio raggiungere il punto pi� a nord della Scozia � ci dice Davide � ma a questa avventura ho voluto dare un’impronta solidale, cogliere questa occasione per catalizzare l’attenzione per raccogliere dei fondi che servano per l’acquisto di una nuova ambulanza per l’associazione in cui opero come volontario soccorritore�.
Tutte le donazioni raccolte vanno all’associazione con questa finalit�; le spese sostenute lungo il viaggio le ha sostenute di tasca propria. Uno sponsor tecnico ha fornito i materiali per equipaggiare la sua bici da corsa (115 kg con lui sopra) e la sua impresa ha avuto il patrocinio della Provincia di Brescia.

Una bella tempra, quella di Davide, che gli � servita per macinare dai 150 ai 170 chilometri al giorno. �In media pedalavo per 10 ore al giorno, con brevi soste per riposarmi e mangiare un po’ di cioccolata. Alla sera per� era d’obbligo un’abbondante pastasciutta�.
Partenza da Brescia con la prima tappa di 293 chilometri, la pi� lunga della serie, fino a Torino; poi l’attraversamento delle Alpi al passo del Moncenisio (con tratti a piedi); quindi il passaggio in Francia fino a Parigi, il superamento della Manica in nave, poi Londra e Edimburgo, capitale della Scozia, da dove � proseguito superando le Highlands scozzesi fino a Thurso.
Un percorso tutt’altro che facile per un amatore delle due ruote, con il tempo quasi sempre avverso, con 14 giorni di pioggia sui 17 di viaggio, vento contrario e freddo, specie nell’ultimo tratto scozzese.
�Ma avevo una meta da raggiungere, tanto entusiasmo e infine le gambe, che anche se mi facevano male, mi hanno consentito di raggiungere il traguardo�. Il ritorno � avvenuto in aereo, con gli amici Angelo, Leonardo e Massimiliano, suoi compagni nella squadra dell’ambulanza, ad accoglierlo all’aeroporto di Venezia, insieme ai genitori.
Gli abbiamo chiesto cosa gli ha lasciato questa esperienza. �Dopo averla compiuta � ci risponde � ho pensato come veramente la strada, il viaggio, siano una metafora della vita: ci sono degli ostacoli, degli imprevisti, che bisogna superare per raggiunge la meta che ci si � prefissati�.
Questo viaggio non la sua prima esperienza in tal senso: lo scorso anno, sempre in bici, ha attraversato l’Italia fino S. Maria di Leuca, in Puglia, 1.200 chilometri in una settimana. E per il prossimo anno? �Mi piacerebbe fare l’attraversata della Russia, fino al Don, sulle orme dei soldati italiani della campagna di Russia, fra cui c’erano dei miei prozii valsabbini�. Una meta ancora pi� lontana: in bocca al lupo!

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