Coinvolte settanta famiglie

Impianti galvanici sotto sequestro e lavoratori a casa da due settimane alla Gesm Spa di Gavardo, azienda leader nel settore dei rivestimenti galvanici per ditte come Armani, Dolce e Gabbana, Versace e Diesel.
“Non ha ottemperato alla normativa sulla detenzione di sostanze pericolose, che di fatto la fanno operare in regime di rischio rilevante, cosa che non le è permesso di fare” affermano Arpa, polizia Locale e Guardia di Finanza, che per questi motivi hanno apposto i sigilli siglati dal Gip Francesco Nappo.

Di diverso avviso i titolari che parlano di misure quanto meno eccessive: “Giusto il giorno prima il Comitato tecnico regionale del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, ci aveva dato 60 giorni di tempo per produrre la documentazione prevista per legge – ha affermato il responsabile di ambiente e sicurezza della ditta gavardese Diego Corbellini -. In queste due settimane l’abbiamo già fatto e ora confidiamo che al più presto la produzione possa riprendere.
Dal 24 settembre più di metà dei 70 dipendenti non possono lavorare e l’azienda rischia grossi danni finanziari oltre che di immagine, per altro del tutto immeritati”.

Per capire i termini della questione facciamo un passo indietro.
Lo scorso mese di febbraio la Gesm, che ha sede in via Quarena, è stata oggetto di un’approfondita ispezione da parte dell’Arpa e dei Noe. Questi controlli avrebbero rilevato delle irregolarità, più che altro nella concentrazione dei bagni galvanici e nella presenza di sostanze pericolose in quantità non consentite dall’autorizzazione integrata ambientale in possesso dell’azienda.
“Se solo l’avessimo saputo ci saremmo mossi prima per produrre la documentazione necessaria – affermano in azienda -. Invece da Milano abbiamo ricevuto relativa comunicazione il 23 settembre, con i 60 giorni di tempo per metterci in regola”.

Perchè allora sarebbe scattato il sequestro il 24?
“Piacerebbe saperlo anche a noi – affermano i vertici aziendali -. Anche perchè qui si gioca con gli stipendi di una settantina di famiglie”.
Intanto la Procura di Brescia ha già emesso un decreto di dissequestro, condizionato però: “alla presentazione della documentazione richiesta per il rilascio delle previste autorizzazioni e solo a seguito di nulla osta da parte della Procura stessa che dovrà verificare l’adempimento”.

In municipio storcono il naso: “Abbiamo sempre contestato a quell’azienda di operare in regime di rischio elevato e i rilievi di Arpa e Noe ci danno ragione – ha affermato l’assessore gavardese all’Ecologia Aldo Micheli -. Voglio proprio vedere come faranno a far passare quel tipo di lavorazione e la presenza in quella quantità di sostanze pericolose in quella sede, in mezzo alle altre case e ad un passo dal Naviglio.
Credo che saranno costretti, se vorranno continuare a produrre lì, ad eliminare certe tipologie di lavorazione”.

Alla Gesm sono tranquilli: “Non c’è motivo per tenerci fermi e speriamo che la smettano con queste forme vessatorie” dicono.
L’azienda Gavardese era finita nel mirino dell’Arpa anche nel corso del 2007, quando dallo scarico erano stati riversati nel Naviglio quantità di rame fino a 20 volte superiori alla norma.
Del fatto era stata informata la Procura della Repubblica.

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