«Òc de möradur» premiata ad Acquafredda

E' un pomeriggio di domenica. Dalla sala consigliare di Acquafredda sul Chiese, guardando verso la Valle Sabbia si vede Selvapiana.
Il salone, limitato nei decori, ospita una piccola comunità di scrittori e di poeti. L’occasione è quella del XXIX premio letterario acquafreddese.
Oggi a ricevere il primo premio è Giuseppe Ghidinelli, poeta gavardese. La sua poesia è in dialetto tipico valsabbino con parole antiche, parte in disuso. Nella stanza con un breve eco la gente ascolta attenta, la poesia vincitrice parla di persone di colore a volte private del diritto fondamentale private a volte anche del rispetto.

Muratori con un pranzo povero essenziale, consumato occasionalmente sul luogo di lavoro, un’asse di legno come tavola. Guardano il loro lavoro compiuto fieri della loro opera, fieri di avere un lavoro, pane sicuro per la famiglia.
I passanti li notano li criticano per il loro colore e per gli accenti strani, diversi. Infliggono frasi inadatte alla loro dignità. Sono persone di scarso valore umano quelle che non sanno distinguere e dire grazie a chi con la sua fatica ha costruito la loro lussuosa dimora.
Chi la casa ce l’ha vicina ignora, chi la casa ce l’ha lontana la sogna: la lunga permanenza lontana dalla patria natale porge anche il dubbio di appartenere ad essa.
Questa in sostanza la traduzione della poesia che ha vinto.

Nella sala un fragoroso applauso per l’autore, subito dopo il silenzio della riflessione. La poesia in dialetto è sentita più da vicino, una volta la parlata dialettale era sinonimo di “basso livello”, ora è rivalutata. A pensarci bene, quando il nostro italiano era impreciso, ci rendeva assai simili ai nostri ospiti che arrivano da lontano, oppure no?
Le macchine automatiche erano rare, con la forza delle braccia si lavorava il ferro, il legno, la campagna. Lavori umili, ma gli uomini e donne erano pieni di dignità, lo stesso orgoglio col quale gli extra comunitari ora prestano il loro servizio.

Ghidinelli non si è fermato lì: ha vinto anche il secondo premio con “donna senza volto”, nella sezione dedicata alle poesie in italiano.
Le premiazioni sono state effettuate dalla senatrice Irene Aderenti, membro della commissione permanente Istruzione pubblica e Beni culturali, dal sindaco Mario Gatta, dalla presidente della biblioteca Rita Piva Zaina e dall’assessore alla Cultura Rosa Concetta.
Un “ambo” messo a segno dal nostro Giuseppe. Ora più che mai è doveroso dirgli: continua così, la strada è quella giusta, complimenti per il bel risultato.

Nerino Mora

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Ecco il testo originale:

ÖCC DE MÖRADÙR

‘Na sigolä taiàdä sö
èn mès a na mà de redécc
On ciapèl de strachì
e ‘na bòssä de acquä del fontanì
per taolä on asù postàt
sö dèi sac de calsìnä
e quatèr möradùr
co la pèl de vülüt
culur maròn
che sgagnä ‘l sò past.

Passä on pütì co la pansä pienä
e ‘l ghé rìt èn faciä
Passä on vècio col sò mucì èn bocä
e a altä us èl ghé dìs: “giargianés”
Passä ‘na bèlä siùrä con tàt de tachitì
e la se stópä l’nàs perché i spössä

Lùr pèrò coi sò cò bàs
le sò mà spurche
e le sò schéne brüsade dal sùl
quadrèl sö quadrèl
balòt sö balòt
e cassolàde de moltä
i gà fàt sö le cà:
al gnarilì, al vècio e a la bèlä siùrä.

Nèi öcc dèi möradùr ghè miä rancùr
ghè la fòrsä e la òiä de laurà

I öcc dèi möradùr
i ghà miä
gnà culùr
gnà nassiù
…. Ma apénä
fadigä…

Giuseppe Ghidinelli

Motivazione del premio:
Si evidenzia in questa composizione come da una comune esperienza quotidiana scaturiscano sentimenti e reazioni a volte ingenerosi, che devono essere superati attraverso la coscienza della dignità del lavoro.
(Irene Aderenti)

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