06 Dicembre 2008, 00.00
Vobarno
Di Istututo in Istituto

Vobarno, progettazione condivisa

di Ubaldo Vallini

Utilizzando la solita semplificazione giornalistica, si puň dire che l’intera organizzazione didattica dell'Istituto comprensivo vobarnese faccia perno su un’offerta formativa accolta favorevolmente dalla totalitŕ delle famiglie.

Utilizzando la solita semplificazione giornalistica, si può dire che l’intera organizzazione didattica della scuola vobarnese faccia perno su un’offerta formativa accolta favorevolmente dalla totalità delle famiglie. Così almeno per quanto riguarda l’Istituto comprensivo che si occupa dell’educazione dei ragazzi di Vobarno e di Roè Volciano dai tre anni della Scuola dell’Infanzia fino all’ingresso in quella superiore.
Accade infatti che le attività opzionali proposte all’interno, ma anche all’esterno, degli edifici scolastici in questione, siano sono le stesse per tutti gli alunni.

Fattore che permette di distrubuire meglio l’orario, ma soprattutto di fare in modo che le attività complementari alle ore di lezione “canoniche” possano essere strettamente correlate al curricolo. “Per noi questa è una condizione storica – conferma Itala Cabrini, la dirigente scolastica -, introdotta parecchio tempo fa dal mio predecessore, il professor Battista Bonomini”.
“A preoccuparci ora, semmai, è la possibilità di mantenere gli stessi standard anche con le nuove regole in materia scolastica” aggiunge.

E spega meglio: “Detto fuori dai denti, sono convinta che l’orario scolastico non subirà le menomazioni che oggi tutti temono, alla fine le risorse per gestire i vari prolungamenti riusciremo a trovarle. Temo però che ci sarà da rinegoziare il tutto anno per anno, con buona pace della programmazione, seria, che siamo in grado di garantire oggi”.
Vabbè, ma questa storia dell’offerta formativa condivisa con tutti i genitori, in pratica, cosa comporta?

Facciamo un esempio. “Tre anni fa abbiamo deciso di affrontare un disagio diffuso fra i nostri ragazzi, una sorta di fatica ad accostarsi alle regole, chiamiamolo così. La strada intrapresa è stata quella di trovare un filo conduttore, unico per tutti, che ci permettesse di modulare messaggi legati all’educazione alla legalità, coinvolgendo non solo i ragazzi, ma anche genitori ed insegnanti. Ovvio che dovevano essere impegnate le risorse predisposte per le attività opzionali, pena la riduzione dell’attività curriculare. Ovvio anche che dovevano essere coinvolti tutti i ragazzi, nessuno escluso, altrimenti che discorso di regole condivise sarebbe stato?”.

Così è stato. A far da filo conduttore il primo anno “La storia siamo noi” di De Gregori, l’anno successivo “Immagina” di John Lennon. Quest’anno il tema è “Camminiamo in punta di piedi” e trae spunto dalla “Carta della Terra”, documento che permetterà agli alunni, tenendo conto delle caratteristiche specifiche di ogni età, di individuare comportamenti ecologicamente e socialmente sostenibili.
La costante, in questo progetto, è una sorta di “viaggio emozionale” che interessa tutto l’anno scolastico: prevede un momento iniziale intenso (per le medie addirittura una “settimana della legalità), al quale fa seguito una presa di coscienza che viene modulata sulla riscoperta graduale degli input iniziali.

“Manca ancora il riferimento agli Statuti regionali, per il resto c’è tutto quello che serve per dire che l’articolo uno della norma conosciuta come Decreto Gelmini, quello su Cittadinanza e Costituzione, da noi viene attuato già da tempo” butta lì la Cabrini.
E non è tutto qui. La scuola è ormai un’agenzia che dialoga a molti livelli col territorio e a questo proposito la dirigente si dichiara soddisfatta: “Non sono certo le risorse che ci mancano, l’attenzione degli enti locali nei confronti della scuola, anche a livello di Valle, è sempre stata consistente e i risultati si vedono: teatro, uscite didattiche... pure nell’edilizia – ci dice -. La nuova Primaria di Roè è solo uno degli esempi positivi. Poi ci sono le felici esperienze con le associazioni culturali e di categoria, compresa l’Associazione degli industriali con la quale stiamo affrontando la trematica dell’orientamento scolastico. In sostanza ci siamo accorti che paga investire nella formazione continua degli insegnanti e nel coinvolgimento a vario livello delle famiglie ed el territorio. Secondo me la vera riforma della scuola si attua con queste modalità”.

Ci sono anche delle criticitĂ .

Fra queste l’alta percentuale di figli degli immigrati: “Alla materna siamo al 76%, ma il dato va dimezzato se conteggiamo i bambini, quasi tutti autoctoni, che si rivolgono alle strutture paritarie. Alle elementari siamo al 31% e alle medie al 25%; a Vobarno, perché a Roè le percentuali calano sensibilmente. Dati che definirei medi” ci dice Itala Cabrini, che aggiunge: “In questo campo da molto tempo ormai siamo usciti dall’emergenza e siamo bene organizzati, con un’equipe di esperti che si occupa della formazione degli insegnati e di affrontare la problematica sia a livello di classi sia individualmente”.


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