Cronaca di un salvataggio in extremis

E’ ricoverato in gravi condizioni nel reparto neurochirurgico del Civile di Brescia, il 28enne di Flero che sabato sera è precipitato con l’auto per poco meno di duecento metri dalla Sp669 per il Gaver fin nel torrente Caffaro, un paio di chilometri a monte della diga di Dazarè, fra Bagolino e Valle Dorizzo.
Non sarebbe però in pericolo di vita.

Ad ogni modo l’ematoma cranico e le lesioni polmonari che il giovane sta sopportando, appaiono poca cosa rispetto al grave rischio che ha corso.
A dimostrarlo la cronaca del salvataggio, cominciato con la ricerca dell’auto da parte degli amici che lo precedevano sulla strada per Bagolino e che sono andati avanti e indietro un paio di volte, prima di decidere di chiamare i soccorsi.

Danilo e Matteo, bagossi del Soccorso alpino, sono stati fra i primi ad accorrere e a convenire che quello in cima al dosso più alto di Dazarè era l’unico varco concesso ad un’auto per uscire di strada, incorniciata com’è la 669 in quel tratto da muri di neve.
Poi le torce hanno illuminato un’escoriazione fresca sul tronco di un abete, più avanti un guanto, ancora un po’ e c’era un pezzo di paraurti e dopo ancora il vuoto. Allora hanno fatto il giro dall’altra parte, verso Fontana Mora.
Di lì, alla luce della torcia, in lontanaza, ecco i riflesso di una targa d’auto: “Trovato”.

Intanto si erano fatte le 21 e i colleghi erano già partiti in forze dalla sede operativa di Agnosine. Sul posto c’erano già i carabinieri di Idro, in giro per il turno notturno, con i colleghi bagossi, i volontari locali dei Vigili del fuoco supportati poi dai rinforzi da Salò, gli “angeli” dell’ambulanza bagossa e anche un paio di amministratori: sindaco Scalvini ed assessore Giacomolli.
In paese girava voce che fossero precipitati quattro giovani di Bagolino, c’era il rischio che si ripetesse la tragedia patita al Maniva, con le motoslitte sotto alla slavina. Per fortuna non è stato così.

E per fortuna di Andrea Cherubini, l’unico coinvolto nella brutta avventura, la macchina dei soccorsi ha funzionato in modo egregio. Anche se l’accensione di un cero alla Madonna di San Luca, protettrice dei bagossi, ieri erano in molti a consigliarla. Col supporto dall’alto di tutti gli altri, è toccato alla decina di tecnici del Soccorso alpino di infilarsi nella forra.
Fra loro anche un medico e due infermieri.

Sfidando condizioni ambientali estreme, al buio, in mezzo alla neve che in certi punti arrivava alla cintola, con lo sfasciume ghiacciato che a tratti precipitava, i “nostri” hanno raggiunto l’auto.
“Stava su un sasso arrotondato in mezzo al torrente, solo mezzo metro più in là e si sarebbe inabissata – ci ha raccontato uno di loro -. Sopra passavano i cavi elettrici di un palo abbattuto dall’auto stessa”.
Disperavano di trovare ancora vivo chi c’era dentro, dopo l’impressionante volo. Invece l’hanno salvato.

Fissato sulla “spinale” prima e poi sulla “kong”, Andrea è stato inizialmente issato lungo la stessa impervia via utilizzata per raggiungerlo, un vecchio sentiero realizzato ed attrezzato dalla Edison per raggiungere una delle sue centraline, poi è stato trasferito verso la colonia estiva Malga Brominetto, dove aspettavano tutti gli altri e dove è stato consegnato al personale del 118.

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