Bagolino ricorda la strage nella neve

Era il 13 gennaio dell’anno scorso e quella sera le tenebre sono calate due volte, fra Bagolino e la Valle Trompia. Si dice che lo scorrere del tempo sia la medicina migliore per curare i malesseri dell’animo umano.
Un anno intero, però, non è riuscito nemmeno a scalfire il dolore che l’intera comunità bagossa ancora prova per la scomparsa di quattro dei suoi figli migliori, sotto quella maledetta slavina.
Così erano in molti ad avere gli occhi lucidi domenica scorsa, quando il prevosto don Arturo Viani ha chiamato tutti alla messa di suffragio al mattino, e ad un concerto al pomeriggio dedicato alla montagna e alla memoria.

In San Giorgio, per l’occasione, con un vasto repertorio di canzoni spirituali ed alpine sulla montagna, culminato col “Signore delle cime”, si è esibito il coro “Le Rocce Roche” di Brescia diretto dal maestro Gianbattista Tura.
“Canti intercalati dai testi elaborati da un vescovo di Innsbruck che ci hanno regalato intense emozioni – ci ha detto don Arturo -. Messaggi per l’uomo, per lo spirito e per la società, sulla montagna che da sempre è fonte di ispirazione, educa alla fraternità, trasmette principi saldi ed è prodiga di consigli. La stessa montagna che può manifestare anche durezza e crudeltà, che sa essere spietata”.

E quel giorno di quattro suoi figli sono tornati sono i corpi. Andrea “Bentivoglio” Brizzolari aveva trent’anni e la capacità di trasformare il ferro facendone inferriate, ringhiere e oggetti d’arte; era conosciuto da molti anche fuori di Bagolino per aver avviato il Reolt, locale caratteristico della zona.
Fausto Plodari era un agricoltore bassaiolo 38enne di Cremezzano, frazione di San Paolo, bagosso d’adozione dopo che aveva sposato Elena, figlia del Dino Mora che è stato fra i primi ad affondare le mani nella neve per tirar fuori i colleghi di sventura.

Paolo “Creschet” Zanetti dei quattro era il più giovane, con i suoi 26 anni, abitava in quel gruppo di case che per chi sale da Idro anticipano l’ingresso al paese.
Sotto la neve fra la Valle Sabbia e la Valle Trompia in quella fredda serata di gennaio se n’è andato anche Fausto Giusteri, lumezzanese di 37 anni. Erano in undici a bordo delle motoslitte, esperti delle loro montagne. Quando la slavina li ha sorpresi si erano fermati e si stavano interrogando se non fosse troppo pericoloso transitare sotto a quel costone. Poi si è scatenato l’inferno bianco.

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