In mostra le opere di Giuseppe Bravi

Questa domenica, 8 marzo, alle 11.30, presso il Vecchio Mulino di Gavardo, viene inaugurata la mostra delle opere di Giuseppe Bravi, uno degli artisti più significativi del panorama bresciano. L'esposizione, curata direttamente dall'autore, è organizzata dall'assessorato alle Attività Culturali e rimane aperta nei seguenti orari: da martedì a sabato dalle 16.30 alle 19, domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16.30 alle 19.00. L'esposizione si concluderà sabato 21 marzo.

Giuseppe Bravi nasce a Milano nel 1940 e vi rimane sino al 1949, anno in cui si trasferisce a Gardone Riviera con la famiglia. Sul Garda si manifestano e concretizzano le sue attitudini nel campo della pittura. Trascorre parte della sua adolescenza nello studio di un buon pittore figurativo traendone buona manualità e familiarità con le varie tecniche oltre a contatti con varie forme di espressione.

Per i soliti, strani casi della vita è "costretto" a seguire un indirizzo scolastico lontanissimo dalle sue naturali attitudini.

Dal 1964 la pittura diviene parte essenziale del suo quotidiano. Contemporaneamente, a Brescia, Bravi si sceglie un lavoro decisamente slegato dall'arte per potersi mantenere ed essere libero da qualsiasi pressione o vincolo. Dipinge, da allora, durante ogni momento libero delle sue giornate, sciolto da ogni condizionamento. Nel 1966 inaugura la sua prima personale a Brescia dove risiederà sino al 1990.

La pittura di Bravi è andata via via modificandosi ed arricchendosi di altre esperienze come l'incisione, l'utilizzo di materiali e tecniche nuove, compresa la ceramica Raku che utilizzerà in anni successivi. Nel 1968 Bravi si stacca dal figurativo, lontano da legami, correnti o definizioni e si muove in una rivoluzione non gridata, interiore e sofferta.

Così Bravi, ancora oggi, continua il suo percorso e gli piace appartenere alla sua tendenza ed accostarsi o confrontarsi con altri se c'è affinità, onestà e libertà nella creazione.
«Le mie formulazioni del segno - dice - affondano le loro radici nella concezione non figurativa della forma; mi piace entrare nello spazio magico del segno e dell'oggetto o della scrittura "trovata". L'equilibrio cromatico, le forme arcaiche diventano la certezza su cui far convergere le mie tensioni, magari come… divertissement… Non amo restare fermo, rispettare canoni. Credo che non averne mi definisca meglio. Come tutte le tendenze anch'io ho in comune il passato: quello formativo, quello negato. Il mio moderno è il vecchio fatto al modo di oggi, da un uomo che non è quello di ieri. Sicuramente nella mia pittura che altri definiscono “astrattismo lirico” sono tangibili rivisitazioni Kleeiane , soprattutto dove intervengono certe vene ironiche auto-ironiche. Non concepisco l'arte eseguita e diretta dal consumismo anonimo per il mercato…però capisco che l'arte non scappa al suo “tempo”. Tutti hanno il diritto di fruirne, ma anch'io ho il diritto di non accettare una banalizzazione totale. Io ritorno all'alfabeto primitivo, al totem, alla mimesi e da lì parto per mettere in gioco tutte le certezze. La mia inquietudine mi spinge all'apprensione delle cose senza voler né chiudere né definire».

Oggi Bravi vive, dipingendo, tra il Garda e la Sardegna, attivo in altre ricerche d'espressioni d'arte, in un isolamento fatto di silenziose forme, di luci, di musica e di vento, ribadendo la libertà di approdare e ripartire a e da qualunque lido.

Sotto "Mediterraneo" opera di Giuseppe Bravi

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