Vasta superficie in fumo fra Bione e Casto

Il danno è ancora da valutare con precisione e ci penseranno gli uomini del Corpo Forestale. Una prima stima, però, stabilisce che il fuoco è riuscito ad invadere una superficie compresa fra i 50 e gli 80 ettari in quel triangolo di territorio baricentrico rispetto ai centri abitati di Bione, Lumezzane e Casto.
Terreni incolti, di montagna e lontani dalle abitazioni, per lo più distese erte ad erba e macchie più o meno estese di bosco ceduo.
La cima più alta è il Monte Prealba con i suoi 1270 metri.

A rischio boschi più pregiati
Notevole però lo sforzo di uomini e mezzi, per riuscire a circoscrivere l’area interessata, con il fuoco che a più riprese, spaparanzato a destra e a manca da raffiche di vento che a tratti si sono fatte violente ha minacciato di entrare in boschi ben più pregiati, come le abetaie che ci sono fra Bione e Casto.
Le fiamme si sono alzate alte ed improvvise che erano circa le 22 di lunedì sera.
Certo non per autocombustione.

Sicurezza
Tanto più che quella sembra essere proprio l’ora adatta perche le fiamme possano fare più danno.
Nessuno, infatti, si arrischia più nel tentativo di arginare gli incendi durante la notte: “Senza la possibilità per gli elicotteri del soccorso di prendere il volo e senza il controllo visivo da parte dei coordinatori delle operazioni o da parte dei compagni di squadra, ogni piccolo infortunio ha le potenzialità per trasformarsi in tragedia” ci ha detto Marco Mozzi, il funzionario della Comunità montana di Valle Sabbia chiamato a fare da coordinatore delle squadre antincendio comunali, che per tutta la giornata di ieri è rimasto appostato sul Piano di Lo a dirigere i movimenti di uomini e mezzi.

Intervento ultra organizzato
Appuntamento per tutti ieri mattina alle prime luci del giorno, dunque. Alle 7 e 30 alcuni volontari avevano già piazzato la vasca per l’elicottero a pochi metri dalla Pozza di Lo, mentre i colleghi di Agnosine e di Odolo salivano verso San Vigilio con i soffiatori, pronti alla bonifica di sopravvento.
Lo stesso faceva in località Piani di Alone la squadra di Casto, sostenuta più tardi dai volontari scesi da Mura. Il tempo di avere tutto pronto che da Brembilla, nella bergamasca Val Brembana, ecco arrivare una squadra elitrasportata: tre esperti nello spegnimento delle fiamme che si univano subito agli altri volontari e due elicotteristi che col mezzo aereo, uno ai comandi l’altro a terra, prendevano a rovesciare acqua centinaia di litri alla volta sul rogo, in decine di passaggi.

La soluzione arriva dal cielo
“Le fiamme sono partite la sera dalle Pile, nella notte hanno percorso tutta la zona degli Inferen, hanno preso il giro di San Vigilio e un po’ alla volta hanno bruciato il Dosso di Cè dalla metà in su – ci hanno spiegato in mattinata i conoscitori del luogo -. Poi si sono infilate di nuovo verso la Regasina, mentre dall’altra parte, poco alla volta perché c’è un po’ di neve, sono salite verso Prealba”.
Al pomeriggio le raffiche di vento più intense, che hanno consigliato un intervento ancora più massiccio di mezzi aerei, per evitare che le fiamme si estendessero oltre. Così all’elicottero bergamasco si sono affiancati un Canadair ed un’Erickson S-64 che pescando acqua sul lago d’Idro in poche ore hanno ridotto le fiamme alla ragione.
“Nonostante le precipitazioni invernali il terreno è riarso in un modo impressionante – ha detto alla fine Mozzi -, speriamo di non trovare brutte sorprese domani mattina.

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