01 Aprile 2009, 00.00
Salò
Protezione civile

Un fine settimana a bordo della Volga

Lui chiama Alberto Maria Hansen studente di oceanografia a Napoli e appassionato di Protezione civile, ospite sulla “Volga 2026” dei Volontari del Garda per un intero fine settimana. Ci racconta di questa sua straordinaria esperienza.

Lui chiama Alberto Maria Hansen studente di oceanografia a Napoli e appassionato di Protezione civile, ospite sulla “Volga 2026” dei Volontari del Garda per un intero fine settimana.
Ci racconta di questa sua straordinaria esperienza, ringraziano gli Angeli azzurri dell'opportunità che gli hanno regalato.


Quando sono giunto a Salò, presso la caserma dei Volontari del Garda, era già scesa la sera. Il tempo di fare una breve telefonata a Valerio, esperto sommozzatore del nucleo che si occupa di recuperi e ricerche subacquee, e vengo subito accolto e guidato nella bellissima sede. Percepisco sin da subito l’importanza, l’efficienza e l’organizzazione della realtà che stavo visitando, e la cosa mi verrà poi confermata l’indomani dalle parole di Mauro, comandante della VOLGA 2026, unità sulla quale ho avuto l’onore ed il piacere di imbarcarmi per un fine settimana di formazione sui recuperi subacquei.

Cominciamo, però, dal principio. Il mio primo contatto con la squadra sommozzatori avviene circa un anno fa, con lo scambio di alcune e-mail, a seguito della lettura, su una rivista specializzata, di un articolo che raccontava diffusamente di come questo intraprendente gruppo di volontari si fosse munito di un nuovo sofisticato natante. Ciò che mi aveva colpito maggiormente era di come tale imbarcazione fosse specializzata nelle mansioni di ricerca e recupero con l’ausilio di apparecchiature elettroniche, quali sonar e ROV.
Il mio desiderio, essendo studente di oceanografia presso l’Università degli Studi Parthenope di Napoli, nonché appassionato volontario di Protezione Civile, era quello di conoscere gli impieghi di tali strumenti nell’ambito del soccorso subacqueo, unendo così i miei due principali settori di interesse.

La stagione però, quell’anno, si rivelò estremamente impegnativa sia per i subacquei del Garda, occupati in una serie di importanti lavori di recupero, sia, in misura sicuramente meno eroica, per me che ho dovuto ultimare gli esami universitari.
Siamo così stati costretti a rimandare, ma l’attesa non è stata altro che una necessità, preludio di un esperienza che non avrebbe certo lasciato delusi! Così, dopo un ultimo scambio di corrispondenza, eccomi ospite del gruppo sommozzatori.

Riprendiamo, quindi, il racconto di questa emozionante e piacevolissima tre giorni in compagnia degli Angeli Azzurri.
Dopo una cena presso un bar sul lungolago in compagnia di Valerio e Laila (istruttrice sub del gruppo) passo la notte alla base. Pronto per iniziare la giornata successiva alle 8.00, sono affidato al comandante Mauro Fusato, e ad un equipaggio composto da due Luca , uno esperto tecnico della strumentazione elettroacustica, l’altro autista di mezzi da soccorso, anch’egli alla prima esperienza sulla VOLGA.
Il tipo di sensore impiegato per questo tipo di attività é quello che dagli specialisti viene definito AGDS. Con questo acronimo, preso in prestito dall’inglese, si indicano tutti i sistemi sonar capaci di rilevare oggetti sul fondale.

Lo strumento presente a bordo è in grado di compiere indagini su un angolo di 360° intorno all’imbarcazione, a distanze variabili dal punto di calata. Come Luca mi spiegherà in modo molto esauriente, il sensore a loro disposizione è capace, come altri tipi di sonar (quali ad esempio il side scan), di lavorare a due frequenze diverse, permettendo sia ricerche in alto fondale (325 kHz) che attività sottocosta (675 kHz). La metodologia applicata nel lavoro di ricerca e recupero non è molto diversa da quella che viene utilizzata in campo scientifico, il ché mi consente di discutere con Luca circa le differenze che esistono nei due settori di impiego sopra citati.
Apprendo subito ad esempio che, mentre l’attività di controllo dei bersagli rilevati vede l’impiego di sommozzatori e ROV, proprio come avviene per un qualunque lavoro di tipo scientifico, nel metodo di ricerca dei relitti, che vede la realizzazione di una griglia a partire dalle indicazioni dei testimoni, si può notare un parallelismo sia con il lavoro archeologico, sia con le ricerche di dispersi operata normalmente dagli enti atti al soccorso.

Durante questa prima giornata, dovendomi dividere tra lavoro e formazione, viene deciso da Mauro e Luca di calare sia il sonar che il ROV in tre diversi siti. Inizialmente andiamo alla ricerca di una barca a vela affondata quattro anni fa a seguito di una collisione notturna con un’unità a motore, ma, traditi dalla fortuna, riusciamo a trovare, durante l’esplorazione con il robot, solo qualche pezzo di legno e dei rami trasportati dal fiume.
Questo però, mi permette di apprezzare l’ottima sensibilità del sonar, in grado di rilevare senza problemi anche bersagli di piccola entità. Come secondo punto per l’immersione degli strumenti viene scelto un giacimento archeologico dove, tempo fa, è stato rinvenuto ciò che resta di una nave che, con molta probabilità, risale al 1600.

Dal sonar si apprezzano distintamente le sue ordinate e tramite l’esplorazione ROV, condotta con magistrale perizia da Mauro, si distingue anche un antico bozzello in legno, il cui recupero diventa subito un vivo sogno di tutti, in primis del comandante appunto.
L’ultima calata, sempre alla ricerca della barca a vela, si rivela anch’essa infruttuosa, ma del resto in queste attività la poca quantità di informazioni disponibili, il tempo intercorso tra affondamento e ricerca, nonché il fatto che in questo specifico caso il naufragio sia avvenuto di notte, rendono difficile per noi la possibilità di un rilevamento tempestivo. Anche la mattinata successiva, infatti, verrà trascorsa nella speranza di trovare questa misteriosa unità; ed è stato tutto ciò a farmi capire che il lavoro dei volontari in questo affascinante campo è fatto, non solo di professionalità ed esperienza, ma anche e soprattutto di dedizione, pazienza e tenacia.

Dopo un delizioso pranzo con parte del gruppo sommozzatori vengo gentilmente invitato da Mauro a prendere un cafè a casa, ottimo pretesto per vedere degli splendidi video subacquei e per visitare la bella cittadina di Salò. Al rientro in caserma poi mi aspetta la cena con Valerio e amici in un vicino ristorante, per una serata all’insegna dell’allegria. In questa occasione, ho ascoltato con vivo interesse i miei ospiti che mi hanno narrato un po’ la storia del gruppo, condita qua e là da qualche aneddoto; in fondo anche nel campo della Protezione Civile, e lo so per esperienza, ce ne sono sempre molti.
Dopo una notte ristoratrice alla base, interrotta solo da un paio di allarmi del soccorso sanitario (per non farmi dimenticare la costante opera che gli Angeli Azzurri svolgono anche in questo settore), torno sulla motovedetta.

A tenermi compagnia questa volta, con mio onore, è lo stesso Valerio, insieme al fedele Mauro e ad un aspirante “mozzo” di nome Massimo, sommozzatore brevettato di fresco.
Si continua, come detto, a cercare la barca a vela naufragata quattro anni fa, ma visto che non vi sono echi promettenti dal sonar, alle 11.30 siamo già di rientro, dopo un’ultima calata sottocosta.
Per concludere questa straordinaria esperienza, accompagniamo con un brindisi, a bordo della VOLGA, i dolci acquistati dal sottoscritto per ringraziare i Volontari del Garda di tutto ciò che mi hanno fatto vivere durante questo splendido fine settimana.

Dopo le foto di rito, in compagnia anche di altri due volontari che ci hanno raggiunto a seguito del lavoro al campo boe, rientro a Brescia pronto, col corpo ma decisamente non col cuore e con la testa, a prendere il treno, che mi avrebbe portato a casa, accompagnato da Valerio che, giunti alla stazione, mi consegna due dei loro periodici, un bel calendario e una fantastica maglietta con le insegne della squadra sommozzatori e della VOLGA.
Non avrei potuto essere più felice e più onorato!
Grazie davvero di cuore a tutti per la splendida ospitalità che mi avete offerto, nella speranza di rivedervi presto!!!

Alberto Maria Hansen



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