14 Giugno 2009, 08.56
Valsabbia
Ecologia

Fiumi e rogge inquinati, colpa dei pesticidi

Elevate concentrazioni anche nelle acque valsabbine, oltre che in Valtrompia, nell'Oglio e nel Mella. Meglio le acque sotterranee, ma ci sono dubbi sulle rilevazioni.

Tracce di erbicidi e pesticidi oltre i limiti di legge sono presenti in oltre la metà dei fiumi, torrenti e corsi d'acqua bresciani. Si tratta di sostanze tossiche per l'uomo.
Va un pò meglio rispetto al resto della Regione Lombardia per quanto riguarda l'inquinamento delle acque sotteranee. Questi i dati allarmanti contenuti nel rapporto Ispra 2006 (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che in base ai dati delle Arpa regionali ha tentato una mappatura dei «residui di prodotti fitosanitari nelle acque».
Rapporto pubblicato nel dicembre 2008 e reso noto da una inchiesta di Report andata in onda su Rai 3 due settimane fa.
 
Preoccupante la concentrazione di residui di fitosanitari nelle acque superficiali. Ben undici dei venti fiumi e torrenti monitorati nel Bresciano presentano tracce significative di inquinamento. Off limits non ci sono solo i corsi d'acqua della Bassa (fiume Oglio, Mella, roggia Trenzana-Travagliata, roggia Baioncello), ma anche quelli di Valsabbia e Valtrompia. Nel Bresciano e in Lombardia sono state trovate 25 sostanze: le più frequenti sono la terbutilazina, l'atrazina (oggi vietata ma eredità del passato), il glifosate (sostanza ricercata nella sola Lombardia e riscontrata nel 31% delle acque superficiali indagate) e il metolaclor.
Nessun allarme nel Bresciano per quanto riguarda le acque sotterranee (mentre nelle altre province il 22% dei campioni è oltre i limiti). C'è però un punto oscuro, molto oscuro: nella tabella riassuntiva del rapporto su 33 punti di campionamento ben 26 risultano «non quantificabili».
Non è specificato se a causa di pecche metodologiche. Va tenuto conto che i campionamenti sono mensili nei corsi d'acqua naturali e trimestrali nei corsi d'acqua artificiali.
 
Nelle acque sotterranee sono previste 2 campagne di campionamento (aprile-maggio, ottobre-novembre). Esplicative al proposito le note contenute nel rapporto annuale, che sottolinea «La necessità di un aggiornamento dei programmi regionali di monitoraggio che generalmente non tengono conto delle sostanze immesse sul mercato in tempi più recenti. Altro problema importante, già evidenziato in passato, è la necessità di procedere ad una migliore armonizzazione delle prestazioni dei laboratori regionali, in particolare per quanto riguarda i limiti di rivelabilità, che in qualche caso risultano ancora largamente inadeguati». Semplificato al massimo significa: con ricerche più mirate, strumenti e parametri più rigorosi si potrebbero avere dati ben più preoccupanti.
«Gli erbicidi triazinici sono fra le sostanze più frequentemente rinvenute sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee, con concentrazioni spesso superiori ai limiti fissati per le acque potabili - si legge nel rapporto Ispra -. Critica appare, come già segnalato nei precedenti rapporti, la contaminazione dovuta alla terbutilazina, unica sostanza fra le triazine ancora in commercio, utilizzata in particolare nella coltura del mais e del sorgo. La contaminazione è diffusa in tutta l'area padano-veneta e presente anche in alcune regioni del centro-sud».
Da segnalare ancora la presenza diffusa nella pianura padana di atrazina, sostanza fuori commercio ormai da circa due decenni e cancerogena. «I dati e le valutazioni effettuate attestano chiaramente che quella misurata è il residuo di una contaminazione storica, dovuta al forte utilizzo della sostanza nel passato e alla sua elevata persistenza ambientale».

Pietro Gorlani da Bresciaoggi

 

 

 



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