14 Febbraio 2007, 00.00
Bagolino
Carnevale

Grande attesa per i «balarì» bagossi

di red.

Tutto pronto a Bagolino per il “gran finale” del tradizionale Carnevale, una delle manifestazioni popolari piů suggestive ed interessanti di tutto l’arco alpino.

Tutto pronto a Bagolino per il “gran finale” del tradizionale Carnevale, una delle manifestazioni popolari più suggestive ed interessanti di tutto l’arco alpino.

Una ricorrenza per la quale gli abitanti della Valle del Caffaro si preparano già subito dopo l’Epifania, con i Mascher, il volto “popolare” del Carnevale che da allora ogni lunedì e giovedì sera si aggirano per le viuzze del centro valsabbino in un fragore di zoccoli, alla ricerca di qualcuno da stuzzicare con quei gridolini caratteristici in falsetto che i bagossi imparano ad eseguire fin da bambini, spesso accompagnando le loro attenzioni per i passanti con le classiche “palpate” di genitali che sono da accettare, pena l’inasprimento del rito.
Nelle stesse sere le osterie sono state campo di allenamento per i “sonadùr” che con chitarre, contrabbassi a tre corde e violini spesso costruiti in proprio, provano e riprovano le ventiquattro suonate previste dalla tradizione, musica mai scritta, tramandata di padre in figlio.

Il volto più nobile del Carnevale bagosso resta ad ogni modo quello dei Balarì che entreranno in scena a partire da lunedì 19 febbraio, tutti insieme alle 6 e 30 nella Parrocchiale di San Giorgio dove attendono la benedizione del parroco prima di dare il via alle loro esibizioni.
Il primo ballo saluta le luci dell’aurora dal sagrato con alcuni dei complessi volteggi di cui la compagnia è capace, poi la prima sosta nella casa del parroco che diventa anche la prima occasione per bere il brodo di gallo, come vuole la tradizione.

I balarì continueranno così per due giornate intere, lunedì nella parte alta del paese, martedì in quella bassa, alternando le bevute di zuppa a quelle di grappa che è poi l’unico modo per sopportare il freddo che nel febbraio bagosso “punge” anche in occasione di queste annate particolarmente miti e per continuare a danzare a ritmo forsennato.
Dopo la prima esibizione sul sagrato della Chiesa sarà difficile ritrovare i balarì tutti insieme, lo faranno per l’ultimo ballo serale in piazza Marconi, quando insceneranno l’”Ariosa” al termine della quale si toglieranno le maschere, sconvolti ma felici di aver fatto parte di una tradizione che si ripete sempre uguale da almeno cinquecento anni.

Tornati alle loro case i Balarì, rimarranno ancora nei paraggi per alcune ore i Mascher che si aggireranno “armati” di “renc” (aringa affumicata), strofinando l’odoroso pesce sui vestiti dei passanti a significare la fine di un periodo di baldorie che lascerà ben poco di cui rallegrarsi.


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