17 Agosto 2009, 06.56
Gavardo
Con l'Avis

«Chi sono i matti?»

di John Comini

“Passeggiando in bicicletta accanto a te/ pedalare senza fretta la domenica mattina...” (Cocciante)

Domenica 16 agosto 2009
E’ domenica e siamo fortunati: il cielo è cosparso di nuvole, spira un fresco venticello e i ciclisti partono di buona lena.
Nell’aria, come per incanto, appaiono una, due, dieci e più mongolfiere, coloratissime e di ogni dimensione e forma, sembrano fiori fiabeschi che volano su su, come per indicare a tutti la strada dello spirito, la visione di altri cieli e di altri mondi.
Si parte da un albergo supermoderno e superclimatizzato (qualcuno ha cenato col golfino). E’ difficile spiegare ai camerieri che si desidera una Lemonsoda o un caffè ristretto…
 
Ieri sera, ammassati dentro il furgone (tre nascosti nel bagagliaio, ma che non lo sappia nessuno…), quasi tutti siamo andati a visitare il paese di Haro… Scendiamo, camminiamo per un viale. Nessuno. Giriamo l’angolo. Neppure un’anima viva.
Ciba (uno che ti fa rendere la vita allegra anche sulla salita del Monte Bianco) come sempre si scatena in lazzi e battute: “Qui sì che c’è la vita by night!â€
Finalmente vediamo una persona, che si offre di farci la foto di gruppo: Ciba gli dà la sua macchina, quello scappa…
Paura, grida! Era uno scherzo, ma ci siamo cascati tutti.
 
Fatta la foto, sentiamo una musica in lontananza. Come nella fiaba del Pifferaio magico, seguiamo le note…Scendiamo lungo uno stretto calle, giriamo….
Magia! Una piazza straordinaria, un grande cerchio di case stupende con al centro un palco con sopra un gruppo di musicisti che suonano in stile Dixieland, mentre tutt’attorno centinaia di persone ascolta, ride, mangia e beve. Ecco dov’erano tutti!
E quanti giovani nei vicoli, a mangiare le gustosissime tapas e a sorbire bevande di ogni genere. Un quadro alla Utrillo, un senso di festa da Pian della Tortilla, un’atmosfera straordinaria dove il tempo sembra si sia fermato.
Il rubacuori Walter, che fa la corte alle cameriere e alle bariste di ogni hotel (sembra con successo) comincia a brontolare (la minestra di verdure sta facendo effetto) e allora c’è ancora il tempo per un’altra birra, che sembra il doping preferito da alcuni ciclisti.
 
Stamattina il gruppo in furgone se n’è andato a zonzo per le bellissime strade della Spagna, e viene in mente la canzone di Concato “Guido piano/ e ho qualcosa dentro al cuore/ che mistero, non so neanche dove andare…â€.
Carla, come sempre attenta a quello che ci circonda,  si accorge che c’è una segnalazione di un sito indicato come Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, e mentre i ciclisti corrono sulle strade del Camino, noi visitiamo il Monastero di San Millàn de la Cogolla.
C’è una guida turistica che parla in spagnolo, ma riusciamo a comprendere le cose più importanti ed ammiriamo gli enormi volumi scritti dai frati amanuensi nei tempi remoti.
Ancora una volta osserviamo come gli Spagnoli curino con grande maestria i propri luoghi culturali, dando lavoro a molti giovani: ah se anche in Italia avvenisse questo!
 
Mentre viaggiamo, ai lati della carreggiata incontriamo numerosi pellegrini che camminano sullo sterrato, ed è bello vederli: ti sembra di vivere in un mondo diverso, dove la gente cammina nel rispetto di se stesso, degli altri  e della natura.
Una coppia di pellegrini proveniva da Colonia in compagnia di due asinelli…No, non è un mondo di matti, i matti sono quelli che vivono senza sogni, senza il desiderio di cambiare il mondo.
Il gruppo intanto è giunto ad Alto del la Pedraja, a 1.130 metri s.l.m., e scende attraversando paesini con tre case e una fontana freschissima, dove le quattro anime che lì abitano trascorrono il tempo ad osservare il passaggio dei pellegrini come forse un tempo i nostri nonni attendevano il Giro d’Italia. Qui il tempo sembra essersi davvero fermato… Se entri in una chiesa, dai 40 gradi passi al fresco del corpo e dell’anima, e allora le statue e i dipinti sembrano fatti per accarezzarti, consolarti, farti capire che lassù qualcuno ti ama.
 
Verso S.Juan de Ortega i dieci ciclisti (nessuno ha mollato, finora, neppure Giovanni, partito con un piede gonfio ma sempre in sella, da vero guerriero della strada) incontrano il furgone della ditta Otelli e si rifocillano con arance, pesche e banane. Poiché lì vicino c’è un ostello dei Pellegrini, viene l’idea di mangiare qualcosa, mentre scorrono le immagini del Gran Premio vinto da Valentino Rossi.
Si parte sotto un sole piuttosto cocente, ma Barbara per fortuna fora proprio vicino ad uno dei rari alberi sulla strada, alla cui ombra si affretta a prestare soccorso il fedele Paolo, con Jerry e Sergio a fare da tecnici aggiusta-tutto.
E allora via, sugli immensi altopiani, immense distese di campi coltivati a grano basso ormai già raccolto, spazi infiniti che vorresti scolpire nella memoria perché “la bellezza ci salveràâ€.
 
A Burgos sostiamo tutti a visitare il bellissimo centro storico, con la superba cattedrale (una specie di Notre Dame, dice qualcuno), con una Messa presa a spizzichi e bocconi (speriamo che lassù qualcuno ci perdoni…) e un gruppo di bravissimi musicisti di strada (ma l’arte è arte sia in strada sia in teatro) che ci accompagna con musica classica e brani d’opera.
Poi ripartiamo tutti verso il vicino hotel.  Buon Cammino di vita a tutti!
“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi.â€(Ernest Hemingway)
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 



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