21 Febbraio 2007, 00.00
O
Export manifatturiero

Il territorio bresciano è ai primi posti

di red.

Uno studio della fondazione Edison afferma che vi č una significativa correlazione tra il livello di sviluppo economico territoriale e la capacitŕ del territorio di produrre importanti flussi di export di beni industriali.

In un Paese a forte vocazione manifatturiera come l’Italia, che nei settori di punta del “made in Italy” riesce a generare 100 miliardi di dollari di surplus commerciale, uno studio della fondazione Edison afferma che vi è una significativa correlazione tra il livello di sviluppo economico territoriale e la capacità del territorio di produrre importanti flussi di export di beni industriali. Ciò appare particolarmente evidente considerando i livelli di export pro capite delle province.

Laddove le province possiedono grandi ed articolati apparati produttivi, spesso con uno o più distretti industriali presenti sul loro territorio, l’export manifatturiero provinciale è particolarmente elevato e concorre in modo rilevante alla formazione del reddito pro capite. In gran parte del Nord e del Centro Italia questo fenomeno assume dimensioni quasi macroscopiche, con valori provinciali di export pro capite che in molti casi arrivano a 10.000 euro/annui ed anche abbondantemente oltre.

L’export manifatturiero pro capite raggiunge livelli elevati anche in alcune grandi popolose province metropolitane, come Milano, dove i servizi hanno un peso predominante ma dove l’industria continua tuttavia ad avere un ruolo insostituibile. Fanno eccezione a questa regola, nel Nord-Centro, alcune province costiere ed alpine in cui non è l’industria il settore trainante, bensì il turismo, che, assieme ai settori industriali tipici del “made in Italy”, è l’altro grande motore della nostra economia.

L’export pro capite manifatturiero è invece particolarmente basso nelle province del Sud Italia e delle Isole, dove in molti casi non supera nemmeno i 1.000-1.500 euro/annui.


Nel corso del 2006 la classifica dell’export pro capite manifatturiero delle province italiane è significativamente mutata rispetto al 2005. Da un lato si è avuto un forte aumento dell’export delle province a più spiccata vocazione produttiva nella meccanica (determinato sia da una crescita delle quantità esportate sia da una accelerazione dei valori medi unitari, che hanno “incorporato” l’impennata dei prezzi dei metalli verificatasi sui mercati internazionali).

Dall’altro lato è invece proseguita la debole dinamica dell’export di alcune province tessili, dell’oreficeria e del calzaturiero, ancora penalizzate dai riflessi della concorrenza asimmetrica asiatica. Questi due fattori combinati hanno provocato degli “scossoni” nella graduatoria delle province top 30 per export industriale pro capite.

L’analisi dei dati relativi ai primi nove mesi del 2006, che presentiamo, mette bene in luce il fenomeno.
Il periodo gennaio-settembre 2006 è stato comunque ampiamente positivo per quasi tutte le principali province esportatrici, incluse quelle che hanno perso posizioni nella graduatoria. Infatti solo 3 province tra le prime 30 hanno sperimentato cali delle proprie vendite all’estero: Vicenza, Prato e Gorizia. Solo una ha presentato una crescita zero: Biella. Le altre 26 hanno invece tutte fatto registrare aumenti dell’export.

Da notare che nei primi nove mesi del 2006 ben 12 province avevano già superato i 7.500 euro pro capite di esportazioni di beni industriali. E’ dunque ragionevole prevedere che sull’arco dell’intero 2006 almeno una dozzina di province supereranno quota 10.000 euro (3 ci erano addirittura già riuscite nel periodo gennaio-settembre).

L’evento di maggior rilievo dell’anno appena trascorso è la conquista del primo posto nella graduatoria dell’export pro capite da parte di Reggio Emilia, che rispetto al 2005 guadagna due posizioni. Questo dato, maturato nei primi nove mesi del 2006, dovrebbe risultare confermato anche sugli interi 12 mesi.

Modena conserva il secondo posto, mentre Vicenza ne perde due scendendo dalla prima alla terza posizione. Migliorano sensibilmente la loro posizione nella classifica dell’export industriale per abitante Novara (+2 posti rispetto ai primi nove mesi del 2005) e Belluno (+ 4 posti), tra le top 10, mentre crescono soprattutto Brescia (+8 posti), Parma (+4 posti), Udine (+8 posti) e Cremona (+4 posti) tra le restanti top 30.

Soffrono in modo particolare le province orafe (oltre a Vicenza anche Arezzo) e quelle tessili (Prato e Biella) che arretrano di diverse posizioni. Treviso perde 3 posti soprattutto per il maggior dinamismo delle province che la sopravanzano (in particolare Novara e Belluno).


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