Tutto il paese aspetta Mario
di Ubaldo Vallini

Le schioppettate sono state rare ieri mattina attorno al monte Besume, la cima che sovrasta le tante frazioni di Provaglio Valsabbia.
Non c’era nessuna voglia di dire e di fare...


Le schioppettate sono state rare ieri mattina attorno al monte Besume, la cima che sovrasta le tante frazioni di Provaglio Valsabbia.
Non c’era nessuna voglia di dire e di fare: l’incidente di caccia che nella fredda mattinata di sabato scorso si è portato via il sorriso di Mario ha lasciato un groppo in gola a tutti, non solo agli amici con la stessa passione per l’attività venatoria.

A vagare con lo sguardo nel vuoto alla ricerca di un perché alla tragedia erano in molti anche degli altri: gli amici a fumare al freddo fuori dal bar Agol, quello di sempre; le donne in attesa di poter consolare Pierina, la mamma, che ieri non si è schiodata dall’obitorio in città aspettando di poter vedere il figlio almeno per un attimo; i paesani tutti che da diversi anni apprezzavano di Mario soprattutto la grande vitalità che manifestava in mille occasioni.

C’era il Mario appassionato di caccia con la licenza dal 1998, quello che si dava da fare nel Comitato del Monte Besume a gestire l’omonima festa alpina l’ultima domenica di maggio, il Mario che sfrecciava con la sua moto da trial e quello impegnato a tracciare il percorso delle gare di corsa in montagna, il Mario attrezzista esperto in una ditta di Casto e quello al quale piaceva far bisboccia con gli amici su e giù per la valle.

La legge ha deciso per fare l’autopsia oggi, poi la salma del giovane e sfortunato cacciatore potrà tornare a Provaglio nella sua casa di via Roma ad Arveaco dove viveva con la madre.

Quanto all’incidente che gli è capitato e sul quale i carabinieri di Sabbio al comando del maresciallo Rosina hanno ampiamente indagato, un giorno intero non è stato sufficiente a chiarirne ulteriormente la dinamica.
Di sicuro la fucilata è partita dalla canna sinistra del suo fucile, una vecchia doppietta calibro 16 con i “cani” esterni che è stata ritrovata ritrovata con un’unica cartuccia ancora da esplodere.

Fabrizio, l’amico lumezzanese che stava con lui nel capanno, e che al momento della tragedia aspettava che rientrasse per bere con lui il caffè, ricorda con certezza che prima di uscire a recuperare la preda alla quale aveva sparato Mario aveva ricaricato l’arma.

Resta incredibile la combinazione di posizioni che il cacciatore ed il suo fucile devono aver assunto perché quel maledetto colpo espolso senza preavviso dalla canna finisse con centrargli la parte posteriore del cranio, ma così è stato.
Dopo la fucilata Mario si è accasciato sull’erba del “bait de la Selva”. La sua forte tempra ha resistito per alcune ore di terapia intensiva, poi è sopraggiunta la morte senza che potesse riprendere conoscenza.

A Provaglio adesso il tempo è come sospeso, tutti sono in attesa di potersi stringere attorno a mamma Pierina Baruzzi e alle due sorelle che abitano a Puegnago e a Preseglie, per accompagnare Mario nel suo ultimo viaggio.
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