Ancora chiese di plastica in Valle Sabbia
di val.

Carpeneda, Clibbio e Gazzane di Preseglie. Tre comunità, tre celebrazioni della notte di Natale ancora sotto il tendone della Protezione civile, due anni dopo il terremoto. Fra delusioni e speranze abbiamo registrato la voglia di cambiare.

“L’ho detto a tutti e tante volte: questa è l’ultima messa di Natale che celebro sotto il tendone”.
Don Pierluigi Plata non vede l’ora: la parrocchiale che Carpeneda ha dedicato a Santa Margherita di Scozia, certamente la chiesa più recente della Valle Sabbia visto che la prima pietra è stata posata nel 1949, è tutta impacchettata nelle impalcature.
I lavori per la sistemazione del tetto, che il terremoto di due anni fa aveva letteralmente spostato di lato, sono finalmente cominciati.
La previsione è di concluderli entro la prossima primavera: “Può darsi che per Pasqua saremo ancora dentro il tendone, ma non andremo molto più in là” aggiunge il parroco con tono liberatorio.

I fedeli e gli immancabili animatori delle attività parrocchiali, intanto, fanno a gara per offrire il loro contributo e ogni occasione è buona per attivare negli spazi dell’oratorio mercatini di solidarietà.
“L’ultima iniziativa è stata oltremodo graziosa – ci ha detto don Plata -. Alcune donne hanno costruito delle bellissime tegole con la pasta di pane, quelle del tipo a coppo greco, ci hanno messo dentro un Bambinello e le hanno distribuite in occasione del Natale, ricordando a tutti quanti l’importanza di contribuire per ricostruire il nostro tempio”.

Il tendone di Carpeneda non è stata l’unica chiesa di plastica ad essere stata utilizzata in Valle Sabbia per questo Natale, al posto di una Parrocchiale ancora sconquassata dal terremoto.
Ce ne sono ancora due, una a Clibbio e l’altra a Gazzane di Preseglie.

La prima è poco distante da Carpeneda, dall’altra parte del Chiese, ad occuparsene da poco da poco più di un anno è don Giovanni Lamberti, parroco di Sabbio Chiese.
E’ toccato a lui, domenica sera, di celebrare la nascita di Gesù a partire dalle 22: “Ci vorrà ancora qualche mese prima che possano partire i lavori di sistemazione degli edifici ecclesiastici di Clibbio, che sono stati gravemente danneggiati quella notte di due anni fa – ci dice -. L’idea è quella di sistemare a partire dal prossimo febbraio prima di tutto lo stabile delle ex scuole che è in pratica da abbattere completamente. Lì pensiamo di edificare una struttura polivalente che servirà anche per le messe in attesa di poter sistemare la chiesa”.

A celebrare messa sotto il tendone a Gazzane di Preseglie, “sfrattato” da San Michele Arcangelo che era l’unico tempio a sua disposizione, è invece don Franco Sorelli che si lamenta del sensibile calo dei fedeli, da quando non può nemmeno suonare le campane per segnare il tempo della devozione.
Ma non se la cava meglio nemmeno il collega don Fausto Sandrini che nella parrocchia “capoluogo” di Preseglie è costretto a celebrare messa nelle piccole San Carlo e San Rocco, le uniche rimaste agibili del patrimonio di cinque chiese, compresa la gigantesca Parrocchiale dedicata i Santi Pietro e Paolo.

Pompegnino, l’abbiamo ricordato alcune settimane fa, ha concluso l’esperienza della messa nella tensostuttura nelle scorse settimane, con l’inaugurazione del nuovo oratorio e del suo salone buono anche per le celebrazioni eucaristiche.
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