Morto dopo un volo di 400 metri
di Ubaldo Vallini

E' stata ricomposta nella camera mortuaria dell'ospedale di Gavardo, la salma dello sfortunato motociclista bergamasco che ieri ha perso la vita a Bagolino

 
“Me lo sono visto venire dritto addosso e ho avuto la netta sensazione che non stesse guardando dalla mia parte, tanto che mi sono messo a gridare attento, ma cosa fai, spostati. Eppure io credo di aver avuto il tempo persino di fermarmi, sennò come avrei fatto a restare in piedi. Quando poi sono riuscito a girarmi ho visto solo la sua moto in terra. Lui non c’era più”.
 
Altri testimoni diretti non ce ne sono stati, per l’incidente moto contro moto che ieri mattina è costato la vita ad un trentacinquenne di Zogno, comune bergamasco della bassa Val Brembana.
Lo sfortunato motociclista un punto peggiore per finire fuori strada non poteva trovarlo, lungo la Provinciale 669 che da località Sant’Antonio di Anfo sale verso Bagolino: dopo essere stato sbalzato di sella, infatti, ha superato in volo un muretto alto una sessantina di centimetri ed è piombato in un canalone che precipita per quattrocento metri prima, di incontrare l’alveo del torrente Caffaro.
Sbalzato da una roccia all’altra, l’uomo l’ha percorso tutto quanto e c’è voluta più di un’ora e mezza solo per riuscire ad individuarlo, ormai privo di vita sul greto del torrente.
 
L'ultima uscita in moto
Mancavano pochi minuti alle 10 di quella che sarebbe stata l’ultima uscita domenicale della stagione, invece lo è stata per sempre.
In sella alla sua potente naked, un KTM 990 praticamente nuova, in compagnia di un paio di amici sulle rispettive motociclette, Giovanni Astori aveva da una manciata di chilometri lasciato la 237 del Caffaro per infilare la Provinciale che sale verso Crocedomini.
L’intenzione del gruppo di motociclisti bergamaschi era quella di raggiungere la Valle Camonica. Abbandonata la vista del lago, quando dall’altra parte del vallone si intravede l’abitato di Riccomassimo, la strada disegna una serie di curve e controcurve alternate a brevi rettilinei: uno spasso in motocicletta.

Quella curva che inganna
Fino a quella svolta lunga a sinistra che anticipa una curvetta secca a destra. La dinamica esatta dell’incidente è al vaglio della Stradale, che è intervenuta sul posto con una pattuglia da Salò, ma ci sono pochi dubbi su come sia potuto accadere: lì, se non la conosci, la strada ti trae in inganno perché ti sembra di avere un’ottima visibilità su chi scende dall’altra parte, ma non è così, non sempre.
Non lo sai, ma se tagli la curva per anticipare quella successiva, come viene naturale, lo fai praticamente al buio e ci sono solo pochi metri per correggere la traiettoria.
 
Nel caso di ieri, la KTM si è trovata faccia a faccia con la Bmw GS 1200 sulla quale un motociclista 48enne di Pisogne stava scendendo verso l’Eridio. Giovanni Astori forse aveva l’occhio sul contagiri, oppure controllava una spia, non lo sapremo mai.
Fatto sta che i freni li ha utilizzati solo dopo aver urtato la Bmw, quando ha dovuto raddrizzare la moto di colpo, troppo tardi per riuscire a finire la svolta. Così è finito a terra.
Mentre la sua moto è andata a sbattere contro il muretto ed è rimbalzata in mezzo alla strada, lui è finito di sotto.
 
Praticamente illeso l'altro
Per il motociclista di Pisogne solo una ferita all’anulare sinistro, schiacciato dal paramani andato in frantumi come un paio di fari: se fosse stato colpito solo una spanna più in là le conseguenze sarebbero state anche per lui ben diverse.
Ai soccorritori arrivati sul posto con l’ambulanza e con l’elicottero subito è stato chiaro che sarebbe stato assai difficile prestare soccorso al centauro finito di sotto.
 
Così è stato chiesto l’aiuto degli esperti del Soccorso Alpino della valle Sabbia, che sono intervenuti insieme ai colleghi del vicino Trentino, oltre ai Vigili del Fuoco da Bagolino e da Vestone.
Vane le ricerche con le calate dall’altro. Fino a quando, poco prima di mezzogiorno, il corpo del motociclista è stato individuato dall’eliambulanza scesa a dare un’occhiata in fondo al canalone ed il medico di bordo ha potuto constatarne il decesso.
Per il recupero del corpo, il Soccorso Alpino ha lavorato ore: alle 15 e 30 sono riusciti ad issarlo con un elicottero tipo "Lama", col verricello baricentrico e quindi più adatto a lavorare in quelle condizioni. Solo allora la salma ha potuto essere traslata nella camera mortuaria dell’ospedale di Gavardo.
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