I Laffranchi, boteghèr da ottant’anni
A Soprazocco di Gavardo c’è un negozietto di 40 metri quadrati, nessuna sfavillante vetrina, in via San Biagio numero 9A .
E' uno di quelli riconosciuti come «storici» dalla Regione.


Negli ultimi decenni il settore del commercio è stato rivoluzionato, vuoi per il sorgere di supermercati d’ogni genere, vuoi per problemi di traffico o di difficoltà di accesso ai negozi, vuoi per mille altri motivi, sta di fatto che «cessata attività» lo si legge frequentemente su molte serrande abbassate. C’è però chi ha resistito tenacemente, seppur fronteggiando innegabili difficoltà, a questo fenomeno, non alzando bandiera bianca in segno di resa e quindi non abbassando la saracinesca.

A Soprazocco di Gavardo c’è un negozietto di 40 metri quadrati, nessuna sfavillante vetrina, in via San Biagio numero 9, una posizione ottimale essendo l’edificio che lo ospita lo spartitraffico naturale tra le vie che conducono a Gavardo da una parte e Villanuova e Salò dall’altra. Dietro a quel banco da ottant’anni c’è la famiglia Laffranchi.
La licenza per la vendita di generi alimentari rilasciata a Severino Laffranchi porta la data del 18-9-1927. Tempi in cui si registrava su quel memorabile libretto: come non ricordare il negoziante togliere quella matita copiativa da sopra l’orecchio, una leccatina alla punta e poi scrivere il credito verso l’affezionato cliente. Nessun avallo dinnanzi ad un notaio, insomma quasi una tacita «prova d’onore» basata sulla fiducia sempre ricambiata perché «en có del mes - costi quel che costi -, èl boteghér bisògnaò pagal..»

Un negozio che in ottant’anni è stato al servizio di generazioni di gavardesi, nato come vendita in prevalenza di pane e pasta prodotti nell’attiguo laboratorio al quale il buon Severino ha dovuto rinunciare per insostenibili restrizioni governative, poi la vendita di sali e tabacchi successivamente dismessa e per qualche tempo la somministrazione di bevande, con annessi giochi delle bocce. Un settore merceologico man mano ampliato per adeguarsi alle esigenze della comunità. Ancora oggi è una bottega dove il miglior ingrediente è il rapporto umano. Ci si scambia un immancabile «come valò?», occasione per aprirsi a confidenze di gioie e dolori.

Una bottega che, superando ogni sfida o avversità della sorte anche in tempi difficili, non ha mai perso la sua identità ed è rimasta vicina alla sua gente. Altro pregio, la ricerca e l’offerta di prodotti locali e tradizionali anche non corrispondenti ai dettami dell’imperante pubblicità. La famiglia è così succeduta nella gestione: Severino Laffranchi fino al 1979, la figlia Anna fino al 1990, poi suo fratello Pietro ed ora suo figlio Claudio.
Quel riconoscimento di «Negozio di storica attività» ricevuto in questi giorni dalla Regione è certamente motivo d’orgoglio per questa patriarcale famiglia.

Giancarlo Buizza dal Giornale di Brescia
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