Chi rema e come attorno al lago.
«Se passa il ricorso contro l'accordo la galleria si fa lo stesso e l'escursione torna a 3 metri e 25».

 
Caro Direttore,

ritorno alle questioni del nostro Lago entrando in quei dettagli tecnici che avevo rimandato a ulteriori sviluppi del dibattito.
Come ben sai oltre agli inviti ripetuti per un pronunciamento delle parti, soprattutto rivolti al sindaco del comune di Idro, si è inserita una richiesta specifica dell’ex sindaco di Anfo Gianfranco Seccamani inerente il chiarimento sul futuro dei cosiddetti livelli di escursione delle acque.
La questione è estremamente delicata perché trattasi di materia abbastanza complessa.

Saltando alcuni passaggi per brevità, ma elencando i momenti fondamentali, si può dire che fino allo scadere nel 1987 della concessione in carico alla SLI (Società del Lago d’Idro), l’escursione era posta tra le quote 363 m s.l.m. (minima) e 370 m s.l.m. (massima), pertanto di ben 7 metri (dicasi 7 metri per chi non si ricordasse bene). In seguito su richiesta di comuni e C.M.V. si parlò di nuove regole di gestione che favorissero la salvaguardia del lago con escursioni sperimentali dai 2,5 ai 3,5 m, sperimentazione che durò dal 1992 al 2002.
Nel marzo 2002 vennero fissate le nuove regole che prevedevano un’escursione di 3,25 m a fronte di un nuovo livello massimo di regolazione indicato in 369,25 m s.l.m., questo per evitare precauzionalmente allagamenti conseguenti a piene.
L’importanza del regolamento del 2002, oltre alle cose citate, sta comunque nel recepimento ed inserimento del deflusso minimo vitale del fiume Chiese, come previsto dalle nuove norme sulla tutela delle acque.
Contestualmente, in seguito al movimento della paleofrana e alle indagini regionali relative, il Registro Italiano Dighe, nel luglio 2003 fissa (in via provvisoria) la quota massima di regolazione a 367 m s.l.m., che diventeranno 368,50 m in seguito al piano di emergenza predisposto dalla Provincia di Brescia.
Il resto è noto, cioè con l’Accordo dell’agosto 2008 si è fissata un’escursione di 1,30 m riferendosi alla quota massima 368,50 del R.I.D. e alla quota minima di 367,20 m riferita alla soglia fissa della traversa (367 m s.l.m.), per garantire il deflusso minimo vitale.

Ora, facendo un passo indietro per chiarezza, il 19 maggio 2008 l’avvocato Mellaia deposita due ricorsi al Tar del Lazio e al Tribunale Superiore delle Acque di Roma contro il decreto di Bernardo De Bernardinis, commissario all’emergenza idrica dell’Italia Settentrionale, che propone di utilizzare la galleria Mori Torbole (Adige Garda) per regolare i livelli del lago di Garda; in pratica il tunnel scolmatore concepito ad uso esclusivo di grandi piene dell’Adige, secondo questa ipotesi verrebbe utilizzato anche per scopi di sfruttamento delle acque.
Per analogia il ricorso, dato che nella sua formulazione estende l’impugnativa ad ogni atto procedimentale connesso e conseguente, se viene riferito alla situazione del lago d’Idro, in caso di accoglimento dello stesso, profilerebbe il possibile decadimento dell’Accordo che ho citato in precedenza tra Regione Lombardia e comuni rivieraschi.
Se questo avvenisse si potrebbe rimettere in discussione (ed è questa la cosa assurda della vicenda), l’indicazione dei livelli previsti contenuta nell’accordo stesso, ma, udite udite, non l’ipotesi di costruzione della terza galleria e della nuova traversa che seguono l’iter della legge “Obbiettivo” e pertanto escono nella sostanza da questa controversia legale, potendo essere rimesse in discussione solo da una V.I.A. contraria o dall’eventuale mancanza di fondi.

Allora in conclusione ipotizzando un decadimento delle quote previste nell’Accordo, varrebbe solo il regolamento del 2002 che nell’art. 2 prevede appunto un’escursione di 3,25 m e partendo dalla quota massima fissata dal R.I.D. a 368,50 m s.l.m., si avrebbe una quota minima posta a 365,25 m s.l.m., questo tanto per gradire.
Sicuramente anche l’Accordo stesso prevede il termine dei suoi effetti a conclusione delle opere previste (art. 16), ma avrebbe il vantaggio di dimostrare un’escursione consolidata dei livelli su cui discutere le nuove regole, dando un vantaggio contrattuale evidente ai comuni rivieraschi e questo, scusatemi, non è poco.

Alla luce di quanto sostengo sarebbe opportuno che i comuni coinvolti svelassero per intero le loro intenzioni, in particolare ribadisco, il comune di Idro le cui azioni sono di difficile interpretazione.

Cordiali saluti
Riccardo Corradini
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