Le rondini sono partite
di Itu

Viaggi animaleschi, viaggi di uccelli, percorsi nel cielo su strade che le nostre mappe non possono scrivere.

 
Non so quando, mi confondo nei segnali di autunno, ma guardando il cielo uniformemente grigio di stamattina ho sentito il vuoto del loro garrito.
Forse hanno sentito le prime schiopettate di caccia, forse le grida dei bimbi che sono stati sospinti oltre le barricate scolastiche, semplicemente le brusche sterzate atmosferiche incerte tra un temporale e una perturbazione, gli insetti si sono rintanati o lasciato il campo ai posteri.
 
Sorelle rondini, andiamo!
Così ricomincia il viaggio, dall’alto lasciano il paesaggio increspato dal Chiese, salutano le montagne delle scorribande su sagrati di chiese e santuari, le strade serpeggianti di auto, i centri commerciali e l’aria densa di profumi strani.
Si danno appuntamento con le rondini della Val Padana e poi ancora a percorrere il disegno del nostro stivale, si ritrovano ad attraversare il mare ed ancora tra terre di minareti ed altri odori e musiche.
 
Poi ancora oltre, dove le strade diventano polvere e dove strade non ci sono più, finite le serpentine di auto, i centri commerciali, le sagre di paese.
Ritroveranno cibo per la sopravvivenza e non si chiedono perché la loro natura le porta a conoscere così tanto delle traversie umane attraverso le tribolazioni di un così lungo viaggio.
 
Eppure loro vedono dall’alto cose che per noi non hanno significato, cose che sono destinate alla loro sopravvivenza e non asservite ad alcun desiderio.
C’è solo da sperare che ritrovino la strada per tornare in primavera, per rivivere quella gioia che nasce dove i lunghi viaggi sorprendono ancora.
 
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