Esternalizzazione della mensa
di Ubaldo Vallini

Tante sono state le firme raccolte fra i dipendenti AoD a Gavardo e a Salò per protestare contro l'assegnazione della gestione della mensa ad una ditta esterna

 
«Esternalizzazione? No grazie».
Trecento le firme raccolte in pochi giorni fra Gavardo e Salò, per protestare contro l'idea avanzata dall'Azienda ospedaliera di Desenzano di affidare ad una ditta esterna la gestione del servizio mensa.
Progetto che pare sia in avanzato stato di attuazione, tanto che la ditta Pellegrini alla quale sarebbe stato affidato l'appalto comincerebbe ad occuparsene già dal prossimo mese di aprile.
 
«Già è stato esternalizzato il servizio di informatica, nonostante avessimo in organico una ventina di eccellenti e giovani esperti rimasti ora a rigirarsi i pollici» polemizzano da ambienti interni all'azienda, dove temono che col miraggio del risparmio a tutti i costi finisca si finisca col lasciar passare la linea della privatizzazione di tutto ciò che è pubblico.
 
«Chiediamo ai nostri sindacati di interrompere ogni trattativa con l'azienda e di convocare al più presto un'assemblea per comprendere prima e definire poi gli obiettivi sulla sorte delle cucine. Le giustificazioni sentite fino ad ora non possono essere ritenute credibili« si legge sul documento siglato dai dipendenti dell'AoD.
 
Abbiamo chiesto lumi ai loro rappresentanti, che dopo la decisa richiesta hanno convocato assemblee nei presidi di Gavardo, Desenzano Manerbio: «Noi siamo contrari alle esternalizzazioni, ma c'è poco da fare - ci dice Gianni Amarante di Fp-Cgil -. L'affidamento del servizio mensa è già una realtà al Civile e all'ospedale di Chiari, fa parte delle politiche regionali che in questo modo intendono risolvere il problema del taglio dei trasferimenti in atto da qualche tempo e in questo modo l'Azienda ci dice che riuscirà a risparmiare 300mila euro l'anno».
 
Non si può fare altrimenti dunque.
«Nessuno perderà il posto di lavoro ed il cambio avverrà a parità di qualità, questa è la promessa» aggiunge Amarante, che ha parlato anche di un protocollo d'intesa "in bozza" che prevede che tutti gli operatori delle cucine rimangano dipendenti pubblici e che gli venga riconosciuto anche il "salario accessorio".
 
L'affare interessa poco più di una cinquantina di addetti che ogni giorno, a Desenzano, a Gavardo con Salò e a Manerbio con Leno, preparano circa 3mila pasti.
L'esternalizzazione avrebbe la validità di sei anni.
 
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